PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUI Incisione raffigurante Jason et les Argonauts
da 'tableaux du temple des Muses"
da Abbé de Marolles
Argomenti
La gara di pugilato tra Polluce e
Amico signore dei Bebrici. Fineo e le Arpie. Il passaggio della colomba poi
della nave Argo tra le Simplegadi
Nel secondo libro c’è la
gara di Pugilato tra Polluce e Amico il feroce signore dei Bebrici. Si trovano
nella Propontide, a ovest del Bosforo. Chi arrivava là doveva fare a pugni con
Amico che uccideva lo sconfitto.
Il re pugile si accostò alle navi e,
senza nemmeno chiedere chi fossero gli stranieri, sfida il campione che
dovevano scegliere
Polluce raccolse la sfida.
Amico lo fissò roteando gli occhi,
come il leone colpito dall’asta
Lo scontro è tra tecnica e violenza.
Amico sembrava un parto mostruoso
del tremendo Tifeo o della Terra medesima;
Polluce era simile all’astro
che ha i raggi più belli quando si leva al crepuscolo. Tuttavia aveva la forza
(ajlkhv) e il
vigore (mevno~) di una
belva. E’ lo scontro tra forze uranie e forze ctonie.
Amico si rivolse con ira e violenza
a Polluce che rispose con un sorriso e prese i cesti (iJmavnta~, 52, specie di guanti). Amico
attaccava, mentre Polluce schivava gli assalti come una nave che evita le onde.
Quando ebbe capito l’impostazione di Amico, Polluce contrattaccò. Si colpivano
e digrignavano i denti. Facevano qualche pausa, poi si lanciavano di nuovo come
due tori che si battono per la giovenca.
Amico si alzò sulle punte dei piedi
e tese il corpo come fa il macellaio per uccidere il bove, ma Polluce piegò il
capo e ricevette il colpo solo sulla spalla, poi contrattaccò e colpì Amico
sopra l’orecchio: gli spezzò l’osso e lo uccise
Segue una zuffa generale dove gli
Argonauti spargevano il terrore tra i Bebrici come i lupi grigi che entrano in
un ovile all’insaputa dei cani sagaci e dei pastori (II, 129)
Quindi gli eroi cantavano un inno in
onore di Polluce al suono della lira di Orfeo e al loro canto si rallegrava la
riva senza vento ijaivneto nhvnemoς ajkthv (162). Ma quando il sole
splendette sui monti bagnati dalla rugiada e diede la sveglia ai pastori (165),
gli eroi si diressero al Bosforo. Tifi evitò un’onda simile a una montagna
scoscesa e alta come una nuvola, quindi giunsero sulla terra Tinia nal Bosforo
europeo. Qui abitava Fineo, punito poiché aveva rivelato agli uomini il
pensiero di Zeus. Le brutte Arpie gli strappavano il cibo dalla bocca e
insozzavano quello che gli lasciavano
Cfr. Eneide III,
e Dante
Tristius haud illis monstrum nec saevior
ulla pestis et ira deum stygiis sese extulit undis.
Virginei volucrum vultus, foedissima
ventris
proluvies, uncaeque manus et pallida
semper
ora fame (Eneide III, 214 - 218).
Dante: la selva dei suicidi
“Quivi le brutte Arpie lor nidi
fanno
che cacciar de le Strofade i Troiani
con triste annunzio di futuro danno.
Ali hanno late, e colli e visi
umani,
piè con artigli e pennuto il gran
ventre;
fanno lamenti in su li alberi
strani” (Inferno XIII, 10 - 15. Cerchio VII, secondo girone)
Fineo sapeva che i sopraggiunti lo
avrebbero salvato. Si azò dal letto come un sogno senza vita, appoggiato al
bastone, tastando i muri, il corpo era secco e duro di sudiciume, la pelle
teneva insieme soltanto le ossa. Uscito di casa lo colse una scura vertigine e
gli parve che la terra gli girasse intorno.
Quando vide gli Argonauti, disse che
la sua mente conosceva tutte le cose per scienza divina, grazie ad Apollo.
Chiede aiuto ai Greci: l’Erinni ha
preso a calci i miei occhi, e le Arpie mi rapiscono il cibo di bocca. Se ne
lasciano un poco, questo manda un odore schifoso ouj tlhtovn, insopportabile. Il banchetto
schifoso.
Eppure la necessità amara lo
costringe a mettere quel cibo nel suo ventre maledetto. L’arte profetica gli ha
detto che saranno Calais e Zete i figli di Orizia e Borea a salvarlo. Fineo
quando era signore dei Traci aveva sposato la loro sorella Cleopatra dalla
quale aveva avuto i figli Ornito e Crambi, poi acciecati da Idea figlia di
Cadmo e seconda moglie di Fineo.
Zete gli chiede l’assicurazione che
loro due non verranno in odio agli dèi se cacceranno le Arpie. Fineo giura. Poi
preparano un pasto sul quale si gettano le Arpie, smaniose, con immenso
stridore (269). Quindi volarono via lasciando un odore insopportabile. I figli
di Borea le inseguirono. Le avrebbero fatte a pezzi ma li fermò Iride, “la
sciarpa del cielo” dicendo che non potevano uccidere le cagne del grande Zeus.
Iride giurò che le Arpie non sarebbero tornate da Fineo, figlio di Agenore e
Cassiopea.
I Boreadi si volsero per tornare
indietro veloci e le isole Erranti dove erano arrivati si chiamarono Strofadi
(cfr. strevfw, volgo). Segue una cena decente con Fineo che fa
profezie ma solo di quanto poteva dire senza offendere Zeus. Il dio vuole che i
profeti diano agli uomini oracoli monchi perché essi abbiano sempre bisogno del
soccorso divino (315).
Per varcare le Simplegadi dovranno
fare una prova con una colomba per vedere se passa le rupi, se no, dovranno
tornare indietro. Non dovete andare oltre i miei vaticini
Dopo navigheranno nel mar Nero
costeggiando la terra delle Amazzoni dove sfocia il Termodonte e la terra dei
Calibi che estraggono il ferro dal suolo. Procedete fino alla foce del Fasi che
bagna le terre dei Colchi. Là c’è il bosco di Ares dove c’è una quercia sulla
cui cima è disteso il vello d’oro custodito da un drago insonne.
Mostri e tiranni non dormono.
Cfr. Medea di
Euripide, 481 a[upnoς detto da Medea del drago di cui
rivendica l’uccisione. Cfr.
anche Macbeth.
Giasone rimase angosciato - ajmhcanevwn (410) dal vaticinio terribile.
Quindi chiede a Fineo come faranno a tornare.
Il vecchio risponde che ce la
faranno ma solo cercando l’aiuto di Cipride ingannevole dolovessa: in lei sta la gloria delle fatiche
(422 - 423). E ora non chiedetemi altro. Quindi tornarono i due Boreadi.
Fineo si augura la morte. Poi c’è un
sacrificio.
Segue un ai[tion con l’origine dei venti
etesii.
Cirene dunque fu amata da Apollo e gli partorì
Aristeo che poi fu allevato dal centauro Chirone. Ci fu una catastrofe: la
stella Sirio bruciava le Cicladi e gli abitanti chiamarono Aristeo per
difenderli. Sicché Aristeo abbandonò la Ftiotide e andò a Ceo nelle Cicladi
dove costruì un altare a Zeus, dio delle piogge e il dio mandò i venti Etesi a
rinfrescare per 40 giorni la terra. Ebbene ancora oggi i sacerdoti di Ceo
compiono sacrifici prima che sorga la costellazione del cane.
Gli Argonauti dunque sentirono
soffiare i venti Etesii. Allora si imbarcarono con una colomba trepida per il
terrore (535)
Atena si mosse per aiutare i
rematori che arrivarono allo stretto chiuso dalle rupi scoscese. Eufemo lanciò
la colomba. Le rocce le tagliarono la coda ma l’uccello passò. Atena stessa
spinse la nave cui le rocce tagliarono solo la punta dell’aplustre - l’ornamento
di poppa. Allora le rocce sconfitte misero le radici. Gli eroi si sentirono
scampati al regno dei morti. Tifi disse a Giasone che non doveva più avere
paura: tutto sarebbe andato bene.
Ma Giasone risponde di avere
sbagliato nell’accettare il comando datogli da Pelia. Dovevo morire piuttosto
(622ss.). Dice che dappertutto ci sono uomini ostili (630) e aggiunge che non
dorme in quanto teme non tanto per sé quanto per i compagni. Il poeta commenta
che voleva mettere alla prova gli eroi. Una prova del genere la fa Agamennone
che nel II canto dell’Iliade, dice che metterà alla prova l’esercito (peirhvsomai, II, 73) ordinando la fuga.
I compagni di Giasone rumoreggiarono
con parole ardite e lui prese coraggio.
Invece nell’Iliade la
truppa con grida di gioia balzò verso le navi.
I marinai remavano e
sembravano buoi che sotto il giogo sudano e volgono gli occhi obliqui puntando
i piedi sulla terra.
“simili a loro gli eroi spingevano i
remi sul mare “toi`" i[keloi h{rwe" uJpe;x ajlo;"
ei\lkon ejretmav” (II, 668).
Osservazione precisa della realtà.
giovanni ghiselli
0stanracons_mo-1988 Mike Mann Here
RispondiEliminaciachiegreenpa