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Argomento
Le donne non sono nemiche degli uomini ma questi le rendono
tali. L’amore per l’umanità parte dall’amore per l’altro sesso. Se questo
amore non c’è, nemmeno la genesi c'è
Menandro con l’Arbitrato ci fa
capire che in natura niente è tanto congeniale come l'uomo e la donna. Come
poeta d'amore[1] il massimo autore della commedia nuova non può
trascurare o tanto meno biasimare tale inclinazione reciproca. Torneremo su
questo autore della commedia nuova
L'inimicizia delle donne nei confronti degli uomini ha avuto, almeno in
passato, la genesi che Seneca attribuisce a quella degli schiavi per
i padroni:"non habemus illos hostes, sed facimus (Epist. ad Luc.
, 47, 5), non li abbiamo nemici, ma li rendiamo tali.
Nell’Ifigenia in Aulide Clitennestra cerca di farlo capire al
marito Agamennone che intende uccidere la loro figliola
Clitennestra lo accusa : hai ucciso il mio primo marito, Tantalo[2] e hai
strappato dal mio seno e sfracellato al suolo il bambino avuto da lui
I miei fratelli Dioscuri volevano punirti, ma mio padre Tindaro ti salvò e
così mi sposasti. Quindi sono stata una moglie irreprensibile (a[mempto~
gunhv). Una fortuna per te: una moglie siffatta è spavnion
qhvreum j (1162) rara preda , mentre non c’è spavni~, penuria di spose
cattive.
Ti ho dato un maschio, Oreste, e tre figlie: Ifigenia, Elettra,
Crisotemi.
Come credi che reagirò se me ne toglierai una; quali sentimenti pensi che
avrò, vedendo vuoti i seggi di Ifigenia ? Lascerai odio (mi`so~, 1179) partendo, e
al ritorno basterà un lieve pretesto per farti avere l’accoglienza che meriti.
Allora, continua Clitennestra, non costringermi per gli dèi a diventare cattiva
nei tuoi confronti, e non diventarlo tu ( mh;
dh'ta pro;" qew'n mhvt j ajnagkavsh/" ejme; - kakh;n genevsqai peri;
se, mhvt aujto;" gevnh/, Ifigenia in Aulide, 1183 - 1184).
Nell’Elettra di Euripide del 413, Clitennestra si giustifica
dell'assassinio di Agamennone davanti ai figli in procinto di ucciderla,
ricordando loro i torti subiti dal marito, giustiziato dunque, per le sue
numerose malefatte. Intanto uccise la primogenita in maniera spietata: "leukh;n
dihvmhsj [3] jIfigovnh" parhΐda " (v. 1023), lacerò
la bianca guancia di Ifigenia. E non lo fece per difendere la sua città o per
salvare altri figli, ma per recuperare Elena che schiumava di lussuria (mavrgo~
h\n, era dissoluta, v. 1027) e Menelao era incapace di punire una moglie infedele.
Inoltre quel “buon” marito tornò a casa portandosi dietro una menade invasata[4] e
la infilò nel letto ("mainavd j e[nqeon kovrhn
- levktroi" t j ejpeisevfrhke[5]", vv. 1032 - 1033).
Le femministe intelligenti di oggi esecrano giustamente gli uomini violenti
ed esecrano ogni violenza.
Le femministe stupide, piene di risentimento per i loro plurimi insuccessi,
condannano solo la violenza subita dalle donne e la attribuiscono non a quei
maschi imbestiati che la infliggono ma, almeno nelle intenzioni, a tutti gli
uomini.
Infatti secondo loro il pene conta più del cuore e del cervello.
Bologna 15 ottobre 2020 giovanni ghiselli
[1] "Fabula iucundi nulla est sine amore Menandri", nessuna commedia del piacevole Menandro è senza
amore, ricorda Ovidio (Tristia , II, 369).
[2] Un figlio
di Tieste
[3] Aoristo
di diamavw. Un sostituto simbolico della
deflorazione.
[4] Cassandra
ovviamente.
[5] Aoristo di ejpeisfrevw. Si noti ancora la presenza del letto.
Da un suggerimento di Menandro…
RispondiEliminaMaleficio
A te, impietosa luna,
che in ciel vagheggi alterna,
senza vergogna alcuna
come la mia lucerna
che illumina impudica
la gemebonda amante:
Frine, bellezza antica,
nuda, disfatta, ansante.
In ore più sfrenate,
distesa sopra il letto,
sue grazie ha regalate
a tutti, senza affetto.
Prigion, nell’orgia avvolto,
ho perso il viver mio.
Innamorato e stolto
ormai non son più io.
E questo amore amaro
arde di gelosia,
eppure è a me più caro
che della vita mia.
I prieghi ella non ode
né al mio implorar si piega;
il cuore mi corrode
come una bella strega.
Ma dolce è il suo veleno
perch’io fuggir via possa.
Lo berrò tutto, pieno,
fino dentro la fossa.
E se soltanto un fiore
lei mi vorrà portare,
men crudo il mio dolore,
più dolce il riposare.
Lido Pacciardi