Ho stima e rispetto per la senatrice e signora Liliana Segre che ha scelto la vita, e, per quanto riguarda tale opzione, mi assimilo a lei.
Per ciò che concerne i suoi obiettivi polemici, li condivido e capisco la difficoltà di perdonare dopo i patimenti subiti dagli infernali regimi caduti nell’aprile del 1945.
Voglio però ricordare che pure i trionfi dei vincitori non furono sempre immacolati e portatori di salvezza a tutti, anzi costarono molte vite innocenti: penso ai micidiali bombardamenti sui civili, a guerra praticamente già vinta.
Menziono quelli subiti da Roma nel luglio del 1943, e altri del genere patiti da diverse altre città italiane. Poi il bombardamento di Dresda che causò decine di migliaia di morti e venne effettuato addirittura nel febbraio del 1945 quando gli orrendi trionfi del nazismo erano terminati da un pezzo. Quindi ci furono le bombe atomiche sulle città giapponesi, abitate anche queste da esseri umani se non sbaglio.
E’ più difficile e pericoloso criticare i vincitori che i vinti e per questo è molto più raro che qualcuno lo faccia. I crimini di guerra compiuti dalla parte vincente non solo rimangono impuniti ma vengono il più delle volte ignorati, e chi li denuncia viene considerato un falsificatore della storia come fece Polibio con Filarco che aveva ricordato l’eccidio di Mantinea conquistata da Achei e Macedoni nel 223 a.C.: “questo storico nel corso di tutta la sua opera ha detto molte cose a vanvera (eijkh'/) e come capitò” (Polibio, Storie, II, 56, 3)
I vincitori dunque non sono stati solo i liberatori ma talora, pure loro, i massacratori di tanti civili.
Erich Fromm assimila il genocidio di Cartagine perpetrato dai Romani ad altri scempi commessi dai vincitori e dai vinti nei confronti dell’umanità: “The history of civilization, from the destruction of Carhage and Jerusalem to the destruction of Dresden, Hiroshima, and the people, soil, and trees of Vietnam, is a tragic record of sadism and destructiveness” (The anatomy of human destructiveness, p. 192), la storia della “civiltà” dalla distruzione di Cartagine e Gerusalemme, alla distruzione di Dresda, Hiroshima, e del popolo, del suolo, degli alberi del Vietnam, è un documento tragico di sadismo e distruttività.
In conclusione rendo alla Signora e Senatrice l’onore che merita e il rispetto che va alla sua dignità e alla sua forza vitale; la mia pietas però sente il bisogno di ricordare tanti altri morti, oltre le vittime dei campi di sterminio che comunque nemmeno io dimentico.
Troppe persone che anche dopo la guerra hanno continuato a subire soprusi, ingiustizie, violenza.
Tutti i poveri del mondo.
Cito una poesia politica, e
bella, di Bertolt Brecht: La guerra che
verrà
"La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell'ultima
c'erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame (hungerte). Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente ugualmente
hungerte das niedere Volk auch.
(Poesie di Svendborg)
Penso con particolare simpatia alle donne che ci danno alla luce, come si dice, ossia ci danno la vita, questa meravigliosa vita che amo.
Oltre le donne e le ragazze ebrèe, sotto la terra
“Altre infelici dormono,
che il duol consunse: orbate
spose dal brando, e vergini
inarno fidanzate,
madri che i nati videro
trafitti impallidir” (Manzoni, Adelchi, atto quarto, secondo coro).
Le compiango tutte.
Sono contento del fatto che Liliana Segre sia ancora sulla terra portando magnificamente, da atleta vincitore di mille gare, la sua età dopo i durissimi agoni superati. Le auguro di rimanere ancora a lungo presente e vitale, ma la prego di compiangere tutte le vittime di questo grande mattatoio che è la storia delle guerre quando le”ecatombi”di ogni minuto però non hanno come vittime cento buoi.
Spero che questo discorso pubbloco di Liliana Segre non sia l’ultimo, anzi mi aspetto che la prossima estate voglia tenerne uno nella mia e Sua Pesaro.
giovanni ghiselli
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