Possibili ampliamenti del corso che terrò alla Primo Levi dal 13 ottobre 2020. Possono essere collegati alle figure femminili che presenterò: Antigone, Didone e altre, o a personaggi maschili associati a queste
Espressioni di umanesimo
L’
espressione di umanesimo più efficace e sintetica è quella che il vecchio
Sofocle attribuisce a Teseo nell'Edipo a Colono : "e[xoid j ajnh;r
w[n"(v.567), so di essere un uomo. E' la coscienza della propria umanità
senza la quale ogni atto violento è possibile. Il sapere di essere uomo che
cosa comporta? Significa incontrare una creatura ridotta a un rudere come è
Edipo vecchio, provarne pietà, incoraggiarla ponendo domande e ascoltandolo:"kaiv s j
oijktivsa" - qevlw jperevsqai[1], duvsmor j Oijdivpou, tivna - povlew"
ejpevsth" prostroph;n ejmou' t j e[cwn", vv. 556 - 558, e sentendo compassione, voglio
domandarti, infelice Edipo, con quale preghiera per la città e per me ti sei
fermato qui.
Questo
significa comprendere che siamo tutti effimeri, sottoposti al dolore e
destinati alla morte. Quindi aiutare chi è nel bisogno.
"Anche
io - dice il re di Atene al mendicante cieco - sono stato allevato xevno" esule come te" (vv.562 - 563)."Dunque
so di essere uomo e che del domani nulla appartiene più a me che a te"(vv.
567 - 568).
E' una
dichiarazione di quella filanqrwpiva che si diffonderà in età
ellenistica
e partorirà l'humanitas latina.
Una simile
dichiarazione di umanesimo, quale interesse per l'uomo e disponibilità ad
ascoltarlo, leggiamo nel più famoso verso di Terenzio:" :"Homo
sum: humani nil a me alienum puto "[2].
E’ quanto
risponde Cremete a Menedemo che gli ha chiesto se abbia tanto tempo libero da
prendersi cura di guai non suoi.
Una
splendida idea dell'humanitas del circolo scipionico che è stata e sarà
ripresa nei secoli dei secoli : in Devotions upon Emergent
Occasion di John Donne (1572
- 1631), per esempio, leggiamo:" Nessun
uomo è un'isola conclusa in sé; ogni uomo è una parte del Continente, una parte
del tutto. Se il mare spazza via una zolla, l'Europa ne è diminuita, come ne
fosse stato spazzato via un promontorio (…) la morte di qualsiasi uomo mi
diminuisce, perché io appartengo all'umanità, e quindi non mandare mai a
chiedere per chi suona la campana ("for whom the bell tolls "[3] ); suona per te.
"La
comprensione permette di considerare l'altro non solo come ego alter,
un altro individuo soggetto, ma come alter ego, un altro me stesso
con cui comunico, simpatizzo, sono in comunione. Il principio di comunicazione
è dunque incluso nel principio d'identità e si manifesta nel principio di
inclusione"[4].
Insomma: ama il prossimo tuo perché è te stesso.
Enea viene
salvato dalla compassione, quella di Didone che pure non è in alcun modo
ricompensata dall’esule troiano.
La regina
che ha fondato Cartagine prima di decadere a donna abbandonata esprime con
queste parole il suo tw/' pavqei mavqo" : " non ignara mali miseris
succurrere disco ", Eneide, I, 630, non ignara del
male imparo a soccorrere gli sventurati.
Un soccorso
che verrà mal ricompensato dal “pius” Enea, antenato di Augusto, secondo
il poeta cortigiano Virgilio.
L’autore che
scrive quale panegirista del despota non può avere lo spessore etico, e neppure
estetico, di chi scrive con la prospettiva di un popolo che lo legge o lo
ascolta, come avevano i tre auctores maximi: Eschilo, Sofocle,
Euripide, e pure Aristofane
L’ humanitas della
compassione viene affermata dalle prime parole del Decameron:
"Umana cosa è l'aver compassione degli afflitti.
Cicerone nel
III libro del De Officiis dice che l'umanità è un unico corpo del
quale i singoli individui sono le membra. Dobbiamo aiutare l'uomo perché ogni
uomo è parte di noi stessi :"Etenim multo magis est secundum naturam
excelsitas animi et magnitudo itemque comitas, iustitia, liberalitas quam
voluptas, quam vita, quam divitiae, quae quidem contemnere et pro nihilo ducere
comparantem cum utilitate communi magni animi et excelsi est. Detrahere autem
de altero, sui commodi causa, magis est contra naturam quam mors, quam dolor,
quam cetera generis eiusdem "(III, 24). Infatti è molto più secondo
natura l'elevatezza e la grandezza d'animo, e parimenti la cortesia, la
giustizia, la generosità, che il piacere, che la vita stessa e le ricchezze;
quindi disprezzare questa roba e valutarla nulla paragonandola con l'utilità
comune è proprio di un animo grande ed elevato. Sottrarre invece a un altro per
il tornaconto proprio, è più contro natura che la morte, il dolore e altre cose
del medesimo genere.
E più avanti
(III, 25):" ex quo efficitur hominem naturae oboedientem homini
nocere non posse ", da ciò deriva che l'uomo il quale obbedisce alla
natura non può nuocere all'uomo.
Marco Aurelio, imperatore
(161 - 180 d. C.) e filosofo, scrive (A se stesso , II, 1): noi
siamo nati per darci aiuto reciproco ("pro;" sunergivan"), come i piedi, le mani, le
palpebre, come le due file dei denti. Dunque l'agire uno a danno dell'altro è
cosa contro natura ("to; ou\n ajntipravssein ajllhvloi" para; fuvsin").
Marco
Aurelio inoltre dice a se stesso: “ bada a non cesarizzarti: “ o{ra mh;
ajpokaisarwqh'/" "
( A se stesso, VI, 30)
Antigone del 442. Antigone si oppone al tiranno e va incontro alla propria morte per dare al fratello la sepoltura vietata.
Ci sono parole di umanesimo in questa tragedia, parole di Antigone:
" ou[toi
sunevcqein ajlla; sumfilei'n e[fun", (v. 523), certamente non sono nata per
condividere l'odio, ma l'amore.
Sull'amore
umanistico, sull'amore per l'umanità e per la vita, ha scritto parole sante
E. Fromm:"In realtà,
esiste soltanto l'atto di amare ; e amare è un'attività produttiva,
che implica l'occuparsi dell'altro, conoscere, rispondere, accettare, godere,
si tratti di una persona, di un albero, di un dipinto, di un'idea. Significa
portare la vita, significa aumentare la vitalità dell'altro, persona od oggetto
che sia. E' dunque un processo di autorinnovamento, di autoincremento"[5].
In un altro
libro lo psicoanalista sostiene che "Antigone rappresenta l'umanità e
l'amore; Creonte, il despota totalitario, l'idolatria dello Stato e
l'ubbidienza"[6].
Inoltre: "Esiste
un umanesimo greco, al quale dobbiamo opere come l'Antigone di Sofocle,
una delle più alte tragedie ispirate a quest'atteggiamento; in essa, Antigone
rappresenta l'umanesimo e Creonte le leggi disumane che sono opera dell'uomo"[7]. Questa assegnazione dei ruoli è
discutibile.
Legge
naturale e personale per Antigone è l'inclinazione ad amare, mentre il bando di
Creonte è un editto di odio. La fuvsi" di Antigone non riconosce come
naturale il khvrugma di Creonte.
Un’opinione
diversa, anzi opposta
Nelle Supplici di Euripide, Teseo propugna la democrazia e
dice all’araldo tebano mandato da Creonte che quando c’è un tiranno non
esistono più leggi comuni (novmoi - koinoiv, vv. 430 - 431).
E procede: “gegrammevnwn de; tw'n novmwn o{ t’ ajsqenh;~ - oJ
plouvsiov~ te th;n divkhn i[shn ecei ” (vv.
433 - 434), quando ci sono le leggi scritte il debole e il ricco hanno gli
stessi diritti.
Chi sono i
barbari ignari di umanesimo.
Andromaca,
la madre dolorosa delle Troiane di Euripide, quando sa che i
Greci hanno deciso di ammazzare suo figlio, il piccolo Astianatte, accusa gli
Elleni di essere loro i veri barbari: “w\ bavrbar j ejxeurovnte~ [Ellhne~
kakav - tiv tovnde pai`da kteivnet j oujde;n ai[tion; o Greci inventori della barbarie,
perché uccidete questo bambino che non è colpevole di niente? (vv. 764 - 765).
[1] = ejperevsqai: infinito aoristo di ejpeivromai, domando.
[2] Heautontimorumenos ,77.
[3] E', notoriamente, il titolo di un
romanzo di Hemingway, 1940
[4] E. Morin, op. cit., p. 132.
[5] Avere o essere? , p. 69.
[6] Amore, sessualità e matriarcato ,
p. 21.
[7] La disobbedienza e altri saggi ,
p. 63.
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