PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUI Medea addormenta il drago, mentre Giasone ruba il vello dell’ariete
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Medea addormenta il drago insonne e
Giasone si impossessa del vello d’oro simile a una nuvola arrossata dai raggi
del sole nascente. Giasone massacra il fanciullo Assirto con la complicità di
Medea, sorella della vittima.
Un’altra apostrofe contro Eros: atroce
grande sventura, grande abominio per gli uomini. I Colchi viaggiano attraverso
luoghi reali e altri inventati.
Arrivano sul Tirreno, Circe, figlia
del sole e zia di Medea.
La loro origine solare traluceva
dagli occhi che mandavano lampi. Circe li purifica dall’assassinio di assirto
ma non li ospita. Medea piange e Giasone la prende per mano. Così se ne vanno.
Medea va sul fiume di fronte
all’accampamento dei Greci e chiama Frontis, il più giovane tra i figli di
Frisso. Giasone Frontis e Argo andarono a prenderla con la nave. Medea promette
il vello d’oro e chiede in cambio a Giasone di non lasciarla andare via
disprezzata e derisa.
Cfr. l’orrore della derisione
della Medea di Euipide e dell’Aiace di Sofocle.
Giasone chiama a testimone Zeuvς jOluvmpioς o{rkioς, custode dei giuramenti (95) che
la porterà a casa sua come legittima sposa.
Navigarono verso il bosco sacro ma
lei tendeva indietro le mani disperata. A notte fonda sbarcarono in un luogo
erboso chiamato il letto del montone che era giunto là.
Cercavano la quercia dov’era il
vello simile a una nuvola arrossata dai raggi del sole nascente (vv. 125 -
126).
Ma il dragone insonne li aveva visti
e tendeva il collo lunghissimo, poi soffiava. Si sentiva lontano e svegliava le
madri che abbracciavano i figli.
Medea invoca il Sonno, il dio
supremo, poi Ecate.
Giasone era atterrito. Il drago
cominciava a stendersi allungando la testa. Allora Medea intinse un ramo di
ginepro in un filtro e lo passò sugli occhi del mostro che si addormentò.
Giasone staccò dalla quercia il vello d’oro e lo alzò: era pesante e coperto di
bioccoli. Rifletteva la sua luce per terra. Mandava lampi simile a un lampo di
Zeus lampovmenon steroph'/ i[kelon Diovς (185).
Tutti volevano toccarlo, ma Giasone
vi gettò sopra un mantello. Poi esortò i compagni a tornare e a proteggere
Medea che avrebbe sposato poiché aveva aiutato lui e tutta la Grecia.
Eeta si prepara alla guerra.
Disse ai Colchi che li avrebbe puniti se non gli avessero consegnato Medea.
Inizia l’inseguimento e i Colchi vengono paragonati a uccelli che volano a
stormo sul mare con strepito grande (239 - 240).
Cfr. Iliade II,
459 - 465 con la similitudine delle gru oche o cigni. Detto degli Achei che
escono da navi e tende.
Giunti in Paflagonia presso il
fiume Halys, Medea fece sacrifici a Ecate. C’è ancora il santuario. Poi
ripartirono seguendo le indicazioni di Argo e cambiando percorso. Arrivarono
all’Istro. Poi giunsero alle isole Brigie, nell’Adriatico, inseguiti da
Assirto. Le due armate trattavano non senza mettere in conto che Medea poteva
essere restituita. Medea va a parlare con Giasone e gli ricorda i giuramenti.
Hai avuto il vello d’oro grazie alla mia follia che ha versato vergogna su
tutte le donne.
Ti seguirò in Grecia come figlia,
sposa sorella 368 - 369
Cfr. Ettore e Andromaca Iliade VI
429 - 432. Cfr. anche Coefore 235 - 245 dove Elettra
attribuisce a Oreste le funzioni di padre e madre oltre che di fratello.
Difendimi e salva divkh kai;
qevmiς, giustizia
e diritto (372 - 373). Oppure uccidimi poché non posso tornare da mio padre. Se
mi tradirai in questo modo, presto le mie Erinni ti scacceranno. Non resterete
tranquilli per lungo tempo a schernirmi ( moi
ejpillivzonteς 389).
Allora Giasone ebbe paura. Risponde che stanno solo prendendo tempo.
Cfr. la strategia dell’attesa di
Odisseo e Penelope,
Bisogna eliminare Assirto
aggiunge Giasone.
Medea acconsente dicendo parole
tremende: è necessario fare altre cose sconce dopo quelle compiute, dal momento
che sono stata acciecata (ajavsqhn, 412)
Tu pensa a combattere: io lo
ammansirò (meilivxw - meilivssw, 416) perché cada nelle tue mani. Tu mandagli doni,
io gli dirò che devo parlargli da sola. Tu allora potrai ucciderlo. Così
architettarono mevgan dovlon (421) un grande inganno. Gli promisero, tra l’altro, la tunica sacra
(pevplon iJerovn 423)
di Issipile. Questa tunica emanava un profumo immortale da quando ci aveva
dormito Dioniso tenendo stretto il bel corpo di Arianna rapita a Cnosso da
Teseo e lasciata nell’isola Dia.
I due dunque prepararono il crimine.
Altra apostrofe di Apollonio contro
Eros: atroce amore - scevtlie [Erwς, grande sventura mevga ph'ma, grande abominio per gli
uomini, mevga stuvgoς ajnqrwvpoisin (Argonautiche IV, 445), da te
nascono travagli e dolori.
Vieni armato sui figli dei miei
nemici a gettare rovina come hai fatto con Medea.
Assirto dunque andò nell’isola
illirica dove lo aspettava la sorella e cominciò a saggiarla con le parole (peirhvsato muvqoiς 459) come fa un bambino delicato (ajtalo;ς paviς 460) con un torrente che nemmeno
gli uomini adulti osano attraversare. Si accordarono su tutto, finché Giasone
balzò fuori dall’agguato con la spada nuda e lo colpì come fa il macellaio con
il toro dalle ampie corna. Medea distolse gli occhi mentre il fratello cadeva
colpito a morte. Non volle vedere.
Però vide l’orrenda
azione loxw/' o[mmati con occhio obliquo l’Erinni spietata che tutto
doma nhleihvς, pandamavtwr (475, 476).
Giasone per giunta tagliò le
estremità del morto (mascalivzomai, vengo mutilato, mascalismovς), leccò tre volte il sangue e tre
volte sputò la macchia del sacrilegio, come vuole il rito per espiare. Medea
diede un segnale con il fuoco, e i Greci andarono a uccidere altri Colchi, come
gli sparvieri uccidono le colombe o i leoni le pecore.
Poi i Greci seduti a consiglio ejzovmenoi
boulhvn (493)
cercavano di prendere la decisione migliore.
Peleo suggerì di partire
subito e così fecero.
Navigarono fino all’isola di
Elettride nel golfo di Fiume.
Quando i Colchi si misero
all’inseguimento venivano ritardati dai fulmini di Era
Allora alcuni di loro si fermarono
sul mare illirico presso Pola dov’è la tomba di Cadmo e Armonia trasformati in
serpenti, altri sulle montagne tra l’Illiria e l’Epiro.
I Greci navigarono fino al
paese degli Illei, presso Zara.
Il re Illo figlio di Eracle e Melite
(non è il figlio di Deianira) era morto.
Il re Nausitoo (padre di Alcinoo) lo
aveva mandato a combattere i Mentori ladri di mandrie.
Siamo dunque nell’Adriatico, ma poi
i Greci passarono nel Tirreno.
Il poeta chiede alla Musa perché
Zeus decretò che gli assassini di Assirto dovevano essere purificati per mano
di Circe.
Ma prima arrivarono a Corcira dove
la figlia del fiume Asòpo, Corcira, venne collocata da Poseidone che l’aveva
rapita. Poi costeggiarono Melite e Ninfea dove viveva Calipso (Ogigia in
Omero). Era suscitò una tempesta che li riportò all’isola di Elettride e
qui la nave parlò con il legno che Atena aveva ricavato da una quercia
vocale e profetica di Dodona (583).
Disse che dovevano andare da Circe a
purificarsi dell’assassinio di Assirto. Allora entrarono nel fiume
Eridano, il Po di solito . Erodoto dubita che esista (III, 115) e nega che
esista Oceano.
E’ il fiume dove cadde Fetonte. Il
luogo è una palude che emana un vapore tremendo, infuocato che uccide gli
uccelli. Intorno le Eliadi, figlie del sole piangono versando al suolo gocce di
ambra. I Celti dicono invece che sono le lacrime di Apollo versate quando
giunse al popolo degli iperborei, esiliato per avere ucciso i Ciclopi i cui
fulmini avevano ammazzato Asclepio, figlio del dio pitico e di Coronide.
Poi gli Argonauti entrarono nel
Rodano, un affluente dell’Eridano. Quindi navigarono nei laghi celtici.
Rischiarono di finire nell’Oceano dove sarebbero morti, ma Era gridò dalla rupe
Ercinia (Selva nera?) e tornarono indietro, e giunsero alle isole Stecadi, nei
pressi di Marsiglia, poi l’isola Etalia, l’Elba, dove il porto (Portoferraio)
ha preso il nome di Argo. Quindi navigarono il mare Tirreno e giunsero al
porto di Eea dove trovarono Circe che purificava con l’acqua marina il
capo sconvolto da sogni notturni. Aveva sognato che i muri grondassero sangue e
le fiamme bruciassero i suoi filtri, fuoco che lei spengeva con quel sangue
Con lei c’erano dei mostri misti di
membra summigeve" melevwn (674).
La figura ibrida è contrassegno di
un mondo primitivo.
In passato la terra aveva
fatto fiorire dal fango simili orrori di foma indicibile. Non erano distribuiti
tra le specie.
Cfr. Empedocle e il prato della
sventura
Un frammento del Poema fisico (7) ricorda una condizione
di caos abissale[1] dominata dall’astio: allora
vagavano teste senza collo (v. kovrsai ajnauvceneς, 1), nude
braccia prive di spalle (gumnoi; dj ejplavzonto bracivoneς eu[nideς w[mwn, v. 2), e occhi indigenti delle fronti ( o[mmata penhteuvonta metwvpwn v. 3),
membra solitarie, e ibridi mostruosi: bougenh' ajndrovprwra...ajndrofuh'
bouvkrana , bovine razze dai volti umani, umane stirpi dai
crani bovini ( vv.9 e 10).
Giasone e Medea la seguirono nella
dimora e sedettero sul focolare, il posto dei supplici. Circe tenne conto di
Zeus protettore dei supplici e li purificò sacrificando un porcellino. Pregava
che le Erinni deponessero la collera.
Medea e Circe erano stirpe del sole
e si vedeva dai lampi che mandavano gli occhi.
La Fedra di
D’Annunzio dice di Pasife
“Mia madre nacque dal Sole e
dall’Oceanina
E perciò sono anch’io piena di raggi
E di flutti, sono piena di chiarori
e di gorghi”.
Medea raccontò dissimulando
l’uccisione di Assirto
Circe però lo sapeva e non volle
ospitarli.
“Io non approvo le tue decisioni e
la tua sconcia fuga” (749)
Medea uscì piangendo tenuta per mano
da Giasone.
In questo modo lasciarono la dimora
di Circe (v. 752)
Bologna 30 ottobre ore 11, 50
giovanni ghiselli
[1] “E’
noto che nel linguaggio dei greci il chaos non significa affatto disordine,
indeterminata mescolanza, confusione, quanto soprattutto incolmabile distanza,
propriamente abisso” (Natoli, op. cit., p. 16). Natoli procende chiarendo che cavo~ è imparentato con cavskw, “ mi spalanco” e con il
latino hio e hiatus, apertura. Tuttavia nel
baratro non manca il guazzabuglio.
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