Argomento
Acoreo descrive a Cesare il corso del
Nilo. Il sottoscritto da studente non ha mai studiato la geografia perché
nessuno gliel’ha mai raccontata come fa questo vecchio sacerdote egizio
istruendo Giulio Cesare
Cesare dice di avere misurato la durata di un anno con un calcolo non
inferiore a quello di Eudosso, discepolo di Platone fondatore dell’astronomia.
Ora vuole sapere del Nilo a qualsiasi costo: “spes sit mihi certa
videndi - Niliacos fontes, bellum civile relinquam (192 - 193)il Nilo
Segue una lunga risposta del sacer Acoreus il quale
esordisce dicendo che gli è consentito esporre i segreti dei grandi antenati
ignoti ai non iniziati - fas mihi - edere secreta magnorum parentum -
ignota profanis (195)
Credo che non dispiaccia ai celesti la divulgazione ai popoli delle
leggi sacre. Sol tempora divĭdit aevi (201) il Sole divide i tempi dell’eternità con le stagioni, radiisque
potentibus astra - ire vetat e con i suoi raggi potenti vieta ai
pianeti di allontanarsi. Luna suis vicibus Tethyn terrenaque miscet (204)
la luna con le sue fasi alterne mescola mare e terra.
Stolta è la credenza che le nevi degli Etiopi facciano crescere il Nilo.
Questo fiume mediis aestatibus exit (231) esce fuori nel
mezzo dell’estate perché il calore non polverizzi le terre e non ritira le sue
acque “donec in autumnum declinet Phoebus et umbras - extendet Meroe”
(236 - 237) finché il Sole non declina verso l’autunno e l’isola di Meroe (in
Etiopia) allunga le ombre. Sic iussit natura parens discurrere Nilum, - sic
opus est mundo (238 - 239), così madre natura ha ordinato che il Nilo
scorresse da varie parti, così è opportuno per il mondo. Vengono esposte altre
teorie, quindi Acoreus dice che alcuni fiumi prorompono per le scosse subite
dalle sorgenti, altri invece nati con il mondo hanno aquas “quas ille
creator - atque opifex rerum certo sub iure coercet ” (266 - 267) che
il creatore e demiurgo dell’Universo obbliga a leggi stabilite.
Molti hanno cercato di capire la natura del Nilo, Egiziani, Persiani, Macedoni,
“sed vincit adhuc natura latendi” 271, ma la natura del fiume prevale
nel rimanere segreta.
Summus Alexander cercò di togliere al Nilo il suo segreto invidit
Nilo (273) e inviò uomini scelti nelle ultime terre degli Etiopi ma
la rubicunda zona 274 - 275 la zona arrossata del cielo
torrido poli perusti li fermò.
Il faraone Sesostri (XII dinastia) vinse molti re imponendo sul loro collo
il basto dei carri egiziani, ma bevve prima le acque del Rodano e del Po che
quelle scorrenti dalle sorgenti dalle fonti del Nilo.
Vaesanus Cambises il re matto dei Persiani, giunse in Oriente fino agli
Etiopi ma defectus epulis et pastus caede suorum - ignoto te, Nile,
redit (281 - 282), ma carente di alimenti e nutrendosi dei suoi
soldati fatti a pezzi, tornò indietro, senza conoscerti, Nilo
Cambise è uno dei tanti lunatic kings: in compagnia di King
Lear appunto.
Non fabula mendax - ausa loqui de fonte tuo est (282 - 283)
Ubicumque videris, quaereris, dovunque sei
visto, tu sei indagato ma nessuno si è allietato della conoscenza delle
sorgenti.
Il deus è undarum celator e Acoreo può dire solo quanto il
nume gli ha concesso di conoscere. Tu dunque Nilo medio consurgis ab
axe, nasci dalla zona equatoriale, poi vai verso Borea, poi pieghi a
Oriente ma anche i Seri che ti vedono per primi cercano ancora la tua fonte.
Arcanum natura caput non prodidit ulli (295) a
nessuno la natura ha rivelato la tua arcana sorgente, et gentes maluit
ortus - mirari quam nosse tuos (297 - 298)
Consurgere in ipsis - ius tibi solstitiis (298 - 299),
è tuo diritto gonfiarti durante i solstizi, aliena crescere bruma,
crescere quando altrove è inverno e solo tu puoi vagare per entrambi gli
emisferi. Divide il tuo corso l’isola Meroe quae quamvis arbore multa -
frondeat la quale sebbene frondeggi di molte piante aestatem
nulla sibi mitigat umbra - con nessuna ombra mitiga l’estate, tanto è
dritto il raggio del sole quando tocca il Leone. Il Nilo si divide, poi si riunisce
di nuovo. A volte scorre lento a volte lo accolgono le cataratte scoscese praecipites
cataractae (318), spuma tunc astra lacessis, allora con la
schiuma provochi gli astri del cielo, cuncta fremunt undis, tutto
rimbomba per le tue onde ac multo murmure montis - spumeus invitis
canescit fluctibus amnis - (322) e con grande rimbombo del monte il fiume
spumeggiante biancheggia di flutti riluttanti. Da Menfi il Nilo si muove per
pianure e campi aperti e le rive non pongono limiti al suo debordare. Qui (v.
331) finisce il discorso del sacerdote.
Bologna 1 ottobre 2020 ore 17, 23. giovanni ghiselli
p. s.
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