foto di meteoreporter24.it |
Le nubi coprivano grandi tratti dell’immensa pianura. Le automobili sulla strada di Eger accendevano i fari. Erano solo le sette di sera, ora legale. Da alcuni comignoli si alzavano spirali di fumo. Era già autunno. Un autunno molto difficile se quella mi lasciava o mi costringeva a scappare ad maiora mala vitanda. A un tratto le nuvole raggiunsero la parte orientale del cielo, verso l’Unione Sovietica, e il dio si spogliò dalle gramaglie delle nuvole nere. Era più bello che mai: grande, rosso, e specchiandosi nell’acqua sotto le arcate si raddoppiava. Era già inclinato sulla dea madre terra e le due immagini erano molto vicine. Si baciavano quasi. “Buon segno”, pensai. “domani mattina, o forse già questa sera, miracolosamente troverò la posta che salverà questo equilibrio”. C’era un senso di pace nell’aria. Una cicogna dalle ali ampiamente spiegate volava verso il nido per nutrire i pulcini e passarvi la notte. Anche io presto sarei tornato ai miei affetti. Se Ifigenia non aveva scritto, c’erano pur sempre i libri dei miei autori e la bicicletta del mio contento. Poi l’amico carissimo Fulvio e gli studenti sempre amati. E avrei trovato un’altra donna meno disordinata e cattiva. Così tra il rassegnato e il confortato entrai nella csárda.
Bologna 1 ottobre 2020 ore 18, 30 giovanni ghiselli
p. s.
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[1] Homo sum, humani nihil a me alienum puto. Terenzio, Heautontimorumenos, v. 77. Lo dice il vecchio Cremete al vicino Menedemo, il punitore di se stesso. Parole citate ultimamente nel film Miss Marx.
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