NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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domenica 4 ottobre 2020

Le figure femminili nei poemi epici greci e latini. VI. Donne dell’Odissea. Incipit

la vecchia Euriclea che riconosce Ulisse, avendo visto la vecchia ferita sulla gamba
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Argomenti (di tutto il percorso. Ognuno di questi argomenti potrà, su richiesta, venire ampliato
)

Euriclea, Anticlea, Arete, Elena. Penelope tra i proci. Assaggi di antifemminismo (Esiodo Pavese e Agamennone nella Nevkuia, il canto dei morti dell’Odissea). Nausicaa. La ragazza assimilata a un virgulto. La donna e la madre terra. Calipso. Penelope al ritorno di Odisseo. Il massacro delle ancelle amanti dei proci

 

Argomento

Laerte, Euriclea schiava mai stata amante del re di Itaca poi nutrice di Odisseo, e Anticlea moglie di Laerte e madre di Odisseo. Il rispetto della moglie e della schiava

 

Nel I canto dell’Odissea, quando scende la buia sera, i Proci tornarono nelle loro case, per dormire, e pure Telemaco andò a letto, accompagnato dalla saggia Euriclea che Laerte aveva comprato quando era ancora nella prima giovinezza (prwqhvbhn e[t j ejou`san, v. 431) per venti buoi, e pertanto doveva essere stata anche bella assai, e desiderabile.

 Il re di Itaca dunque l'aveva onorata come una sposa, però non si era mai unito a lei nel letto. Così evitava l’ira della moglie Anticlea, la madre di Odisseo: "eujnh'/ d j ou[ pot j e[mikto, covlon d j ajleveine gunaikov"" (433)[1].

 

Vedi il letto come il mobile più importante della casa (Kott) nell’Alcesti di Euripide (438) e non solo lì.

Sentiamo Medea nella tragedia di Euripide (431):

“La donna infatti per il resto è piena di paura

e vile davanti a un atto di forza e a guardare un'arma;

ma quando sia offesa nel letto - o{tan d’ ej" eunh;n hjdikhmevnh kurh`/,

non c'è non c'è altro cuore più sanguinario - oujk e[stin a[llh frh;n miaifonwtevra. (Medea, vv. 263 - 266).

Questa parte potrà essere ampliata, se interessa, durante il corso alla Primo Levi che inizierò martedì 13.

 

Euriclea, sebbene schiava, venne trattata con rispetto e con affetto: “Omero, anche se naturalmente non pensa neppure alla possibilità di fare a meno degli schiavi, parla sempre di essi con tenerezza mista a imbarazzo. La schiavitù è per lui qualcosa di terribile che può capitare a chiunque[2] e può ‘portar via ad un uomo metà della sua umanità’. Gli eroi sono gentili con gli schiavi Eumeo e Euriclea, come con i loro pari”[3].

 

Anticlea, la moglie di Laerte, padre probabile[4], non sicuro di Odisseo, doveva comunque trarre ben più grandi soddisfazioni affettive dal figlio che dal marito: infatti, quando Ulisse, che l’aveva lasciata viva partendo da Itaca, la incontra fra i morti e le domanda quale Khvr, dea della morte, l’abbia uccisa, la donna risponde: non una malattia breve o lunga mi ha ucciso bensì la mancanza di te, e il preoccuparmi di te, splendido Odisseo “ajlla; me so;~ te povqo~, sa; te mhvdea, faidivm j jOdusseu` (XI, 202).

 

Sono partito da questo episodio poiché ci dice qualche cosa sulla condizione della donna nell'Odissea.

 



[1] Amintore, il genitore di Fenice, dovette pagare cara l’infedeltà maritale con una pallaki;~ kallivkomo~ (Iliade, IX, 449): la moglie gli mise contro il figlio spingendolo a diventare amante dell'amante del padre il quale lo maledì. Fenice fuggì a Ftia dove divenne l’educatore di Achille. 

[2] Euripide scriverà:" oujk e[sti qnhtw'n o{sti" e[st' ejleuvqero" - h] crhmavtwn ga;r dou'lov" ejstin h] tuvch""( Ecuba, vv. 864 - 865), non c'è tra i mortali chi sia libero: infatti siamo schiavi delle ricchezze oppure della sorte. E’ Ecuba, la madre dolorosa, che parla con Agamennone dopo la caduta di Troia. Al cesti nella tragedia di Euripide ha con i servi quel comportamento amichevole riservato loro dall'alta aristocrazia di tutti i tempi: da Seneca ai Guermantes di Proust.

Seneca nella Lettera 47 toglie loro l’epiteto di servi e li definisce humiles amicicontubernales, conviventi, persone sulle quali la fortuna può tanto quanto può nei confronti di ogni uomo. (Ndr.) 

[3] G. Murray, Le origini dell’Epica Greca, p. 29.

[4] Una nota di Servio a Eneide VI 529 dove Ulisse è chiamato “hortator scelerum Aeolides” ricorda la leggenda secondo cui Anticlea, la madre di Odisseo, prima delle nozze con Laerte, avrebbe avuto una relazione con Sisifo, figlio di Eolo, dal quale avrebbe avuto Odisseo

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