NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

LE NUOVE DATE! Protagonisti della Storia Antica | Biblioteche Bologna   -  Tutte le date link per partecipare da casa:    meet.google.com/yj...

sabato 3 ottobre 2020

Le figure femminili nei poemi epici greci e latini. V. Andromaca di Omero e Saffo

 affresco di Ercolano del I sec. a.C.

PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI GREEK QUI


Dicevamo che il carme 51 di Catullo, operando probabilmente una contaminatio, traduce questi versi fino al 12, quindi abbandona il modello saffico, forse per un altro.

Diamo anche la traduzione dell'ode catulliana:

 

"Ille Quello mi sembra essere simile a un dio

ille quello, se non è una bestemmia, superare gli dei

qui l'uomo che sedendo di fronte continuamente ti

osserva e ti ascolta

mentre sorridi con dolcezza, il che a me infelice

porta via tutti i sensi: infatti appena ti

vedo, Lesbia, non mi rimane nemmeno

un filo di voce in bocca

Ma la lingua si paralizza (lingua sed torpet), sotto le membra sottile

scorre una fiamma, e per un suono loro

squillano le orecchie, gli occhi si coprono

di doppia notte.

Geminā teguntur/lumina nocte

Lo stare senza far niente ti fa male Catullo:

stando senza far niente ti esalti e ti sfreni troppo.

Lo stare senza far niente ha già mandato in rovina

re e città opulente ".

 

Catullo ha paura di bestemmiare (v.2) siccome il suo rapporto con la divinità non è amichevole e gratuito come quello di Saffo; il romano in genere sembra curarsi degli dei solo per averne favori: la prosperità terrena è il fine supremo della sua religione, e non c'è relazione disinteressata tra uomo e dio[1].

Aggiungerei che le parole della poetessa greca sono più concrete non solo perché, come scrive Pavese "il realismo, in arte, è greco"[2], ma anche perché nella donna l'amore mancato, o la gelosia qual è probabilmente in questo caso il motivo della pena, infligge maggiore sofferenza corporea; così come l'amore appagato dà più gioia anche fisica al sesso femminile.

 

Lo rinfaccia Giove a Giunone nelle Metamorfosi di Ovidio: "maior vestra profecto est/quam quae contingit maribus - dixisse - voluptas", certo il vostro piacere è più grande di quello che tocca ai maschi (III, 320 - 321).

Illa negat; placuit quae sit sententia docti - quaerere Tiresiae Venus huic erat utraque nota (322 - 323) - Il profeta diede ragione a Giove, a carissimo prezzo, poiché la dea, addolorata più del giusto - gravius iusto - gli tolse gli occhi.

Nel poema di T. S. Eliot, Tiresia si presenta come un cieco che pulsa tra due vite, un vecchio uomo con avvizzite mammelle di donna (La terra desolata, vv. 218 - 219), un profeta che ha presofferto tutto - and I Tiresias have presoffered all (243)

Eliot nella nota al v. 218 dà questo chiarimento: “Tiresia (…) è il personaggio più importante del poema, poiché unisce tutti gli altri (…) i due sessi si incontrano in Tiresia. Ciò che Tiresia vede, infatti è la sostanza del poema. L’intero passo di Ovidio è di interesse antropologico”, Quindi cita i vv. 320 - 338 del III libro delle Metamorfosi di Ovidio.

 

Analogie e diversità tra la follia amorosa di Saffo e quella di Andromaca.

Di Benedetto: “Nel libro XXII dell’Iliade si ha un primo embrione della forma che sarà poi realizzata da Saffo nel fr. 2D.

Quando Andromaca sente il grido di lamento che viene dalla rocca e concepisce il dubbio che qualcosa di irreparabile sia capitato a Ettore si ha nel discorso della donna anche un accenno al suo malessere” (Saffo, Poesie, Fabbri Editori, p. 29).

 

A me sembra più di un accenno, ma sentiamo l’Andromaca di Omero

Al v. 448 il poeta - narratore nota che Andromaca udì dal bastione singhiozzo e gemito e allora le tremarono le gambe - th`" d j ejlelivcqh gui`a - e a terra le cadde la spola.

 

Poi chiede a due ancelle di seguirla: “aijdoivh" eJkurh'" ojpo;" e[kluon, ejn d j ejmoi, aujth'/ - sthvqesi pavlletai h\tor ajna; stoma, nevrqe de gou'na - phvgnutai - (Iliade, XXII, 451 - 453), della suocera veneranda ho udito la voce e dentro di me, nel petto balza il cuore fino alla bocca e le ginocchia sotto diventano rigide.

 

Nei vv. 460 - 461 Andromaca “si precipitò fuori di casa come una pazza mainavdi i[sh - una menade invasata, col cuore in sussulto - pallomevnh[3] kradivhn - 461 - agitata nel cuore

 

Omero dunque crea dei moduli espressivi nuovi sulla cui linea si pone Saffo. Andromaca però non è sola: è nella sua casa, impegnata nel lavoro domestico, in compagnia delle ancelle; quando poi vede il marito morto e sviene è retta dalle cognate che le si affollano intorno e successivamente il suo lamento funebre è accompagnato dal lamento delle donne, come voleva il rito.

“Saffo invece è sola”

Questa solitudine è il risultato della sua dissociazione nei confronti del reale. Saffo per giunta sviluppa i mezzi espressivi di cui in Omero si aveva solo un accenno.

“Il procedimento di autopercezione è reso con faivnom j e[m au[ta/, appaio a me stessa” v. 16 che riprende evidentemente con un procedimento di composizione anulare faivnetaiv moi con cui inizia il carme ( Di Benedetto, Saffo, Poesie, Fabbri Editori, p. 31).

 

Di Benedetto p. 64 - “il femminismo di Saffo”

“Nel quadro delineato da Saffo, l’uomo è in posizione del tutto subordinata rispetto alla ragazza. La linea portante nel carme di Saffo è quella che va dalla ragazza alla poetessa (…) E’ significativo in questo ordine di idee l’uso al v. 2 del pronome relativo generalizzante o[tti" invece di o[": non l’uomo “il quale siede” ma “l’uomo in quanto siede (qualunque egli sia”): la figura dell’uomo si definisce solo in funzione del suo essere insieme con la ragazza e si capisce pertanto che esso venga dimenticato nel resto del carme quando Saffo descrive i suoi sintomi del suo amore - malattia per la ragazza (…) Nella traduzione di Catullo la figura dell’uomo è messa in molto maggior rilievo , con la successione di ille/ille/qui all’inizio dei vv. 1 - 3 (…) dal momento che l’eros di Catullo era eterosessuale, l’uomo si poneva in un rapporto di concorrenza diretta e conseguentemente acquista nella traduzione latina un rilievo che in Saffo non ha” p. 68

 

 “Su una linea analoga di svuotamento dei valori tipicamente maschili si pone anche il famoso fr. 16 LP (6 Voigt), uno dei contributi più importanti dati alla conoscenza di Saffo dal Papiro di Ossirinco 1231 pubblicato nel 1914

 

"alcuni una schiera di cavalieri, altri di fanti,

altri di navi dicono che sulla terra nera

sia la cosa più bella, io quello

che uno ama.

 

Ed è facile assai rendere questo

comprensibile a ognuno: infatti quella che di gran lunga superava/

nella bellezza gli esseri umani, Elena, dopo avere lasciato il marito/

che pure era il più valoroso di tutti

 

andò a Troia navigando

e non si ricordò per niente della figlia

né dei suoi genitori, ma Cipride la

trascinò, in preda all'amore.

 

 

Anche a me ora ha fatto ricordare

di Anattoria assente.

 

Di lei ora vorrei vedere l'amabile

passo e il fulgido scintillio del volto

piuttosto che i carri dei Lidi e i fanti

che combattono nell'armatura".

Strofe saffiche

 

“All’inizio del carme si ha il procedimento tipico della Priamel.

Questo procedimento trova riscontro nel famoso proemio del secondo libro di Lucrezio, con suave, suave, sed nil dulcius

Al primo suave corrisponde la vista del mare in tempesta, e al secondo suave quello di un esrcito in armi “ ( Di Benedetto Op. cit, p 71)

Non è la vista del mare in tempesta né quella della guerra a essere dolce ma esserne fuori.

Comunque”lo sbocco di Lucrezio non è l’eros , ma la saggezza che si sostanzia della dottrina dei sapienti (…) In Saffo però si tratta più specificamente del fatto che la poetessa fa precedere il proprio punto di vista da quello degli altri. Ma si tratta di un sapiente artificio letterario della poetessa , per valorizzare di più la propria convinzione, presentata come una meta che si conquista dopo un lungo cammino (…) Coloro che sostengono il punto di vista diverso da quello di Saffo non sono ulteriormente qualificati, e tuttavia il mondo a cui essi fanno riferimento è quello tipicamente maschile, quello degli uomini che fanno la guerra (…) Alla fine del carme , quando le cose sono poste in termini di contrapposizione, la nozione della guerra affiora, e con particolare evidenza, proprio nell’ultima espressione. Si tratta di kajnovploisi - pesdomavcenta" (“e nelle loro armi i combattenti di terra”, una espressione costruita in modo che al dato schiettamente visivo (“nelle loro armi”: sull’onda del “vedere” che regge tutta la frase) si associa il particolare relativo alla guerra, alla funzione pratica dei fanti, che veniva ignorata all’inizio (…). Non è casuale d’altra parte che la vicenda di tutto il carme si giochi entro una dimensione femminile: Elena, Afrodite, Saffo stessa, Anaktoria. Menelao non viene nominato e di lui si parla come il marito che pur eccellente viene abbandonato. E soprattutto, mentre ciò che è la cosa più bella per Saffo, cioè Anaktoria, viene evocata in termini intensi e struggenti, di ciò che dovrebbe essere la cosa più bella per Elena, e cioè Paride, non si fa nessuna menzione” (Di Benedetto Opera citata, p. 73)

Sulla stessa linea di rassicurante ripetitività si pone il fr. 127 dove Saffo evoca le Muse: “qui venite o Muse, di nuovo, dhu\te, lasciando…

Nella realtà dell’esperienza erotica il “di nuovo” era la spia di una instabilità di fondo della condizione di Saffo, con l’insorgere di sempre nuove conoscenze e sempre nuove rotture in relazione all’avvicendarsi di nuove ragazze nella sua comunità. (…) Ibico rivivrà il” di nuovo” - nel senso di una sofferenza per la mancata soddisfazione erotica quando ormai la giovinezza è passata” (p. 22)

 

Da un altro frammento di Saffo (il 137D.) sappiamo che l'allieva non ha serbato riconoscenza per la maestra: perciò ricompare l'immagine di Eros come tormento:

" Eros che strugge le membra (oj lusimevlh~) di nuovo - dhu\te mi agita dovnei,

dolceamara (glukuvpikron) irresistibile - ajmavcanon - belva.

Attide, ti è passata la voglia di pensare

a me, e ora voli da Andromeda" (fr. 130 Voigt).

 dhu\te rivela tutto il suo carattere di una ferita che si riapre .

 

“E’ nuova anche l’invenzione dell’ossimorico glukuvpikron (…) c’era in Omero (Iliade VI, 484) il nesso ossimorico dakruoven gelavsasa detto di Andromaca.”lacrimosamente ridente”.

Ma nel passo dell’Iliade l’ossimoricità del nesso è provocata dalla complessità della situazione in cui Andromaca si trova, con Ettore che si avvia al campo di battaglia che gli sarà fatale e le parla affettuosamente e le mette in braccio l’amato Astianatte. Saffo invece è sola con se stessa, non ha interlocutori esterni. In lei l’ossimoricità nasce dall’interno della sua psiche e si alimenta della sua nevrosi” Di Benedetto Opera citata, p. 24

 

giovanni ghiselli

Bologna 3 ottobre 2020 ore 19, 20

 

p. s. Ora vado a correre per un’ora. Rimanere a studiare, poi mangiare tanto da solo quanto in compagnia sarebbe u{bri". Seguirebbe la Nemesi dell’appesantimento e del mio scontento.

 

 

 



[1]Per quanto riguarda Catullo in particolare, possiamo ricordare il carme 76 (v. 26) dove il poeta in cambio della sua pietas e della sua fides chiede la salute (v.26): "O di, reddite mi hoc pro pietate mea", o dei datemi questo in cambio della mia devozione.

[2] Il mestiere di vivere , 29 settembre 1946

[3] C’è qui una prima menzione del cardiopalma: palmov" oJ agitazione.

Nessun commento:

Posta un commento