Una strana consolazione
Il pianto in alcune tragedie di Euripide dà una strana consolazione
Ciò che stimola Euripide a comporre è spesso il carattere patetico del soggetto: al drammaturgo ateniese, come a Virgilio, interessano le situazioni che grondano lacrime.
Il pianto, al pari della poesia, può dare una strana consolazione: lo afferma il coro delle donne troiane prigioniere :"come sono dolci le lacrime (wJ~ hJdu; davkrua) per quelli che vivono male, e i lamenti dei pianti e una musa che narri il dolore" ( Troiane ,vv. 608-609).
La razionalità viene sopraffatta dal patetico e dal pianto che può essere piacevole:"avanti, ridesta lo stesso lamento, solleva il piacere che viene dalle molte lacrime"(Elettra , vv. 125-126). E’ Elettra che parla con se stesa.
Nell'Elena, Menelao afferma:"le lacrime sono la mia gioia: hanno più dolcezza che dolore[1] "(654-655).
Oggi il Tg3 delle 12 ha fornito una consolazione orribile.
Dopo il solito resoconto del numero dei morti per covid, ha aggiunto questo commento: sono in media ottantenni, con una prevalenza di maschi aggravati da patologie pregresse.
Così, aggiungo, i ragazzi possono stare tranquilli. Al massimo infetteranno i nonni che sarebbero morti comunque.
Questo, si capisce, non mi piace e non solo perché non sono un ragazzo.
Penso a quanto sapere e affetto avrei perduto se i miei nonni e mia madre e le mie zie non avessero superato tutti gli 80 anni, molti di loro i 90 anni, alcuni 95, una i 100
Non mi dispiace piace invece il fatto che il governo dica: “la scuola prima dello sci!” Vorrei anzi di più: che la scuola stesse al primo posto alla pari con la salute.
Bologna 24 novembre 2020 ore 15, 01. giovanni ghiselli
p. s
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[1] C’è il piacere della confusione e mescolanza dei sentimenti, la voluttà delle lacrime che è reperibile in D'Annunzio, se vogliamo trovare in Euripide gli archetipi della letteratura decadente. In L’innocente , Tullio Hermil ebbro di bontà e di amore per Giuliana prima di scoprirla impura, ne beve le lacrime con felice voluttà:"-Oh, lasciami bere- io pregai. E, rilevandomi, accostai le mie labbra ai suoi cigli, le bagnai nel suo pianto" (p. 145.)
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