PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUIMedea di Seneca
INDA (Istituto Nazionale Dramma Antico)
Siracusa, 2016
Didone di Virgilio e la Medea di
Seneca
Appena sveglia Didone si accorge
dell'abbandono, si infuria e vorrebbe inseguire il fuggiasco per attaccargli il
fuoco che la divora e vederlo ardere come lei: "ferte citi flammas,
date vela, impellite remos! " (Eneide, IV, v. 594),
portate, svelti le fiamme, spiegate le vele, spingete i remi! Per lei le azioni
del Troiano sono tutt'altro che pie: "infelix Dido, nunc te
facta impia tangunt? " (v. 596), infelice Didone soltanto ora ti
colpiscono le scelleratezze? domanda a se stessa.
Quindi torna la denuncia della
perfidia: "En dextra fidesque! " (v. 597), ecco la fedeltà
dell'impegno! C'è il rimpianto di non avere usato il suo fuoco marziale per
provocare una conflagrazione risolutiva: "faces in castra
tulissem/implessemque[1] foros flammis[2] natumque patremque/cum genere
extinxem[3], memet super ipsa dedissem "
(vv. 604 - 606), avrei dovuto portare le fiaccole nell'accampamento, e riempire
di fiamme i ponti delle navi e il figlio e il padre annientare con tutta la
razza, e me stessa avrei potuto gettare sopra l’incendio.
Se non nella vita potevano
essere uniti almeno nella morte.
Segue un'altra preghiera nera, con
maledizioni per la cui attuazione sono chiamate a raccolta potenze celesti e
infere.
"Sol, qui terrarum flammis
opera omnia lustras,/tuque harum interpres curarum et conscia Iuno/nocturnisque
triviis ululata per urbes/et Dirae ultrices et di morientis Elissae/accipite
haec meritumque malis advertite numen/et nostras audite preces "
(vv. 607 - 612), Sole che con le tue fiamme rischiari tutte le opere della
terra, e tu Giunone, autrice e conscia di queste pene, ed Ecate, invocata a
ululati nei trivi notturni per le città e voi Furie vendicatrici e tutti gli
dèi di Elissa morente, accogliete queste maledizioni, volgete la vostra potenza
meritata contro i malvagi e ascoltate le mie preghiere - "l'interpres altro
non è se non colui che stabilisce un "prezzo" ( - pres)
"fra" (inter - ) due parti"[4]. Il prezzo qui è molto alto: è la vita
di Didone.
Sol: il sole come divinità suprema che
vede tutto è un tovpo" della letteratura greca che prosegue in quella
europea[5].
- Iuno: è stata la dea pronuba che,
subito dopo la Tellus , ha dato, con le folgori, il segnale
delle " nozze" nella spelunca (vv. 165 sgg.). - conscia:
Giunone è, come le stelle[6]. al corrente del fato di Elissa. - ululata:
il verbo intransitivo è insolitamente usato con diatesi passiva. L'ululato fa
parte dei rumori infernali: "visaeque canes ululare per umbram",
si videro cagne ululare nell'ombra, si legge nel VI canto (v. 257) quando Enea
si appresta al descensus Averno (v. 126). - Dirae ultrices:
sono le Furie infernali (cfr. v. 473). - Elissae: la pluralità dei nomi
di una donna, soprattutto di una donna importante, fa pensare alla Magna
mater dopo il Prometeo incatenato il quale invoca la madre
sua, la matriarca primordiale come "Qevmi" - kai; Gai'a, pollw'n
ojnomavtwn morfh; miva" (vv.
209 - 210), Temide e Gea, una sola forma di molti nomi. La Grande Madre dunque
viene chiamata in vari modi: tale doveva essere in origine anche Giocasta la
moglie - madre di Edipo che Omero menziona quale "kalh;n jEpikavsthn"[7].
Pure in alcune opere di Pirandello la donna compare binominata:
nella commedia Ma non è una cosa seria (del 1918) per esempio, la
protagonista è una sola donna di due nomi: Gasparina e Gasparotta. Altrettanto
Evelina Morli[8]
che viene chiamata "Eva" dal marito Ferrante Morli, e
"Lina" dall'amante Lello Carpani.
Se questo da una parte può
significare la lacerazione della donna e la divisione dei suoi affetti,
dall'altra rimanda alla magna mater : pollw'n ojnomavtwn morfh; miva appunto.
Passiamo alla Medea di Seneca la
quale si è costruita un'identità cattiva per controbattere un mondo cattivo.
Già l'invocazione iniziale, dalle "connotazioni stilistiche decisamente
innologiche" è una "preghiera nera" [9] indirizzata "voce non
fausta " (v. 12), con parole di maledizione. Dopo avere pregato
Giunone e Minerva, Nettuno ed Ecate triforme[10], la donna furente chiama "quosque
Medeae magis fas est precari", anche gli dèi che Medea ha maggior
diritto di invocare, ossia le potenze delle tenebre:" noctis
aeternae chaos, aversa superis regna, manesque impios, dominumque regni tristis
et dominam fide meliore raptam, voce non fausta precor " (vv. 9 - 12),
caos della notte eterna, regni opposti al cielo, ombre empie, signore del regno
cupo e signora rapita con miglior fede[11], con parole non propizie vi prego.
La donna abbandonata dunque cerca di
congiurarsi con le divinità infernali attraverso una specie di devotio:
consacro a voi me stessa, i miei figli e i miei nemici.
Segue l'invocazione alle
Erinni:"Nunc, nunc adeste sceleris ultrices deae,/crinem solutis
squalidae serpentibus,/atram cruentis manibus amplexae facem,/adeste, thalamis
horridae quondam meis/quales stetistis: coniugi letum novae/letumque socero et
regiae stirpi date" (Medea, vv. 13 - 18), ora, ora siate
presenti, dee vendicatrici del delitto, irte le chiome di serpenti guizzanti,
stringendo la fiaccola fumosa con mani cruente, siate presenti, quali una volta
vi alzaste spaventose accanto al mio talamo: date la morte alla nuova sposa, la
morte al suocero e alla stirpe regale. La fiaccola che dà fumo invece di fuoco
è un segno infausto.
"Non ibo in hostes? Manibus excutiam faces/caeloque lucem - spectat hoc
nostri sator/Sol generis, et spectatur, et curru insidens/per solita puri
spatia decurrit poli?/Non redit in ortus et remetitur diem? " ( Medea,
vv, 27 - 31), non andrò contro i nemici? strapperò alle mani le fiaccole e al
cielo la luce! Vede questo spettacolo il Sole padre della nostra razza e si
lascia vedere e assiso sul carro percorre i soliti spazi del cielo sereno? Non
torna indietro a oriente e non percorre all'incontrario il tragitto
giornaliero?
In un mondo che va a rovescio, anche
il Sole deve farlo.
La profetessa Manto, figlia di
Tiresia, dice nell'Oedipus: " Mutatus ordo est, sed nil
propria iacet;/ sed acta retro cuncta ( vv. 366 - 367) , è mutato
l'ordine naturale e nulla si trova al suo posto; ma tutto è invertito.
Quindi Medea pensa di incenerire
l'istmo di Corinto e di assumere la ferocia massima negando la propria
femminilità:"Per viscera ipsa quaere supplicio viam,/si vivis, anime,
si quid antiqui tibi/remanet vigoris; pelle femineos metus/et inhospitalem
Caucasum mente indue./Quodcumque vidit Pontus aut Phasis nefas,/videbit
Isthmos. Effera ignota horrida,/tremenda caelo pariter ac terris mala/mens
intus agitat: vulnera et caedem et vagum/funus per artus " (vv.
40 - 48), attraverso le viscere stesse cerca la via per il castigo, se sei
vivo, animo, se ti rimane qualche cosa dell'antico vigore; scaccia le paure
femminili e indossa mentalmente il Caucaso inospitale. Tutta l'empietà che il
Ponto o il Fasi hanno visto, le vedrà anche l'Istmo. La mia mente medita dentro
di sé malvagità feroci, inaudite, terrificanti, terribili per il cielo
parimenti e per le terre: ferite e strage e un cadavere smarrito tra le membra.
giovanni ghiselli
[1] Forma sincopata di implevissemque.
E', come i due seguenti, un congiuntivo irreale.
[2]Si noti il
nesso allitterante
[3]Forma sincopata
di extinxissem .
[4] M. Bettini, Le orecchie di
Hermes, Einaudi, Torino, 200, p. 15.
[5] Nel mio
commento all'Antigone (Loffredo, Napoli 2001) di Sofocle ho fatto
una scheda che raccoglie le testimonianze degli echi letterari di questo culto
solare .
[6] Cfr. conscia fati/ sidera,
vv.519 - 520.
[7] Odissea, XI, 271.
[8] La signora
Morli, una e due, commedia del 1920.
[9] G. G. Biondi, op. cit., p. 91, n. 1.
[10] "Divinità primitiva e trina (triformis ),
essendo associata a divinità appartenenti ai tre regni: la luna (il cielo),
Diana (la terra) e Proserpina (gli inferi)". (G. G. Biondi, op. cit., p.
91, n. 5.)
[11]Proserpina che, pur rapita dal re delle
tenebre, Plutone, ha ricevuto un trattamento migliore di Medea da Giasone. Come
dire che l'inferno peggiore è questo qui sulla terra. Si noti come nei pochi
versi citati la parola fides compaia due volte.
Nessun commento:
Posta un commento