PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUIGian Lorenzo Bernini, Enea
Pius Aeneas è una formula che torna una ventina di volte nel poema. Qui l'epiteto pius "riappare dopo un lungo intervallo (l'ultima volta in I 378). Poiché gli epiteti virgiliani sono spesso coerenti con la situazione, anche qui il legame va cercato. Pius esprime il rispetto e l'amore dei valori morali e religiosi, soprattutto devozione alla famiglia, alla stirpe, alla patria, agli dèi…Qui l'aggettivo può essere sentito in legame col dolore che egli prova per Didone; ma più probabilmente prevale (forse senza escludere l'altro) il legame col rispetto degli ordini divini"[1].
Secondo Conte, Enea deve giungere alla "spoliazione di sè" per realizzare il suo scopo: "La pietas di Enea potrebbe essere vista, se mi si concede, in termini di ossimoro, come insensibile sensibilità, ossia una partecipazione al dolore di personaggi perduti o vinti durante il cammino, ma al tempo stesso un vietarsi ad essa in nome del valore della meta da raggiungere"[2]. Personalmente, almeno in questo caso, assimilo la pietas di Enea all'ipocrisia del furfante bigotto. La assomiglio pure al culto della peiqarciva (disciplina) di Creonte che, per reprimere la disobbedienza della nipote, la manda a morte, mentre ella morendo rivendica la pietà come virtù propria:"O rocca della terra di Tebe e dei miei padri/e dèi progenitori/io vengo portata via e non indugio più./Guardate, maggiorenti di Tebe,/l'unica superstite della stirpe regale,/quali sofferenze inumane da quali uomini subisco/poiché onorai la pietà- th;n eujsebivan sebivsasa- " ( Antigone, vv.937-943).
Capisco e apprezzo di più la motivazione dell'abbandono di Calipso da parte di Odisseo: "ejpei; oujkevti h{ndanh nuvmfh " (Odissea , V, 153), poiché la ninfa non le piaceva più.
La pietas che Virgilio celebra e lo stesso Enea si attribuisce[3], presentandosi e qualificandosi alla madre presunta virgo[4], viene smontata da Orazio quando afferma che essa, nemmeno se attestata dal sacrificio di un toro al giorno, porterà una sosta alle rughe né alla vecchiaia che incalza né alla morte invitta:"nec pietas moram/rugis et instanti senectae/adferet indomitaeque morti " (Odi, II, 14, 2-4). Parimenti nel quarto libro delle Odi il poeta avverte il nobile Torquato che né la stirpe né la facondia né la pietas potranno restituirlo alla vita una volta che sarà morto e Minosse avrà dato sul suo conto giudizi inappellabili:"Cum semel occideris et de te splendida Minos/fecerit arbitria,/Non Torquate, genus, non te facundia, non te/restituet pietas " (vv. 21-24).
Altrettanto inefficace si rivela la pietas dei Meli di Tucidide quando rispondono agli Ateniesi che saranno in grado di resistere alla loro superprepotenza :"o{ti o{{sioi pro;" ouj dikaivou" " (V, 104), in quanto siamo pii opposti a persone ingiuste.
Canzonatorio e dissacrante a proposito della pietas di Enea è Ovidio che menziona il figlio di Anchise tra gli amanti infedeli: egli causò la morte di Didone e tuttavia "famam pietatis habet " (Ars III 39) ha la reputazione di pio. Ovidio opera un rovesciamento nei confronti di Virgilio e dell'etica di cui il poeta augusteo si faceva portatore. La pagherà cara.
Boccaccio nella novella di Nastagio degli Onesti identifica la "commendata" pietà con il contraccambio della devozione amorosa, e la malvagità con lo sprezzante rifiuto dell'offerta d'amore. Questa storia anzi mostra che tale crudeltà "è dalla divina giustizia rigidamente…vendicata"[5].
"Ma cos'è la pietà? Nel dialogo Eutifrone, nonostante l'incalzante dialettica cui la pietà viene sottoposta, non rimaniamo soddisfatti (forse perché oggi soffriamo per la sua particolare mancanza). A partire da questa assenza attuale possiamo arrivare a dire che la "pietà" è il saper trattare adeguatamente con l'altro…Nel breve dialogo Eutifrone…la pietà (to; o{sion) viene dapprima definita come rapporto adeguato con gli dèi, per essere da ultimo riconosciuta come virtù, vale a dire, un modo di essere dell'uomo conforme al giusto"[6].
Nel primo Stasimo delle Baccanti di Euripide il Coro invoca la Pietà perché scenda sulla terra a punire l'empia violenza di Penteo: " J Osiva povtna qew'n, - J Osiva d ' a{ kata; ga'n-crusevan ptevruga fevrei", - tavde Penqevw" ajivvvei";" (vv. 370-373), Pietà signora tra gli dèi/Pietà che attraverso la terra/porti l'ala d'oro,/odi queste bestemmie di Penteo?
Antigone qualifica come "santa" ispirata dalla pietà la trasgressione degli ordini del tiranno:"o{sia panourghvsa" ' (Antigone, v. 74), dopo che ho compiuto un'illegalità santa. In questo caso è pia non l'obbedienza ma la disobbedienza.
Secondo Lucrezio, pietas non è mostrarsi spesso con il capo velato
Nec pietas ullast velatum saepe videri né nel rivolgersi a una pietra e visitare tutti i templi vertier ad lapidem atque omnis accedere ad aras-(De rerum natura, V, 1198-99), né gettarsi prosternati a terra nec procumbere humi prostratum (1200) cospargere le are di molto sangue di animali, nec votis nectere vota (1202) intrecciare le offerte votive sed mage pacata posse omnia mente tueri (De rerum natura, V, 1203) ma piuttosto poter osservare tutto con mente serena.
“Temptat enim dubiam mentem rationis egestas” (1211) travaglia la mente dubbiosa la carenza di ragione
Bastano tuoni e fulmini a spaventare gli sprovveduti. Quelli pieni di sensi di colpa hanno sempre paura.
Perfino il comandante di una flotta induperator classis (1227) se viene colto da una tempesta nel mare si riempie di terrore.
Bologna 12 novembre 2020, ore 17 giovanni ghiselli
p. s
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