NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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domenica 8 novembre 2020

Ecate

Ecate
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La Medea di Euripide è una donna esperta di favrmaka buoni e cattivi, è allieva di Ecate, e afferma la naturalezza e, quindi la legittimità della sua furia distruttiva di femmina umana offesa nel letto (ej" eujnh;n hjdikhmevnh, Euripde, Medea, v. 265), un oltraggio che la indurrà a uccidere i figli avuti dall'ex amante suscitandone l'orrore .

 

“Allora fermandomi ancora un po’ di tempo,

se riluce per me un baluardo sicuro,

con l'inganno e in silenzio perseguirò questa strage - tovnde fovnon - ;

se invece una disgrazia irrimediabile mi caccia via,

allora io presa la spada, anche se devo morire,

li ammazzerò - ktenw` sfe - , e arriverò alla violenza dell'audacia.

Infatti per la signora che io venero - ma; th;n devspoinan h}n ejgw; sevbw -

più di tutti e mi sono scelta come alleata - kai; xunergo;n eijlovmhn - ,

Ecate , che abita nei penetrali del mio focolare,

nessuno di costoro rallegrandosi farà soffrire il mio cuore.

Amare e penose io renderò loro le nozze,

e amara la parentela e il mio esilio dal paese.

Su via, non risparmiare nulla di quello che sai,

Medea, nel progettare e nell'ordire:

procedi verso l’orrore - e{rp j ej" to; deinovn - : adesso è una prova di ardimento. (Euripide, Medea, vv. 389 - 403)

 

La Medea di Seneca invoca Ecate (vocetur Hecate, v. 577), la dea nera, a presiedere i sacra letifica i riti mortali. Questa divinità infernale sembra essere la principale vindice delle donne abbandonate. Hecate triformis[1] è presente nella preghiera nera dei primi versi di questa tragedia (v. 7).

 

Simeta, l'amante che ne Le incantatrici di Teocrito vuole avvincere l'uomo in fuga (II, v. 3), il bell'atleta Delfi, con filtri (favrmaka) degni di Circe (vv. 15 - 16), di Medea, e della maga Perimede, nel prepararli chiede l'assistenza di Ecate tremenda, Ecate sotterranea che atterrisce anche i cani (v. 12) .

 

 Pure Didone, lasciata da Enea, invoca, con l'Erebo e il Caos, Ecate triplice ( tergeminamque Hecaten, Eneide IV, 511) la dea "nocturnisque Hecate triviis ululata per urbes " (Eneide, IV, 609) chiamata a ululati nei trivi notturni per le città.

 

Ecate è anche la signora delle streghe nel Macbeth di Shakespeare

Le fatidiche sorelle sono seguaci di Ecate che si rivolge loro (the weird womenthe weird sisters,) rimproverandole di non averla consultata, dato il suo ruolo: "And I, the mistress of your charms[2],/the close contriver of all harms,/was never called to bear my part,/or show the glory of our art?" (III, 5), e io, la signora dei vostri incantesimi, la segreta progettatrice di tutti i mali, non sono mai stata chiamata a fare la mia parte, o a mostrare la gloria dell'arte nostra? 

Vedremo poi Erichto di Lucano



[1] "Divinità primitiva e trina (triformis ), essendo associata a divinità appartenenti ai tre regni: la luna (il cielo), Diana (la terra) e Proserpina (gli inferi)". (G. G. Biondi, op. cit., p. 91, n. 5.)

[2] Cfr. latino carmen

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