domenica 15 novembre 2020

Riflessioni sull'"Eneide". 20. Alcuni (pochi) versi del V canto

Luigi Alba, Incendio di Troia
(copia d'autore da Esaias Van de Velde)
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Argomenti

La fuga dei Troiani. Il fuoco del rogo e quello dell’amore. Nerone e Agrippina. Anna Karenina. Le ferite dell’amore e quelle del pugilato

 

All'inizio del successivo canto V Enea, voltandosi a guardare Cartagine dalla sua flotta che prende il largo, vede brillare le mura, ed egli con gli altri fuggiaschi, intuiscono, pur senza saperlo, che quei bagliori sinistri provengono dal rogo di Didone:" Interea medium Aeneas iam classe tenebat/certus iter fluctusque atros aquilone secabat, /moenia respiciens, quae iam infelicis Elissae/conlucent flammis. Quae tantum accenderit ignem/ causa latet ; duri magno sed amore dolores polluto notumque furens quid femina possit ,/triste per augurium Teucrorum pectora ducunt ( vv. 1 - 7), intanto Enea già con la flotta teneva risoluto la rotta in mezzo al mare, e sotto la tramontana fendeva i flutti scuri. Nel frattempo guardava indietro le mura che già brillano per le fiamme dell'infelice Elissa. E' oscuro il motivo che ha acceso un fuoco così grande; ma conducono il cuore dei Teucri attraverso un funesto presagio i tremendi dolori di un grande amore violato e il fatto ben noto di che cosa sia capace una donna sconvolta dalla passione.

La fiamma dell'amore è diventata il fuoco del rogo.

 

Vediamo qualche altro caso, in letteratura, che all'amore connette, il fuoco tragico e distruttivo, la follia e la rovina.

L'amore che infiamma il Nerone di Tacito per Poppea (flagrantior in dies amore Poppeae , Annales , XIV, 1) sarà una delle cause che scateneranno il giovane imperatore spingendolo fino al matricidio. Agrippina a sua volta brucia, ma il suo ardor è smania di conservare il potere che è il fine [1] mentre l'incesto è solo un mezzo:" Tradit Cluvius ardore retinendae Agrippinam potentiae eo usque provectam ut medio diei, cum id temporis Nero per vinum et epulas incalesceret, offerret se saepius temulento comptam et incesto paratam " (Annales XIV, 2) Cluvio[2] racconta che Agrippina per ardente smania di conservare il potere era arrivata al punto che in pieno giorno quando Nerone si scaldava col vino e il banchetto, si offriva a lui ubriaco diverse volte, ornata in modo seduttivo e pronta all'incesto.

 

Anche Anna Karenina, la quale è un'adultera che inganna e tradisce un marito vivo, è collegata al fuoco nelle varie fasi del suo amore: "Il suo viso splendeva d'un vivido fulgore, ma questo fulgore non era allegro: ricordava il fulgore terribile di un incendio in mezzo a una notte oscura; vedendo il marito, sollevò la testa e, come svegliandosi, sorrise"[3]. Questa è la fase ascendente della sua relazione con Vronskij. Alla fine, nell'epilogo tragico la fiamma diventa quella di un cero funebre: "E la candela alla cui luce aveva letto un libro pieno di ansie, di inganni, di dolore e di male, avvampò di una luce più vivida che mai, le illuminò tutto quello che prima era nell'oscurità, crepitò, cominciò a offuscarsi e si spense per sempre"[4] .

 

Il fuoco amoroso di Orazio invece si spenge amabilmente, nelle strofe saffiche del canto di Fillide, l'ultimo amore, che manda un calore di fiamma già lontana: "Age iam, meorum/finis amorum./(Non enim posthac alia calebo/femina),condisce modos, amanda/voce quos reddas; minuentur atrae/carmine curae " (Odi , IV, 11, vv. 31 - 36), su, estremo dei miei amori, (infatti non brucerò più per altra donna), impara bene i ritmi da ripetere con voce amabile; si schiariranno con i versi i foschi affanni. 

 

Per quanto riguarda il tema della ferita (volnus, IV, 689) è notevole che nel V canto dell'Eneide volnus torni come conseguenza di una gara cruenta di pugilato durante i giochi funebri in onore di Anchise: "Multa viri nequiquam inter se volnera iactant,/multa cavo lateri ingeminant et pectore vastos/dant sonitus, erratque auris et tempora circum/ crebra manus,/duro crepitant sub volnere malae " (vv. 433 - 436), molti colpi gli uomini si scambiano invano per ferirsi, molti ne raddoppiano sui cavi fianchi e sul petto fanno risuonare vasti rimbombi, va e viene fitta la mano presso le orecchie, intorno alle tempie e crepitano le mascelle sotto i colpi che danno ferite. - nequiquam: il colpo del pugilato è meno implacabile di quello amoroso che non manca mai di ferire. 

Si possono accostare i due diversi tipi di ferita pensando al fr. 27D. di Anacreonte: "pro;" [Erwta puktalivzw", voglio fare a pugni con Eros.

giovanni ghiselli



[1] Come per Alcibiade.

[2] Storiografo vissuto alla corte di Nerone.

[3]L. Tolstoj, Anna Karenina , p. 148.

[4] Anna Karenina , p. 772.

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