PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUILuigi Alba, Incendio di Troia
(copia d'autore da Esaias Van de Velde)
Argomenti
La fuga dei Troiani. Il fuoco del
rogo e quello dell’amore. Nerone e Agrippina. Anna Karenina. Le ferite
dell’amore e quelle del pugilato
All'inizio del successivo canto V
Enea, voltandosi a guardare Cartagine dalla sua flotta che prende il largo,
vede brillare le mura, ed egli con gli altri fuggiaschi, intuiscono, pur senza
saperlo, che quei bagliori sinistri provengono dal rogo di Didone:" Interea medium Aeneas iam classe tenebat/certus iter fluctusque
atros aquilone secabat, /moenia respiciens, quae iam infelicis
Elissae/conlucent flammis. Quae tantum accenderit ignem/ causa latet ; duri magno sed
amore dolores polluto notumque furens quid femina possit ,/triste per augurium
Teucrorum pectora ducunt ( vv. 1 - 7), intanto Enea
già con la flotta teneva risoluto la rotta in mezzo al mare, e sotto la
tramontana fendeva i flutti scuri. Nel frattempo guardava indietro le mura che già
brillano per le fiamme dell'infelice Elissa. E' oscuro il motivo che ha acceso
un fuoco così grande; ma conducono il cuore dei Teucri attraverso un funesto
presagio i tremendi dolori di un grande amore violato e il fatto ben noto di
che cosa sia capace una donna sconvolta dalla passione.
La fiamma dell'amore è diventata il
fuoco del rogo.
Vediamo qualche altro caso, in
letteratura, che all'amore connette, il fuoco tragico e distruttivo, la
follia e la rovina.
L'amore che infiamma il Nerone
di Tacito per Poppea (flagrantior in dies amore Poppeae , Annales ,
XIV, 1) sarà una delle cause che scateneranno il giovane imperatore spingendolo
fino al matricidio. Agrippina a sua volta brucia, ma il suo ardor è
smania di conservare il potere che è il fine [1] mentre l'incesto è solo un
mezzo:" Tradit Cluvius ardore retinendae Agrippinam potentiae eo
usque provectam ut medio diei, cum id temporis Nero per vinum et epulas
incalesceret, offerret se saepius temulento comptam et incesto paratam "
(Annales XIV, 2) Cluvio[2] racconta che Agrippina per
ardente smania di conservare il potere era arrivata al punto che in pieno
giorno quando Nerone si scaldava col vino e il banchetto, si offriva a lui
ubriaco diverse volte, ornata in modo seduttivo e pronta all'incesto.
Anche Anna Karenina, la quale è un'adultera che inganna e
tradisce un marito vivo, è collegata al fuoco nelle varie fasi del suo amore: "Il
suo viso splendeva d'un vivido fulgore, ma questo fulgore non era allegro:
ricordava il fulgore terribile di un incendio in mezzo a una notte oscura;
vedendo il marito, sollevò la testa e, come svegliandosi, sorrise"[3]. Questa è
la fase ascendente della sua relazione con Vronskij. Alla fine, nell'epilogo
tragico la fiamma diventa quella di un cero funebre: "E la candela alla
cui luce aveva letto un libro pieno di ansie, di inganni, di dolore e di male,
avvampò di una luce più vivida che mai, le illuminò tutto quello che prima era
nell'oscurità, crepitò, cominciò a offuscarsi e si spense per sempre"[4] .
Il fuoco amoroso di Orazio invece si spenge amabilmente, nelle
strofe saffiche del canto di Fillide, l'ultimo amore, che manda un calore di
fiamma già lontana: "Age iam, meorum/finis amorum./(Non enim posthac
alia calebo/femina),condisce modos, amanda/voce quos reddas; minuentur
atrae/carmine curae " (Odi , IV, 11, vv. 31 - 36),
su, estremo dei miei amori, (infatti non brucerò più per altra donna), impara
bene i ritmi da ripetere con voce amabile; si schiariranno con i versi i foschi
affanni.
Per quanto riguarda il tema della ferita (volnus, IV, 689)
è notevole che nel V canto dell'Eneide volnus torni
come conseguenza di una gara cruenta di pugilato durante i giochi funebri in
onore di Anchise: "Multa viri nequiquam inter se volnera iactant,/multa
cavo lateri ingeminant et pectore vastos/dant sonitus, erratque auris et
tempora circum/ crebra manus,/duro crepitant sub volnere malae "
(vv. 433 - 436), molti colpi gli uomini si scambiano invano per ferirsi, molti
ne raddoppiano sui cavi fianchi e sul petto fanno risuonare vasti rimbombi, va
e viene fitta la mano presso le orecchie, intorno alle tempie e crepitano le
mascelle sotto i colpi che danno ferite. - nequiquam: il colpo del
pugilato è meno implacabile di quello amoroso che non manca mai di
ferire.
Si possono accostare i due diversi tipi di ferita pensando al fr. 27D. di
Anacreonte: "pro;" [Erwta puktalivzw", voglio fare a pugni con Eros.
giovanni ghiselli
[1] Come per Alcibiade.
[2] Storiografo
vissuto alla corte di Nerone.
[3]L.
Tolstoj, Anna Karenina , p. 148.
[4] Anna Karenina , p. 772.
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