domenica 8 novembre 2020

Altra botta e risposta sull’amore: Virgilio e Svevo

Virgilio, mosso a compassione della regina cartaginese abbandonata da Enea e non volendo del resto incolpare il suo eroe, ritorce e fa ricadere sull'amore la maledizione indirizzata a Enea dall'amante :"Improbe Amor, quid non mortalia pectora cogis" [1] (v. 412), malvagio Amore, a cosa non costringi i petti mortali!

E' un'apostrofe  contro l'amore che viene messo allo stesso livello dell'auri sacra fames , la maledetta fame dell'oro la quale ha spinto il re di Tracia a sgozzare l'ospite Polidoro:"Quid non mortalia pectora cogis,/ auri sacra fames! " (Eneide , III, 56-57).

 

Svevo risponde a questa identificazione insinuata da Virgilio tra l’improbus Amor e l’auri sacra fames  con queste parole di totale chiarezza: “Uno dei pimi effetti della bellezza femminile su di un uomo è quello di levargli l’avarizia” (La coscienza di Zeno, p. 318 Dall’Oglio)

 giovanni ghiselli



[1] "Il primo emistichio ripete un motivo dell' VIII Bucolica, v. 47: Saevus amor, e 49/50 Improbus ille puer: la conclusione del verso ripete III, 56".  R. Calzecchi Onesti, op. cit., p. 295.

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