L’amore
ostacola il lavoro già nel X idillio di Teocrito. Il realismo di Petronio e
quello dei romanzieri dell’Ottocento
Troviamo già
in Teocrito l’amore che spinge all’ozio e ostacola il lavoro dell’agricola
ottimo
Nel X
idillio, i Mietitori, c’è Milone, l’agricola bonus, e Buceo
che, come Orfeo nella IV Georgica, è preso da dementia.
Milone è
infaticabile, mentre Buceo, innamorato da dieci giorni, è svogliato. Milone
avverte Buceo che la ragazza è brutta, una locusta, ed è dai facili costumi.
Ma Buceo
replica: non è cieco solo Pluto (tuflov~, cfr. Pluto di
Aristofane, 90 - 92) bensì
anche Eros, oltre essere dissennato.
Milone
consiglia a Buceo di alzare un canto d’amore: lavorerai meglio.
Buceo canta:
Bombica la chiamano secca e bruciata dal sole (ijscna;n aJliovkauston), ma io vedo in te l’incarnato
colore del miele di miele.
Cfr.
Lucrezio IV 1160 nigra melǐchrus est. L’innamorato non vede i
difetti dell’amata.
Anche la
viola e il giacinto sono scuri. I tuoi piedi sono astragali (ossicini).
Dopo Buceo, Milone
controcanta una canzone in lode dell’agricoltura e del lavoro che evita il
sonno. Esorta i mietitori a cominciare quando si sveglia l’allodola e a
continuare fino a quando va a dormire, senza smettere durante l’ora canicolare
(to; kau'ma).
Catullo,
Tibullo e Properzio cantano l’otium con la proccupazione che questo
porti alla nequitia, al rifiuto dei munera, i compiti senza
curarsi della ricompensa - munus anche questa - che spetta al
buon civis romanus.
La nozione
di 'scambio' è implicita”[1] nella parola munus.
Torno
a Mimesi di Auerbach: realista vero è Petronio con il quale
anzi il realismo antico raggiunge il limite estremo.
"Petronio,
come un realista moderno, pone la sua ambizione artistica nell'imitare senza
stilizzazione un qualsiasi ambiente d'ogni giorno e contemporaneo, e nel far
parlare alle persone il loro gergo. Con ciò raggiunge il limite estremo a cui
sia arrivato il realismo antico".
Quanto egli
debba al mimo romano, aggiunge lo studioso di stilistica, "riman fuori
dalla nostra indagine".
Quindi
prosegue: "Se dunque Petronio ci mostra i limiti estremi raggiunti dal
realismo antico, si può dalla sua opera anche conoscere quello che tale
realismo non poteva o non voleva dare. La cena è un'opera di carattere puramente comico. I personaggi che
vi compaiono sono, sia singolarmente che nei legami con l'insieme, mantenuti
coscientemente e secondo un criterio unitario nel gradino stilistico più basso,
tanto per la lingua quanto per il modo in cui sono visti; a ciò si collega
necessariamente il fatto che tutto quello che, psicologicamente o
sociologicamente, accenna a sviluppi seri o addirittura tragici, deve essere
tenuto lontano, ché altrimenti distruggerebbe lo stile sotto un peso eccessivo.
Pensiamo per
un momento agli autori realistici del secolo XIX, a Balzac, a Flaubert, a
Tolstoj o a Dostoevskij. Il vecchio Grandet[2] o
Fëdor Karamazov non sono soltanto caricature come Trimalcione, bensì terribili
realtà da prendere sul serio, avvolte in tragici intrichi, tragici perfino essi
stessi, benché anche grotteschi. Nella letteratura moderna ogni personaggio,
qualunque sia il suo carattere o la sua posizione sociale, ogni avvenimento,
sia favoloso, sia di alta politica, sia strettamente casalingo, può venir
dall'arte imitativa trattato seriamente, problematicamente e tragicamente. Ma
questa è cosa del tutto impossibile nell'antichità. E' vero che si hanno nelle
poesie pastorali e amorose alcune forme intermedie, ma nel complesso vige la
legge della separazione degli stili (…)tutta la bassa realtà, tutto quello che
è quotidiano, dev'esser rappresentato solo comicamente, senza approfondimento
problematico"[3].
Questa
separazione di stili corrispondente alla separazione delle classi sociali
riguarda anche la storiografia antica secondo l’autore di Mimesis.
Si
tenga conto che in gran parte della storiografia classica è presente un
pregiudizio antipopolare che ne limita l'obiettività. I promotori della lotta
di classe sono spesso giudicati con formule moralistiche al servizio di una tendenza
conservatrice.
Auerbach
nello stesso capitolo Fortunata che poi è la moglie di
Trimalcione, commenta la rivolta delle legioni della Pannonia raccontata da
Tacito.
L' histrionale
studium del gaglioffo Percennio, la sua esperienza di attore, e il suo
essere stato dux olim theatralium operarum (Annales, I,
16) un capo della claque teatrale, ne fa un acclamato duce durante questa
rivolta successiva alla morte di Augusto.
Il
racconto di Tacito, secondo Auerbach, denigra la ribellione dei legionari: "A
suo modo di vedere, si tratta soltanto d'arroganza plebea e di mancanza di
disciplina. (…) Egli batte e ribatte che è soltanto la schiuma sempre pronta
alla ribellione; per il caporione Percennio, ex capo di claques teatrali
col suo histrionale studium, che si atteggia a generale (velut
contionabundus), egli ha il più profondo disprezzo"[4].
Bologna 17
novembre ore 16, 28
giovanni
ghiselli
p. s. Sento
dire che gli studenti vogliono la presenza degli insegnanti. Ovviamente questo
mio blog è aperto a tutti e gratis: non propter nummos. Se tra
i tanti lettori ci sono ragazzi desiderosi di lezioni in presenza, fatemelo
sapere. Troveremo il modo, magari all’aperto, sempre sine pecunia.
I giovani migliori secondo me sono quelli che amano imparare con gioia e pure
con fatica e sacrifici. Il meglio dell’umanità.
[1] E. Benveniste, Il vocabolario delle
istituzioni indoeuropee, p. 71.
[2] Eponimo di Eugene Grandet,
romanzo del 1833.
[3] E. Auerbach, Mimesis,
capitolo 2: Fortunata, pp. 37 - 38.
[4] Mimesis, p. 43.
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