giovedì 26 novembre 2020

La tattica bellica vincente degli Sciti e dei Russi e quella perdente dei Germani di Tacito e dei Tedeschi

esercito tedesco in Russia, II Guerra mondiale
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Comparativismo storico. La guerra scitica da Erodoto a Tolstoj. Tattica sottovalutata da Dario, Napoleone e Hitler

 

Nel IV libro delle sue Storie Erodoto racconta la fallita spedizione del grande re Dario contro gli Sciti descrivendo i costumi di questo popolo, e il loro modo di guerreggiare, facendo terra bruciata, non molto diverso dalla strategia dei Russi descritti da Tolstoj che in Guerra e pace definisce ancora " piano di guerra scitica" quello "mirante ad attirare Napoleone nelle regioni interne della Russia" (p. 1031).

Erodoto racconta che, mentre il grande re avanzava oltre l'Istro, gli Sciti si ritiravano facendo terra bruciata. Quindi mandarono un araldo che portava come doni a Dario: "o[rniqav te kai; mu'n kai; bavtracon kai; oji>stou;" pevnte"(IV, 131), un uccello, un topo, una rana e cinque frecce. Il re dei Persiani Dario interpretò questi doni facendo associazioni barocche e sbagliate: i nemici significavano che intendevano consegnargli se stessi, la terra e l'acqua ("didovnai sfeva" te aujtou;" kai; gh'n te kai; uJvdwr", 132) congetturandolo in questo modo ("eijkavzwn th'/de"): il topo vive nella terra cibandosi come l'uomo, la rana nell'acqua, mentre l'uccello è molto simile al cavallo, e con le frecce gli Sciti consegnavano la propria forza. Ma era una congettura arzigogolata cui Gobria, uno dei Sette che avevano abbattuto il mago, ne contrappose una semplice e giusta. Gli Sciti infatti volevano dire: se divenuti uccelli non volerete nel cielo, o Persiani, o diventati topi non penetrerete sotto terra, o divenuti rane non salterete nelle paludi, non tornerete a casa colpiti da queste frecce ("oujk ajponosthvsete ojpivsw uJpo; tw'nde tw'n toxeumavtwn ballovmenoi", 132, 3). S. Mazzarino commenta questi capitoli scrivendo:"Mai alcun racconto d'età classica è andato più innanzi sulla via del simbolismo (...) nel racconto dei doni degli Sciti si passa dal concreto all'astratto (...) non c'è una semplice rappresentazione, come nei suvmbola monetali; c'è un rapporto fra diversi simboli, l'uno connesso con l'altro. Qui non si tratta di intendere un simbolo, come quando si riconosce un suvmbolon monetale. Si tratta, invece, di intendere il linguaggio di quei simboli nei loro rapporti. Perciò la spiegazione è incerta; e il simbolismo dei doni scitici appare ad Erodoto, per le opposte esegesi di Dario e Gobria, per eccellenza ambiguo (...) Al limite, potremmo persino confrontarlo con il simbolismo degli indovini"[1].

  

Il Parto non può essere vinto da nessun nemico per la sua libertà di fuga - nulli superabilis hosti est - libertate fugae (Lucano, Pharsalia, VIII, 370 - 1) sed non, ubi terra tumebit, aspera conscendet montis iuuga, ma dove la terra si innalzerà, non salirà sulle aspre giogaie dei monti dice Lentulo a Pompeo che dopo Farsalo vorrebbe farsi aiutare dalle popolazioni orientali per una riscossa su Giulio Cesare.

 

 I Russi si comportarono con Napoleone 1812 - 1813 e Hitler 1941 - 1945 come gli Sciti con Dario I alla fine del VI secolo a. C..

“Da parte loro gli autori russi si compiacciono ancor più di parlare di come dal principio della campagna esistesse il “piano di guerra scitica” mirante ad attirare Napoleone nelle regioni interne della Russia (Tolstoj, Guerra e pace, III, II, 1, p. 1031 Garzanti, 1974)

“Questa gente deve capire che passando al’offensiva possiamo solo perdere. Pazienza e tempo, ecco i miei paladini!” pensava Kutuzov.

Egli sapeva che non bisogna cogliere la mela finché è verde. Cadrà da sé, quando sarà matura, ma se la cogli verde, rovinerai la mela e l’albero e ti si allegheranno i denti” (IV, II, 17, p. 1541)

 

“Il randello della guerra popolare si sollevò con tutta la sua forza terribile e maestosa , e senza curarsi di gusti o di regole, con ottusa semplicità, ma con perfetta rispondenza allo scopo, senza distinguere cicchessia, si alzò, si abbassò e martellò i francesi finché non fu annientata tutta l’invasione.

Fortunato quel popolo che (…) con semplicità e immediatezza raccoglie il primo randello a portata di mano e martella fino che in fondo all’anima, il sentimento dell’offesa e della vendetta non cede il posto al disprezzo e alla pietà” (Guerra e pace, IV, III, 2, p. 1553).

 

La tattica scitica è il contrario di quella germanica: i Germani di Tacito, come i Tedeschi dell’Ottocento e del Novecento compiono assalti travolgenti in un primo tempo, ma quando l’assalito riece a fermarli, perdono la guerra.

 

Nel capitolo IV della Germania Tacito descrive il loro aspetto:"truces et caerulei oculi, rutilae comae, magna corpora et tantum ad impetum valida., gli occhi sono fieri e azzurri, le chiome rossicce, i corpi grandi e validi solo per l'assalto.

 Infatti: laboris et operum non eadem patientia, non hanno la stessa capacità di resistere allo sforzo prolungato e ai lavori militari

 

Bologna 26 novembre 2020 ore 9, 30

 giovanni ghiselli

 

p. s

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[1]Il pensiero storico classico , I, pp. 144 - 145.

 

1 commento:

  1. Grazie Professore di aver così bene spiegato perché Tolstoj usa più volte in Guerra e Pace, l’espressione “guerra scitica” che mi risultava criptica.
    Pasquale

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