Giasone arava e gettava i denti lontano da sé e si voltava per vedere che non
gli piombasse addosso ghgenevwn ajndrw'n ojloo;ς stavcuς (Apollonio, Argonautiche III,
1338), la messe funesta dei tellurici.
Commento
La messe funesta è quella priva di resurrezione: il becchino sotterrerà con
il corpo tutta la persona: non hanno altro: bovskhvmata in terram prona et ventri oboedientia. Gente nata per
mangiare, fare sesso, dormire, poi concimare la terra con il cadavere.
Alfieri nel 1770 tornò a
Berlino e andò a vedere il luogo dove si svolse una battaglia della guerra dei
sette anni (1756 - 1763): "Passando per Zorendorff, visitai il campo di
battaglia tra’ russi e prussiani, dove tante migliaia dell’uno
e dell’altro armento rimasero liberate dal loro giogo lasciandovi l’ossa. Le
fosse sepolcrali vastissime, vi erano manifestamente accennate dalla folta e
verdissima bellezza del grano, il quale nel rimanente terreno arido per sé
stesso ed ingrato vi era cresciuto misero e rado. Dovei fare allora una trista,
ma pur troppo certa riflessione; che gli schiavi son veramente nati a far
concio” ( Vita, 3, 9).
La riflessione impietosa, quasi empia, non annulla la positività della vita
che trionfa sulla morte dalla quale rinasce sempre in forme rinnovate, nella
folta e verdissima bellezza del grano.
Si può estendere a questo pensiero quanto scrive Steiner di Omero e di
Tolstoj: “Perfino nel mezzo della carneficina la vita si leva a
sovrastare tutto il resto. Attorno al tumulo sepolcrale di Patroclo i capi
greci lottano, gareggiano e lanciano il giavellotto a celebrazione della loro
forza e della loro vitalità. Achille conosce il destino che incombe su di lui,
ma "Briseide guancia graziosa" lo raggiunge ogni notte. La guerra e
la morte seminano distruzione nel mondo di Omero come in quello di Tolstoj, ma
il centro resiste: ed è l'affermazione che la vita è, in se stessa, un
avvenimento di bellezza, che le opere e i giorni degli uomini sono degni di
essere ricordati e che nessuna catastrofe - neppure l'incendio di Troia o di
Mosca - è mai definitiva. Poiché oltre le torri fumanti e oltre la battaglia
rolla il mare color del vino, e, quando Austerlitz sarà dimenticata, le messi
torneranno, per usare un'immagine di Pope, "a imbiondire il pendio".
Questa cosmologia è riunita tutta intera nell'ammonimento di Bosola alla Duchessa
di Malfi [1] che
maledice la natura in un estremo impeto di ribellione: "Guarda, le stelle
brillano ancora". Sono parole tremende, piene di distacco e dell'aspra
consapevolezza che il mondo fisico contempla impassibile i nostri dolori. Ma
superiamo la crudeltà dell'impatto e vedremo che esse contengono l'assicurazione
che la vita e la luce delle stelle dureranno al di là di qualsiasi momentaneo
caos"[2].
Bologna 8 novembre 2020 ore 17, 35
giovanni ghiselli
[1]Di John Webster (1575 - 1630)
[2]G. Steiner, Tolstoj o Dostoevskij p. 81.
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