Didone dunque sarebbe colpevole,
Enea invece innocente poiché obbedisce agli ordini degli dèi che vengono
ribaditi da Mercurio.Ch. Grobe,
La donna e mobile; Over the summer sea from Rigoletto
Variations for piano; Op. 613
Il dio gli appare in sogno e gli
dice pure che Didone è risoluta a morire ("certa mori ",
v. 564), ma questo non ha importanza né per l'uomo né per il dio. Quella donna
infatti rivolge nel petto inganni e una sinistra scelleratezza :"illa
dolos dirumque nefas in pectore versat "(v. 563).
L'allitterazione in dolos dirumque sottolinea entrambe le colpe
della disgraziata. Qui si vede che mentre il sogno, ossia il desiderio
camuffato, suggerisce l'inganno e il misfatto, trova anche il modo di
discolpare il dormiente proiettando sulla regina tutto il male che egli stesso
è già preparato a perpetrare contro di lei.
Infine l’ordine del dio a Enea,
sempre più obbediente e “pio” .
“Heia age, rumpe moras. Varium et mutabile
semper - femina. Sic fatus
nocti se immiscuit atrae " (v. 569 - 570) su, rompi gli indugi cosa variabile e mutevole
sempre la donna. Detto questo si mescolò alla notte tenebrosa
Un locus questo,
anzi un vero e proprio luogo comune diffuso non solo in letteratura ma anche
nella testa di noi maschi. Forse per il fatto che si trova in rebus
ipsis. Faccio solo pochi esempi :
Dante: “Per lei assai di lieve si
comprende - quanto in femmina foco d’amor dura - se l’occhio o il tatto spesso
non l’accende” Purgatorio, VIII, 76 - 78. Parla Nino Visconti
dimenticato dalla moglie.
Petrarca echeggia questa communis
opinio nel Sonetto CXLVIII:"Femina è cosa mobil per
natura;/ond'io so ben ch'un amoroso stato/in cor di donna picciol tempo
dura" (Il Canzoniere, CLXXXIII).
Boccaccio Filostrato VIII
301 "Volubil sempre come foglia al vento".
Nell'Aminta di Torquato
Tasso Tirsi dice al protagonista della favola pastorale[1]:"in breve spazio/s'adira e in
breve spazio anco si placa/Femina, cosa mobil per natura" (I, 2).
Lo stesso luogo comune troviamo
nel Rigoletto di Verdi - Piave: "la donna è mobile/qual
piuma al vento,/muta d'accento/e di pensiero./Sempre un amabile/leggiadro
viso,/in pianto o in riso,/è menzognero./E' sempre misero/chi a lei
s'affida,/chi le confida,/mal cauto il core!/Pur mai non sentesi/felice
appieno/chi su quel seno,/non liba amore! (III, 2).
Bologna 13 novembre 2020, ore10, 55
giovanni ghiselli
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