L’assassinio dello scienziato
iraniano è un crimine che non solo ha ucciso un uomo, ma costituisce pure un provblhma, un ostacolo alla pace.Il fisico nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh
Chi siano i mandanti non lo sappiamo con certezza, ma non è troppo difficile fare delle congetture anche non distanti dai fatti.
Biden non ha ancora parlato. Mentre aspetto che lo faccia, provo a scrivere qualche parola io, sebbene piuttosto modesta e del tutto impotente.
Si è creato un precedente orribile già abbozzato con l’assassinio del generale iraniano qualche mese fa. Ma quella vittima, si potrà obiettare, era pur sempre un uomo di guerra ucciso con un atto di guerra.
Pur sempre un atto terroristico, replico, perché non c’era in corso una guerra e il generale non è caduto durante una battaglia non dico cavalleresca contro altri generali, ma nemmeno dichiarata.
Questo crimine però è più grave siccome ha ucciso uno scienziato. Quelli favorevoli a tali orrendi atti terroristici obietteranno che lo scienziato e professore iraniano era un mascalzone fautore e costruttore di bombe atomiche. Replico che se dovessero essere uccisi tutti quelli che costruiscono le armi, ci vorrebbe un mattatoio planetario. Del resto l’Iran è uno stato continuamente minacciato e non può non cercare di organizzare una difesa.
Trovo pregevole l’articolo di Michele Serra su “la Repubblica” di oggi 29 novembre 2020 intitolato “La bomba buona e quella cattiva” (p. 36)
Di fatto tutte le bombe sono cattive in quanto strumenti di morte.
Dovrebbero essere proibite ed eliminate tutte, e non certo eliminando con attentati terroristici chi le prepara magari come deterrente perché il suo paese non subisca quelle dei nemici. Quindi ci vorrebbe un’intesa planetaria che proibisse per sempre la costruzione e l’uso delle armi omicide, femminicide, puericide e infanticide.
Contro le armi devono alzare la voce tutti i figli della luce.
Bologna 29 novembre 2020, ore 14 e 8.
giovanni ghiselli
p. s
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