giovedì 5 novembre 2020

Lucano LXVI. Pharsalia X (vv. 488-546)

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La guerra Alessandrina. Cesare non perde tempo nel dormire.

E’ ubiquo. E’ insonne come il drago del vello d’oro.

Il contrappasso

Il racconto si interrompe con Cesare che si trova in difficoltà.

 

Lucano 66 conclusione della Pharsalia

 

Anche la flotta attacca “sed adest defensor ubique - Caesar” (488 - 489) - obsessusque gerit, tanta est constantia mentis - expugnantis opus - (490 - 491) e da assediato si comporta da assediante tanto grande è la tenacia del suo pensiero.

Fa lanciare torce sulle vele delle navi egiziane nec piger ignis erat (493)

Iam prope semustae merguntur in aequora classes (496).

Bruciano anche gli edifici vicino al mare. Nec tempora cladis - perdidit in somnos - Cesare non perse nel dormire il tempo della strage, sed caeca nocte carinis - insiluit … et tempore rapto nunc claustrum pelagi cepit Pharon (506 - 509) ma nella cieca notte balzò sulle navi sue e si impadronì di Faro chiavistello del mare.

 

L’isola si erse sul mare sub tempore vatis Proteos (510 - 511).

Cfr. Menelao che racconta la storia del vecchio marino verace "gevrwn aJvlio" nhmerthv"" (Odissea, IV, v. 349). Questa sembra una figura assolutamente rivelatrice, del resto difficile da essere afferrata e consultata. L'Atride minore dunque era pericolosamente bloccato dalla bonaccia nell'isola di Faro, davanti all'Egitto, quando suscitò la pietà della figlia del vecchio Proteo, Eidotea, la quale gli insegnò come bloccare l'uomo che "conosce gli abissi del mare tutto" (vv. 385 - 386) e costringerlo a parlare.

 

Ora l’isola è congiunta con le mura ad Alessandria. Cesare catturò Potino ma non lo crocifisse o bruciò come avrebbe dovuto: “gladio cervix male caesa pependit; - Magni morte perit” (518 - 519) rimase penzoloni la testa mal tagliata dalla spada, morì della morte di Pompeo. E’ la legge di Nemesi, è il contrappasso

 enunciato già da Esiodo, da Solone e da Eschilo nell’Orestea di Eschilo

Nel doloroso canto (kommós) che precede l’epilogo dell’Agamennone (vv. 1562 - 1564), il Coro dice queste parole: “paga chi uccide”, κτίνει δ’  καίνων, “rimane saldo, finché Zeus rimane sul trono, che chi ha fatto subisca: infatti è legge divina”, μίμνει δ μίμνοντος ν θρόνωι Δις / παθεν τν ρξαντα· θέσμιον γάρ.

 C’è una ripresa di questo nel kommós delle Coefore (vv. 313 - 314): δράσαντα παθεν, / τριγέρων μθος τάδε φωνε, “subisca chi ha agito, un detto tre volte antico suona così”.

Ricordo anche l’Eracle di Euripide dove Anfitrione indirizza queste parole a Lico inconsapevolmente incammi­nato verso la morte (vv. 727 - 728): προσδόκα δ δρν κακς / κακόν τι πράξειν, “aspettati facendo del male di averne del male”.

Infine l’Oreste di Euripide. A Menelao che gli domanda τί χρμα πάσχεις; τίς σ’ πόλλυσιν νόσος; (395) “che cosa soffri? quale malattia ti distrug­ge?”, il nipote risponde  σύνεσις, τι σύνοιδα δείν’ εργασμένος, 396 - “l’intelligen­za, poiché sono consapevole di avere commesso cose terribili”. Oreste dunque è reso sofferente dalla propria σύνεσις . Menelao gli ricorda la legge del contrappasso per cui deve soffrire (v. 413): ο δειν πάσχειν δειν τος εργασμένους, “non è terribile che patiscano conseguenze tremende quelli che hanno compiuto atrocità.

 

Arsinoe, la sorella minore di Cleopatra, si reca presso le truppe egiziane che la acclamano e fa passare a fil di spada Achilla. Però Pompeo sarà vendicato solo nel momento della morte di Cesare. Ora è Ganimede, il consigliere di Arsinoe che guida i nemici di Cesare in difficoltà: formidine belli - cingitur (535 - 536). Navi da una parte, soldati dall’altra: via nulla salutis, - non fuga, non virtus vix spes quoque mortis honestae (538 - 539) c’è appena la speranza di una morte rispettabile

Vincendus tunc Caesar erat sed sanguine nullo (541) poteva essere vinto anche senza spargere sangue

Il duce romano infatti era prigioniero della posizione del luogo e non sapeva se temere o desiderare la morte quando gli apparve l’eroico centurione morto Sceva che a Epidamo si era coperto di gloria.

Siamo nel febbraio del 47 e qui si arresta il racconto.

 

Fine

 

Bologna, 5 novembre 2020 ore 17, 44

giovanni ghiselli

 

 

p. s.

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