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martedì 10 novembre 2020

L'educazione necessaria secondo la giornalista De Gregorio e secondo me

L'educazione necessaria secondo la giornalista De Gregorio e secondo me

 

Leggo su "la Repubblica" di oggi, 10 novembre 2020, un articolo dal titolo "Come salvare dal sangue le nostre Famiglie", firmato da Concita De Gregorio

Inizia a pagina 1 e prosegue a pagina 29. Il sangue cui si riferisce Concita è sempre lo stesso: quello che i maschi assassini versano a terra dal corpo delle mogli, dei figli, e, talvolta, pure dal proprio. Un gesto orribile in effetti che offende la madre terra, un abominio da esecrare, quanto quello delle guerre di sterminio però, crimini invece spesso legalizzati e approvati dai più con la reticenza di quasi tutti, almeno finché lo sterminatore è vincente.

Se e quando perde, tutti si precipitano a condannarlo.

Tardi! esclama Dioniso nelle Baccanti di Euripide dopo una resipiscenza dei suoi detrattori che alla fine sono stati costretti a riconoscerlo (o[y j ejmaqevq j hjma`", v. 1345).

 

Ci sono in questo pezzo parole dell'esimia Concita che approvo del tutto: "Cosa serve, dunque? Esiste un solo farmaco l'educazione".

L'illustre giornalista quindi propone: "Dall'asilo, martellante: educazione, cultura, modelli condivisi. non deve essere nel novero delle ipotesi  uccidere qualcuno che non è "tuo", perché nessuno è tuo. Servono libri pensati per questo, scuole possibilmente aperte e sicure, pazienza se costa caro. Servono molte donne ridenti e potenti che parlino alle bambine, come ha appena fatto la vocepresidente degli Stati Uniti, e molti uomini educati fin da piccoli a rispettarle, amarle nella libertà"

Va bene, abbastanza bene. Non c'è male.

Aggiungo però che bisognerebbe educare anche le donne fin da piccole a rispettare gli uomini e sooprattuto a rispettare se stesse non accoppiandosi con dei farabutti.

Detto questo, faccio una mia proposta meno che modesta in quanto basata sulle mie esperienze con l'aggiunta di tre versi di Omero.

Partiamo da questi  

Calipso andò in cerca del magnanimo Odisseo.

  lo trovò seduto sul lido: mai gli occhi/erano asciutti di lacrime, ma gli si struggeva la dolce vita/mentre sospirava il ritorno, poiché non gli piaceva più la ninfa" (ejpei; oujkevti h{ndane nuvmfh, Odissea,  V, 151-153).

 

 Poche donne ho lasciato io, molte hanno lasciato me. Nell'un caso e nell'altro è andata bene così.

Ovvimente non ho mai meditato di uccidere nessuno, né uomo né donna, però quando ero giovane mi dispiaceva essere abbandonato. Poi ho capito e da allora, anzi, ho tratto  soddisfazione dall' abbandono: avevo compreso che quando una persona si allontana da una relazione è perché questa non funziona più, in quanto, come insegna Omero, il compagno non piace più alla compagna. Quindi venire lasciati è un aiuto di Dio che ti fa la  grazia di non dovere essere tu a lasciare ponendo termine a una situazione penosa. Questa è la semplice verità, nuda di orpelli.

Saluto con gratitudine le non poche donne che mi hanno lasciato, lasciandomi così altro da fare, cose che sapevo fare meglio visto che con loro non funzionavo bene.

Saluto anche le poche che ho lasciato io per il loro bene: nel vasto mondo ci sono diversi uomini migliori di me.

Ragazze e ragazzi, vi dico: le cose stanno in questo modo, sicché non lasciatevi confondere dalle chiacchiere né dai modelli vicepresidenziali. Si tratta di gente che ha esperienze del tutto diverse dalle vostre e che deve recitare sempre! La logica dei loro ruoli impone spesso reticenze o menzogne.

 

gianni

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