mercoledì 11 novembre 2020

L’ingratitudine rivela l’animo plebeo. La gratitudine è predicato di nobiltà

L'ingratitudine è biasimata come vizio capitale già da Penelope saggia ( "perivfrwn") quando  rimprovera gli Itacesi dicendo :"ajll j oJ me;n uJmevtero" qumo;" kai; ajeikeva e[rga-faivnetai, oudev tiv" ejsti cavri" metovpisq j eujergevwn"( Odissea , IV, 694-695), l’ animo vostro e le  azioni sconce sono evidenti, e non c'è più gratitudine alcuna in seguito ai benefici.


Esiodo mette la gratitudine (cavri" , Opere , v. 190) con il pudore (aijdwv", v. 192) tra i valori negati dall'estrema decadenza dell' età del ferro : allora gli uomini nasceranno con le tempie bianche (poliokrovtafoi, v. 181) oltraggeranno i genitori che invecchiano, useranno il diritto del più forte, la giustizia starà nelle mani (divkh d j ejn cersiv , v. 192), se ne andranno Aijdwv" appunto e Nevmesi" , la giusta distribuzione; quindi "kakou' d j oujk e[ssetai ajlkhv" (Opere , 201)  non vi sarà più scampo dal male.   


Anche Cicerone pone la gratitudine in prima fila tra i doveri:"nullum enim officium referendā gratiā magis necessarium est " (De Officiis , I, 47), nessun dovere in effetti è più necessario della gratitudine.


L'ingratitudine è il marchio della persona volgare: Nietzsche nel 1864 (a vent'anni) scrisse una Dissertazione  su Teognide di Megara  simpatizzando con le teorie del lirico antico. Lo colpì fortemente il biasimo espresso  per l'ingratitudine dell'animo plebeo:"Teognide ritiene che non c'è niente di più vano e di più inutile che fare bene ad un plebeo, dal momento che di solito non ringrazia mai"[1]. Quindi cita alcuni versi della Silloge  (105-112) che riporto in traduzione mia :

"E' un favore del tutto vano fare del bene ai vili:/è come seminare la superficie del mare canuto./Infatti seminando il mare, non mieti folta messe,/né facendo del bene ai malvagi puoi riceverne bene in cambio:/ché i malvagi hanno mente insaziabile: se tu sbagli,/l'affetto per tutti i favori di prima si versa per terra./I buoni invece gustano al massimo quanto ricevono ("oiJ d j  ajgaqoi; to; mevgiston ejpaurivskousi paqovnte"", v. 111),/e serbano memoria dei beni e gratitudine in seguito".


Nella Ciropedia  di Senofonte leggiamo che un motivo serio di punizione e disonore presso i Persiani è l'ingratitudine (ajcaristiva):"kai; o{n a]n gnw'si dunavmenon me;n cavrin ajpodidovnai, mh; ajpodidovnta dev, kolavzousi kai; tou'ton ijscurw'". Oi[ontai ga;r tou;" ajcarivstou" kai; peri; qeou;"     a]n mavlista ajmelw'" e[cein kai; peri; goneva" kai; patrivda kai; fivlou"" (I, 2, 7), e quello di cui sanno che potendo contraccambiare un favore, non lo contraccambia, lo puniscono severamente. Credono infatti che gli ingrati trascurino completamente gli dei, i genitori, la patria e gli amici.

" Esiste per i giovani una specie di tribunale, analogo a quello dei Greci per gli adulti, innanzi al quale essi possono portare reclami e accuse di furto, rapina, violenza, frode e oltaggio. I colpevoli vengono puniti conforme alla legge; allo stesso modo è anche punito l’accusatore dell’innocente. Come cosa caratteristica dei Persiani  Senofonte rileva che l'ingratitudine è severamente punita in questo tribunale, in quanto essa appare come origine dell'impudenza e pertanto di ogni malvagità"[2]. 


Nei Memorabili  di Senofonte, Socrate fa notare al figlio Lamprocle che particolarmente grave è considerata ad Atene l'ingratitudine verso i genitori, e per questa mancanza di riconoscenza sono previste delle pene: uno non può essere arconte in caso di ingratitudine poiché ejn tai'~ tw'n ajrcovntwn dokimasivai~ , nell’esame per accedere alle cariche pubbliche la citta indaga anche su questo: se uno non tiene in ordine le tombe dei genitori (II, 2, 13).


Ammiano Marcellino descrive i costumi dei Persiani e dice che da loro le leggi sono rispettate e che sono particolarmente severe quelle “contra ingratos et desertores” (26, 6, 81).


Nella commedia pastorale As you like it (1599) di Shakespeare il nobile musico Amiens rifugiatosi con il suo duca spodestato nella foresta di Arden, canta: “Blow, blow, thou winter wind,-Thou art not so unkind-As man’s ingratitude.-Thy tooth is not so keen,-Because thou art not seen-Although thy breath be rude- (…) Freeze, freeze, thou bitter sky-That dost not bit so nigh-As benefits forgot” (II, 7), soffia, soffia, tu vento d’inverno, tu non sei tanto scortese, quanto l’ingratitudine umana. Il tuo dente non è tanto aguzzo  perché non ti si vede, anche se il tuo fiato è aspro (…) Gela, gela, tu amaro cielo, che non mordi così dentro quanto i benefici scordati.


Contro l'ingratitudine tuona Re Lear, the lunatic King di Shakespeare " Ingratitude, thou marble-hearted fiend/more hideous when thou show'st thee in a child/than sea-monster "(I, 4)., o ingratitudine, demonio dal cuore di marmo, più orrenda del mostro marino quando ti manifesti in una figliola!".

 

Fu l'ingratitudine, più forte delle braccia dei traditori, più micidiale dei loro pugnali a vincere la resistenza del grande Cesare:"Ingratitude, more strong than traitors' arms,/quite vanquished him: then () great Caesar fell" (Giulio Cesare , III, 2). 



[1]p. 167.

[2]Jaeger, Paideia, 3,  p. 285.

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