NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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venerdì 13 novembre 2020

Riflessioni sull'"Eneide". 10. L’interpretazione del sogno di Enea con l’aiuto di Freud

Siegmund Freud
Dopo avere parlato, l'immagine onirica del dio Mercurio tornò nell'oscuro e ribollente crogiolo dell'inconscio, ovvero, con le parole di Virgilio: "sic fatus nocti se immiscuit atrae " (v. 570), dopo avere detto così, si mescolò alla notte oscura. Il sogno però non si era mascherato abbastanza bene, sicché Enea si svegliò terrorizzato: "Tum vero Aeneas subitis exterritus umbris/corripit e somno corpus sociosque fatigat " (vv. 571 - 572), allora sì che Enea, spaventato dall'apparizione improvvisa, strappa il corpo dal sonno e incalza i compagni. A questo punto è necessaria un'occhiata alla teoria freudiana di cui è possibile avvalersi per interpretare la visione onirica di Enea. 

 

La follia metodica dei sogni

Alcuni versi riferiti si prestano all'interpretazione di Freud il quale sostiene che "ogni sogno si rivela come una formazione psichica densa di significato"[1] e che nella follia onirica, come in quella di Amleto, c'è un metodo. L'autore de L'interpretazione dei sogni riconosce il suo debito alla letteratura classica:"Non diversa era l'opinione degli antichi sulla dipendenza del contenuto onirico dalla vita" (p. 20). Quindi cita, grosso modo, un episodio di Erodoto, , e, in latino dei versi di Lucrezio:"Et quo quisque fere studio devinctus adhaeret,/aut quibus in rebus multum sumus ante morati/atque in ea ratione fuit contenta magis mens,/in somnis eadem plerumque videmur obire:/causidici causas agere et componere leges,/induperatores pugnare ac proelia obire,/nautae contractum cum ventis degere bellum,/nos agere hoc autem et naturam quaerere rerum/semper et inventam patriis exponere chartis [2]", De rerum natura , IV, 962 - 970, e generalmente la passione cui ciascuno è strettamente legato, o ciò su cui ci siamo molto intrattenuti prima, e in quel meditare si è più contenuta la mente, nei sogni di solito ci sembra di incontrare i medesimi pensieri: gli avvocati trattano cause e confrontano leggi, i generali combattono e affrontano battaglie, i marinai continuano la guerra ingaggiata coi venti, noi facciamo quest'opera, e indaghiamo la natura sempre, e, scopertala, la esponiamo in carte latine.

Intanto vediamo l'etimologia di somnium : la radice sopn - >somn - deriva dall'indoeuropeo *supn - che ha dato come esito in greco uJpn - da cui u{pno" .

 Queste immagini oniriche di Enea dunque secondo Lucrezio corrispondono ai suoi pensieri e desideri diurni

 Ma torniamo all'inventore della psicoanalisi che utilizza molto i classici.

Spesso il sogno è l'appagamento mascherato di un desiderio rimosso; in altre parole le idee latenti nel presentarsi si mascherano, quindi, per conoscerle, bisogna cavar loro la maschera. Allora dobbiamo tenere conto della condensazione per cui "ogni situazione porta la traccia di due o più reminiscenze della vita reale...non è neanche raro che il processo del sogno si diverta a formare un'immagine composta con due idee contrastanti; per esempio una giovane donna sogna di portare un ramo fiorito, quello dell'angelo nei quadri dell'Annunciazione (simbolo d'innocenza; questa giovane si chiama Maria). Soltanto, in questo caso, il ramoscello porta dei fiori bianchi e carnosi simili alle camelie. (Il contrario dell'innocenza: la signora dalle camelie)"[3].

La condensazione onirica tra l'altro può spiegare gli ibridi mostruosi della mitologia e della letteratura.

Poi, sempre per risalire alla parte latente, e vera, si deve considerare lo spostamento psichico o spostamento nel sogno:"tutto ciò che vi era di essenziale nelle idee latenti è rappresentato nel sogno da particolari secondari"[4]. Per giunta le idee latenti si manifestano travestite, attraverso immagini:"Tali idee non ci si presentano sotto la forma verbale più riassuntiva possibile, con la quale noi abbiamo l'abitudine di concretare i nostri pensieri, ma il più delle volte trovano un mezzo simbolico per esprimersi, il mezzo di cui si serve il poeta che nella sua opera fa uso di raffronti e di metafore" (p. 67). Il sogno infatti si rappresenta "con una serie di immagini visive" (p. 68) le quali sono alimentate dai ricordi che hanno lasciato maggiore impressione e "la cui origine risale addirittura alla prima infanzia". Le idee latenti, dicevamo, si camuffano perché la coscienza non le ammette, e i sogni, che si formano con lo stesso procedimento dei sintomi nevrotici e dei lapsus, "sono realizzazioni velate di desideri inibiti"(p. 102).

Subito dopo Freud suddivide i sogni "dal punto di vista di realizzazione di desideri...in tre categorie: in primo luogo sta il sogno che senza camuffamenti rappresenta un desiderio non inibito. E' questo il sogno di tipo infantile che diviene sempre meno frequente man mano che il fanciullo cresce...In secondo luogo abbiamo il sogno camuffato che rappresenta un desiderio inibito. La maggior parte dei nostri sogni è di questo tipo ed ecco perché non possono venir compresi senza l'analisi...Infine viene il sogno che esprime un desiderio inibito senza travestimento o con un travestimento molto ridotto. Quest'ultimo sogno è sempre accompagnato da una sensazione di angoscia che lo costringe all'interruzione" (p. 103).

Fine riquadro

Angoscioso è il sogno di Enea il quale in ogni caso obbedisce subito a quell'ombra onirica, senza nemmeno chiedersi da dove venga: se dal cielo, da se stesso, o dall'inferno:"Sequimur te, sancte deorum, /quisquis es, imperioque iterum paremus ovantes " (vv. 576 - 577), seguiamo te, santo tra gli dèi, chiunque tu sia, e obbediamo di nuovo al tuo comando, festanti. La formula liturgica sancte deorum , completata da quisquis es (v. 577) derivato dai tragici[5] e rivolto agli dèi, lascia spazio all'unica interpretazione della provenienza divina dell'ordine cui dunque bisogna obbedire.

Quanto al participio ovantes , si può accostare a Georgiche I, 423 (ovantes gutture corvi, i corvi che festeggiano a squarciagola il ritorno del sole) e inferirne che Didone era diventata noiosa, e che quindi lasciare tale amante per Enea era una festa. Per quale altro motivo infatti realisticamente e umanamente si lascia un'amante (e pure un amante)?

Omero senza tante impalcature moralistiche e menzogne imperiali dice che Odisseo desiderava lasciare Calipso, la quale lo trovò mentre piangeva, semplicemente poiché questa femmina, umana o divina che fosse, non gli piaceva più :" e lo trovò seduto sul lido: mai gli occhi/erano asciutti di lacrime, ma gli si struggeva la dolce vita/mentre sospirava il ritorno, poiché non gli piaceva più la ninfa" (Odissea , V, vv.151 - 153). E' una spiegazione più reale e convincente. La storia virgiliana di Didone tuttavia, secondo Auerbach, è più vicina al gusto moderno: "Nel grande evento mondiale egli intrecciò, non sempre felicemente nei particolari, ma in complesso in modo indimenticabile e costitutivo per l'Europa, il primo grande romanzo d'amore spirituale nella forma fino ad oggi valida: Didone soffre un dolore più profondo che Calipso, e la sua storia è l'unico brano di grande poesia sentimentale che il medioevo abbia conosciuto"[6].

 

giovanni ghiselli



[1]L'interpretazione dei sogni , p. 23.

[2] Gli ultimi tre versi non compaiono nella citazione freudiana.

[3]Freud, Il sogno e la sua interpretazione , pp. 45 e 53

[4]Freud, Il sogno e la sua interpretazione ., p. 59

[5] Eschilo, Agamennone 160; Euripide, Troiane , 885. Eracle 1263.

Sentiamo Ecuba nelle Troiane di Euripide

O sostegno della terra e che sulla terra hai sede,

chiunque mai tu sia - o{sti" pot j ei\ suv - , difficile a conoscersi, 885

Zeus, sia necessità di natura - ajnavgkh fuvsew" - , sia mente dei mortali - nou`" brotw`n -

a te ho rivolto una preghiera: infatti procedendo

per un cammino silenzioso, tutte le cose mortali guidi secondo giustizia (vv. 884 - 888). 

[6] E. Auerbach, Studi su Dante, p.12.

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