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una giornata di pioggia sul lago Balaton foto di Miranda Loves Travelling |
Sulla spiaggia di Pesaro, prefigurando Elena, mi aspettava la mamma bruna, formosa e snella anche lei. Io allora, nei primi anni Cinquanta ero un bambino invece minuto, grande solo di occhi e di naso, insomma mi sentivo butto davanti alla mamma e per ottenere la sua ammirazione, per piacerle, dovevo compiere qualche cosa di egregio, mostrarle delle capacità che i miei compagni non avevano punto sebbene fossero molto più grossi di me. Qualcosa di speciale di soltanto mio, e non scolasticamente, ma fisicamente: da atleta. A scuola infatti poteva essere bravo anche un pedante mezz’orbo, bruttino assai, ma per le imprese sportive ci voleva la potenza del fisico. Se non l’avessi acquisita e manifestata, la mamma bella e bruna mai mi avrebbe amato. Elena nemmeno e neppure le altre. Un monachello infelice avrebbero fatto di me. La mia vita saebbe stata storpiata. Perciò se mi guardava la mamma, mi buttavo nel mare e ruotavo le braccia nell’acqua, vi battevo sopra le gambe con tutte le forze, finché mi bastavano i muscoli e il fiato. Se la mamma non si era distratta e quando tornavo, nell’asciugarmi, mi diceva “bravo!” Ero felice. “Ce l’ho fatta!” Pensavo, come la sera che Elena mi disse: “sto imparando ad amarti” dopo avermi a lungo ignorato.
Il 19 agosto del’ 79 invece sulla riva non c’era nessuno: gli altri erano andati dentro un Etterem a cenare.
“Non c’è Cristo o santo Francesco che mi trattenga - avranno detto - il Gulasch non me lo lascio scappare, la zuppa di pesce nemmeno”.
Passate le sette, il cielo nuvoloso e basso sul lago era già quasi buio. Nuotavo in solitudine nell’acqua fredda, scura e fangosa, eppure dentro di me brillava la gioia pensando che a quel nuotare come a correre a pedalare sui monti e pure a studiare mi avevano stimolato le donne e che ero diventato bravo, sano e tutt’altro che brutto per loro, per piacere a loro. E ce l’avevo fatta. Ne avevo già conosciute diverse, non solo le predilette brune ma anche un paio di bionde e una rossa. E altre ce ne sarebbero state da conoscere meravigliosamente. Mi ero realizzato come speravo. Ero felice.
Ti domando lettore: tanta gioia era u{bri" oppure gratitudine santa e dovuta?
Bologna 21 agosto ore 21, 30 giovanni ghiselli
p.s
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