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L’ottimismo di Teseo nelle Supplici.
Pohlenz evidenzia il sentimento della natura in alcune tragedie di Euripide e
l’analisi psicologica in molti suoi drammi. Euripide secondo Dodds è il poeta
dell’irrazionalismo
Non è sempre pessimistica la visione
dei personaggi euripidei: nelle Supplici, Teseo esprime
un ottimismo sostanziale: "disse una volta un tale[1] che il male/tra gli uomini prevale sul
bene;/ebbene io ho un'opinione contaria a questi,/il bene per gli uomini
prevale sul male;/se non fosse così, non vivremmo nella luce./Approvo chi tra
gli dèi diede un ordine/alla vita da confusa e bestiale ,/prima di tutto
infondendoci l'intelligenza (ejnqei;" suvnesin[2]),
poi/dandoci la lingua come messaggera della parola." (vv. 196-204).
"Tale protesta contro il
pessimismo scaturisce proprio dal cuore del poeta, perché non è minimamente
richiesta dal contesto della tragedia. Le Supplici furono in
verità scritte da Euripide in uno stato d'animo di particolare letizia, al
tempo della pace di Nicia"[3].
Pohlenz sottolinea anche
il sentimento della natura in un paio di tragedie dal poeta: quando Atene
oramai aveva assunto la fisionomia di una grande città con viuzze strette e
polverose, Euripide colse l'affinità tra la purezza dell'anima e
l'incontaminatezza della terra selvaggia. L'uomo e la vita terrena sono uniti
da una sorta di simpatia. Lo vediamo soprattutto nelle Baccanti e
nello Ione "il quale conversa con gli uccelli petulanti
che deve scacciare via dal limitare del santuario, quasi fossero dei suoi
simili"[4].
Nell’Oreste, “Elettra prega
la dea della Notte di voler cullare con le morbide ali il fratello malato,
concigliandogli un sonno ristoratore[5]; e in molti altri passi, specialmente nelle
parti liriche delle tragedie dell'ultimo periodo, Euripide ci presenta la sacra
Notte, le stelle, i monti e i fiumi, gli animali e le piante come esseri uniti
all'uomo da una sorte di partecipazione e di compassione a cui l'uomo, nella
sua solitudine, può aprirsi"[6].
Uno dei motivi principali dell'opera
di Euripide secondo Pohlenz è l'analisi psicologica:"Egli non fu
precisamente il razionalistico ‘poeta dell'illuminismo greco’. Fu il
poeta che meglio di ogni altro seppe ascoltare i moti più segreti del cuore
umano e avvertì in tutta la gravità i conflitti che ne scaturivano. Il
desiderio di vendetta di Medea emerge dalle insondabili profondità della sua
anima, e appena arriva alla soglia della coscienza ha inizio nell'intimo del
personaggio una dura, inesorabile lotta, in cui la ragione e l'amore materno
soccombono alla passionalità del qumov" "[7].
Dodds vede in Euripide addirittura “il principale rappresentante
dell’irrazionalismo del V secolo: “Euripides remains for us the chief
representative of fifth-century irrationalism; and herein, quite apart from his
greatness as a dramatist, lies his importance for the history of Greek thought”[8], e
in questo, del tutto a parte dalla sua grandezza come drammaturgo, sta la sua
importanza per il pensiero greco.
giovanni ghiselli
[1] "A quanto sembra fu
principalmente Prodico di Ceo a sostenere l'opinione che nel mondo e nella vita
umana predomina il male", M. Pohlenz, L'uomo greco,
p. 165.
[2] Abbiamo
visto che nell'Oreste, scritta in un anno meno fausto (408) è
proprio l'intelligenza che rende malato il protagonista (v. 396)
[3] M.
Pohlenz, L'uomo greco, p. 166.
[4] Ione,
154 ss, L'uomo greco, p. 546.
[5] Oreste,
174 ss.
[6] M.
Pohlenz, L'uomo greco, p. 546
[7] M.
Pohlenz, L'uomo greco, p. 624.
[8] Dodds, Euripides the irrationalist in The
ancient concept of progress, p. 90.
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