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domenica 24 gennaio 2021

Euripide. 42

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L’ottimismo di Teseo nelle Supplici. Pohlenz evidenzia il sentimento della natura in alcune tragedie di Euripide e l’analisi psicologica in molti suoi drammi. Euripide secondo Dodds è il poeta dell’irrazionalismo

 

Non è sempre pessimistica la visione dei personaggi euripidei: nelle Supplici,  Teseo esprime un ottimismo sostanziale: "disse una volta un tale[1] che il male/tra gli uomini prevale sul bene;/ebbene io ho un'opinione contaria a questi,/il bene per gli uomini prevale sul male;/se non fosse così, non vivremmo nella luce./Approvo chi tra gli dèi diede un ordine/alla vita da confusa e bestiale ,/prima di tutto infondendoci l'intelligenza (ejnqei;" suvnesin[2]), poi/dandoci la lingua come messaggera della parola." (vv. 196-204).

"Tale protesta contro il pessimismo scaturisce proprio dal cuore del poeta, perché non è minimamente richiesta dal contesto della tragedia. Le Supplici furono in verità scritte da Euripide in uno stato d'animo di particolare letizia, al tempo della pace di Nicia"[3].

 Pohlenz sottolinea anche il sentimento della natura in un paio di tragedie dal poeta: quando Atene oramai aveva assunto la fisionomia di una grande città con viuzze strette e polverose, Euripide colse l'affinità tra la purezza dell'anima e l'incontaminatezza della terra selvaggia. L'uomo e la vita terrena sono uniti da una sorta di simpatia. Lo vediamo soprattutto nelle Baccanti e nello Ione "il quale conversa con gli uccelli petulanti che deve scacciare via dal limitare del santuario, quasi fossero dei suoi simili"[4]

Nell’Oreste, “Elettra prega la dea della Notte di voler cullare con le morbide ali il fratello malato, concigliandogli un sonno ristoratore[5]; e in molti altri passi, specialmente nelle parti liriche delle tragedie dell'ultimo periodo, Euripide ci presenta la sacra Notte, le stelle, i monti e i fiumi, gli animali e le piante come esseri uniti all'uomo da una sorte di partecipazione e di compassione a cui l'uomo, nella sua solitudine, può aprirsi"[6].

 

Uno dei motivi principali dell'opera di Euripide secondo Pohlenz è l'analisi psicologica:"Egli non fu precisamente il razionalistico ‘poeta dell'illuminismo greco’. Fu  il poeta che meglio di ogni altro seppe ascoltare i moti più segreti del cuore umano e avvertì in tutta la gravità i conflitti che ne scaturivano. Il desiderio di vendetta di Medea emerge dalle insondabili profondità della sua anima, e appena arriva alla soglia della coscienza ha inizio nell'intimo del personaggio una dura, inesorabile lotta, in cui la ragione e l'amore materno soccombono alla passionalità del qumov" "[7].

 Dodds vede in Euripide addirittura “il principale rappresentante dell’irrazionalismo del V secolo: “Euripides remains for us the chief representative of fifth-century irrationalism; and herein, quite apart from his greatness as a dramatist, lies his importance for the history of Greek thought[8],  e in questo, del tutto a parte dalla sua grandezza come drammaturgo, sta la sua importanza per il pensiero greco.

 

giovanni ghiselli

 

 



[1] "A quanto sembra fu principalmente Prodico di Ceo a sostenere l'opinione che nel mondo e nella vita umana predomina il male",  M. Pohlenz, L'uomo greco, p. 165.

[2] Abbiamo visto che nell'Oreste, scritta in un  anno meno fausto (408) è proprio l'intelligenza  che rende malato il protagonista (v. 396)

[3] M. Pohlenz, L'uomo greco, p. 166.

[4] Ione, 154 ss, L'uomo greco, p. 546.

[5] Oreste, 174 ss.

[6] M. Pohlenz, L'uomo greco, p. 546

[7] M. Pohlenz, L'uomo greco, p. 624.

[8] Dodds, Euripides the irrationalist in  The ancient concept of progress, p. 90.

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