NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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mercoledì 27 gennaio 2021

Un autore antico contro il razzismo

Sulle  leggi contro natura e il razzismo ci sono arrivate alcune parole polemiche di Antifonte sofista

 

Schierato per il rifiuto di gran parte delle leggi  scritte dagli uomini troviamo Antifonte sofista[1]: "e[sti de; pavntw" tw'nde e{neka touvtwn hJ skevyi", o{ti ta; polla; tw'n kata; novmon dikaivwn polemivw" th'/ fuvsei kei'tai" (Della verità , fr. B 44 D. K.), per queste ragioni  soprattutto si svolge la nostra indagine: che la maggior parte di quanto è giusto secondo la legge si trova in contrasto con la natura.

Sono state emanate leggi per gli occhi, su ciò che devono vedere e non vedere, per le orecchie, su ciò che devono sentire e non sentire, e per la lingua, su quanto deve dire e non deve dire e così via. Fino alla mente su quello che deve desiderare e quello che no.   Fatti di natura, continua Antifonte, sono il vivere e il morire, e il vivere per gli uomini deriva da ciò che è utile (kai; to; me;n zh'n aujtoi'" ejstin ajpo; tw'n xumferovntwn) la morte da ciò che è dannoso. Ebbene riguardo all'utile, le prescrizioni sottoposte alla legge sono ceppi per la natura (ta; me;n uJpo; tw'n novmwn keivmena desma; th'" fuvsewv" ejsti), mentre ciò che è prescritto dalla natura è libero (ta; d j uJpo; th'" fuvsew" ejleuvqera). E certamente quello che addolora non giova alla natura, secondo la retta ragione, più di quello che rallegra.

La legge istituita dunque non è giusta né utile quando non incrementa ma danneggia la vita.  Questo sofista giunge a conclusioni opposte rispetto al personaggio Callicle del Gorgia platonico: Antifonte denuncia come innaturali le differenze che le leggi e le usanze stabiliscono tra gli uomini: "quelli che provengono da una casata non illustre non li rispettiamo né onoriamo. In questo ci comportiamo come barbari gli uni verso gli altri. Infatti per natura in tutto tutti siamo costituiti  per essere uguali, barbari ed Elleni: tutti di fatto inspiriamo nell'aria attraverso la bocca e le narici e tutti mangiamo con le mani "[2].

 

giovanni ghiselli

 

 



[1] Vissuto ad Atene nella seconda metà del V secolo.

[2] Oxyrh. Pap. XI Fragmetum I

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