Argomentiscultura ellenistica: il Laocoonte
Motivi popagandistici nei drammi di Euripide
Il tradizionalismo delle Baccanti e dell’Ifigenia in Aulide. Euripide apre la strada ai poeti dell’Ellenismo.
In diversi drammi di Euripide non mancano motivi propagandistici: nello Ione la genealogia dei Greci che fa discendere solo gli Ateniesi dagli amori di Creusa con il dio Apollo, serve a legittimare l'imperialismo di Atene; l'Ifigenia in Aulide , scritta negli ultimi anni di vita del poeta, quando Sparta si era accordata con la Persia per sconfiggere la lega attica, contiene un grido di guerra contro i nemici orientali: "è naturale che gli Elleni comandino sui barbari, e non i barbari, madre, sui Greci: loro infatti sono schiavi, noi liberi", proclama la fanciulla (Ifigenia in Aulide, vv. 1400-1401) dopo avere offerto la sua vita per la patria: "do il mio corpo per l'Ellade. Sacrificate, espugnate Troia. Questo infatti sarà il mio monumento a lungo, questi i figli, le nozze e la gloria mia"(vv.1397-1399).
Se le posizioni nuove e contrarie alla tradizione non mancano, abbondano anche quelle tradizionaliste, e non solo nelle Baccanti che alcuni interpretano come una palinodia di tutta l'opera precedente. Il coro delle seguaci di Dioniso nel primo stasimo canta: “Il demone figlio di Zeus gode delle feste, e ama Irene che dona benessere, dea nutrice di figli. Al ricco, e a quello da meno, concede di avere uguale gioia del vino che toglie gli affanni; e porta odio a chi non sta a cuore questo: durante la luce e le amabili notti passare una vita felice, e saggia tenere la mente e l'anima lontane dagli uomini straordinari; ciò che la massa più semplice crede e pratica, questo io vorrei accettare ( Baccanti, vv. 416- 432).
Un altro elogio della semplicità tradizionale si trova nell'Ifigenia in Aulide dove lo schietto e generoso Achille dice: "io, allevato nella casa di un uomo assolutamente pio, Chirone, ho imparato ad avere i costumi semplici" (vv. 926-927).
Euripide apre la strada, per certi versi, ai poeti ellenistici dei quali Snell scrive: "Questi poeti ellenistici erano, per dirla in una parola, post-filosofici, mentre i poeti arcaici erano pre-filosofici (…) Post-filosofici sono questi poeti, nel senso che non credono più nella possibilità di dominare teoreticamente il mondo " [1].
Euripide, che secondo Aristofane ha reso snella la tragedia, precorre la musa sottile di Callimaco, come abbiamo già visto, e nelle sue ultime tragedie citate sopra intraprende la ricorrente svolta storica di cui parla Snell: “Callimaco e Goethe si trovano entrambi ad una svolta storica; al tramonto di una più che secolare cultura illuministica che ha dissolto le antiche concezioni religiose, quando è venuto a noia anche il razionalismo e incomincia a sorgere una nuova poesia significativa. Ma l'evoluzione del mondo antico segue una via così diversa da quella del mondo moderno, che Callimaco, e con lui tutto il suo tempo, si dichiara per la poesia minore, delicata, mentre Goethe, interprete anch'egli dei suoi contemporanei, dà la preferenza alla poesia patetica, interiormente commossa"[2].
Euripide nelle Baccanti esprime nausea del pensiero raziocinante, "delle scienze e dell'indagine che prostra/ e della storia, favola mentita" [3].
Alcuni suoi personaggi insomma sono come pentiti della sofistica , quasi degli anticipatori di Totò Merumeni , il punitore di se stesso presentato da Gozzano in questi termini: "l'analisi e il sofisma fecero di quest'uomo/ciò che le fiamme fanno di un edificio al vento" (vv. 47-48).
“Ciò che rende caratteristici gli eroi euripidei è la tensione tra gli estremi della ragione e quelli dell’emozione. Se il razionalismo di Socrate, e poi di Platone, affermavano che il male ha la sua radice nell’ignoranza, dato che chi conosce ciò che sia bene non può fare altro che ricercarlo, per gli eroi euripidei vale invece ciò che ha scritto Tucidide (III, 45): “è impossibile che la natura umana, quando si slancia con avidità su qualche progetto, trovi un freno nella forza delle leggi o in qualche altra minaccia”[4].
giovanni ghiselli
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