Vediamo che cosa intende Nietzsche con apollineo e dionisiaco. L’inno
alla gioia di Schiller musicato da Beethoven dà un’immagine del dionisiacoHans Temple, Beethoven
“Sotto
l'incantesimo del Dionisiaco non solo si stringe il legame fra uomo e uomo, ma
anche la natura estraniata, ostile o soggiogata, celebra di nuovo la sua festa
di riconciliazione col suo figlio perduto, l'uomo. La terra offre
spontaneamente i suoi doni, e gli animali feroci delle terre rocciose e
desertiche si avvicinano pacificamente. Il carro di Dioniso è tutto coperto di
fiori e ghirlande: sotto il suo giogo si avanzano la pantera e la tigre. Si
trasformi l'inno alla gioia di Beethoven in un quadro e non si rimanga indietro
con l'immaginazione, quando i milioni si prosternano rabbrividendo nella
polvere: così ci si potrà avvicinare al dionisiaco. Ora lo schiavo è uomo
libero, ora s'infrangono tutte le rigide, ostili delimitazioni che la
necessità, l'arbitrio o la moda sfacciata hanno stabilite fra gli uomini. Ora,
nel vangelo dell'armonia universale, ognuno di sente non solo riunito,
riconciliato, fuso col suo prossimo, ma addirittura uno con esso, come se il
velo di Maia fosse stato strappato e sventolasse ormai in brandelli davanti
alla misteriosa unità originaria"[1].
“Tutti gli
uomini diventano fratelli” dice il testo. Questo inno alla gioia è stato
adottato come canto ufficiale dell’Unione europea.
Ma vediamo
meglio
L'Inno alla gioia è
originariamente un componimento giovanile di Friedrich Schiller (1759 - 1805).
Con questa ode Schiller intendeva esprimere la sua visione idealistica sullo
sviluppo di un legame di fratellanza fra le persone: «L'uomo è per ogni uomo un
fratello! Che tutti gli esseri si abbraccino! Un bacio al mondo intero!».
Beethoven
condivise questa visione e scelse di musicare la poesia di Schiller nel
movimento finale della sua Nona Sinfonia, che compose nel 1823. Il risultato fu
la famosa melodia dell''Inno alla gioia'.
An die Freude Freude,
schöner Götterfunken,
Wem der grosse Wurf gelungen, Froh, wie
seine Sonnen fliegen |
Alla gioia Gioia,
bella scintilla divina, L'uomo a
cui la sorte benevola, Lieti,
come i suoi astri volano |
|
"Con il termine "dionisiaco" si esprime: un impulso verso
l'unità, un dilagare al di fuori della persona, della vita quotidiana, della
società, della realtà, come abisso dell'oblio (…) un'estatica accettazione del
carattere totale della vita (…) la grande e panteistica partecipazione alla
gioia e al dolore, che approva e santifica anche le qualità più terribili e
problematiche della vita (…) Con il termine apollineo si esprime: l'impulso
verso il perfetto essere per sé, verso l'"individuo" tipico, verso
tutto ciò che semplifica, pone in rilievo, rende forte (…) Lo sviluppo
ulteriore dell'arte è legato all'antagonismo di queste due forze artistiche
della natura così necessariamente come lo sviluppo ulteriore dell'umanità è
legato all'antagonismo dei sessi. La pienezza della potenza e la moderazione,
la più alta affermazione di sé in una bellezza fredda, aristocratica, ritrosa:
l'apollinismo della volontà ellenica"[2].
Poco più avanti Nietzsche aggiunge che il greco dionisiaco ha bisogno
di divenire apollineo, ossia di spezzare la sua inclinazione verso l'immane e
l'incerto mediante una volontà di misura e ordine: “ Nel fondo del Greco c'è la
mancanza di misura, la caoticità, l'elemento asiatico: la prodezza del Greco
consiste nella lotta con il suo asiatismo: la bellezza non gli è donata, non
più della logica, della naturalezza dei costumi - esse sono conquistate,
volute, strappate - sono la sua vittoria"[3].
Bologna 15 gennaio 2021 ore 21, 15
giovanni ghiselli
p. s
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[1] F. Nietzsche, La nascita della
tragedia, capitolo 1.
[2] F. Nietzsche, Frammenti
postumi, Primavera 1888 - 14, p. 216.
[3] F. Nietzsche, Frammenti
postumi, Primavera 1888 - 14, p. 217.
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