Stazio nei primi versi della Tebaide scrive che non risalirà a fatti più antichi di quelli di Edipo: non racconterà la fondazione di Tebe, città rea, da parte di Cadmo che cercava affannosamente la sorella Europa per ordine del padre loro: il fenicio Agenore. No: limes mihi carminis esto-Oedipodae confusa domus (I, 16-17). Il poema dunque si avvierà partendo dalla confusa casa di Edipo. Mantengo anche in italiano il termine “confusa” piuttosto che tradurre “sconvolta”. Ora che vedo quello che succede in Italia nelle scuole, nel lavoro e soprattutto nel parlamento, credo che la confusione sia la madre e la base i tutti i mali.
La confusa domus di Edipo dunque ha mescolato le generazioni attraverso l’incesto, ha rovesciato l’amore dei fratelli Eteocle e Polinice in odio, ha lasciato insepolto il morto Polinice e ha fatto seppellire viva Antigone per ordine di Creonte. Qui da noi vediamo i lavoratori confusi e mescolati con i mendicanti, i medici infettati dai pazienti, vuote le sale degli spettacoli costruite perché si riempissero, e così via.
La confusione ribalta molti significati e valori. Raramente in senso positivo: per esempio non è negativo in sé il fatto che i ragazzi vogliano tornare a scuola. Ma anche gli studenti fanno confusione: confondono con i tempi poiché una riapertura affrettata porterebbe a una nuova lunga clausura.
Io credo che dovremmo reagire e cercare di porre rimedio a tanta confusione attraverso una totale, generosa solidarietà che porti aiuto a chi ne ha bisogno. Anche attraverso una patrimoniale. Sarebbe morale e anche utile e non rivoluzionario ma conservativo: la rivoluzione arriverà e pure cruenta, se i poveri diverranno sempre più numerosi e sempre più poveri.
Concludo. Osservo con cupa meraviglia chi invece è tanto insano da accrescere il caos sperando che il torbidume creato dal rimestare l’informe feccia fangosa gli porti una pescata miracolosa di vantaggi. Colui perderà anche il poco che gli rimane.
Traggo la metafora dai Cavalieri di Aristofane che allude alle trame dei demagoghi
Il Coro dei cavalieri aggredisce Paflagone-Cleone: lo chiama borborotavraxi" (307) mescola fango che hai sconvolto la città e l’hai assordata con le tue grida
Il male è sempre la confusione.
Più avanti il Salsicciaio Agoracrito dice al demagogo Paflagone: ti comporti come i pescatori di anguille, i quali le acchiappano, solo se mettono sottosopra il fango: “kai; su; lambavnei", h]n th;n povlin taravtth/" (v. 867), anche tu arraffi, se scompigli la città.
Similmente nelle Anime morte di Gogol’ (1842) un farabutto suggerisce di confondere le idee per rendere impossibile il compito di fare giustizia: “Confondere, confondere: e nient’altro (…) introdurre nel caso nuovi elementi estranei, che coinvolgano altri, complicare e nient’altro. E che si raccapezzi pure il funzionario pietroburghese incaricato. Che si raccapezzi (…) Mi creda, appena la situazione diventa critica, la prima cosa è confondere. Si può confondere, aggrovigliare tutto così bene che nessuno ci capirà nulla” (p. 375).
Bologna 14 gennaio 2021 ore 19, 38 giovanni ghiselli
p. s
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