PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUITeatro greco di Siracusa, Troiane
Argomenti
Leggere Euripide è utile a quanti vogliono trattare cause giudiziarie. Il
processo a Elena accusata da Ecuba nelle Troiane.
Euripide anticipa alcuni temi e aspetti della successiva letteratura
ellenistica.
Nelle Troiane di
Euripide. Ecuba controbatte Elena con abilità non minore: Euripide usa il
metodo dei Dissòi lògoi [1] impiegato pure nelle Antilogie perdute
di Protagora[2] il quale "fu il primo a sostenere
che intorno ad ogni argomento ci sono due asserzioni contrapposte tra
loro" come ricorda Diogene Laerzio (9, 51).
L'episodio delle Troiane è
“una specie di scena giudiziaria in cui entrambe le parti fanno uso di tutti i
mezzi avvocateschi”[3].
Infatti Quintiliano sostiene
che Euripide rispetto a Sofocle è di gran lunga più utile a coloro che si
preparano a trattare cause: “iis qui se ad agendum comparant utiliorem longe
fore Euripiden”.
Quindi spiega perché: “Namque is
et sermone (quod ipsum reprehendunt, quibus gravitas et cothurnus et sonus
Sophocli videtur esse sublimior) magis accedit oratorio generi et
sententiis densus et in iis quae a sapientibus tradita sunt paene ipsis par, et
dicendo ac respondendo cuilibet eorum qui fuerunt in foro diserti comparandus »,
infatti egli nel linguaggio (fatto stesso che rimproverano quelli cui sembra
più elevato il coturno e il tono di Sofocle) si avvicina di più al genere
oratorio ed è pieno di sentenze e in quelle che sono state tramandate dai
filosofi quasi pari a quelli stessi, e nel parlare e nel rispondere si deve
paragonare a ciascuno di quelli che furono facondi nel foro.
Tutto questo però non esclude il
pathos: “in adfectibus vero cum omnibus mirus tum in iis qui miseratione
constant facile praecipuus” [4], nei sentimenti del resto è straordinario
sia in generale sia particolarmente in quelli che sono fatti di compassione.
“Come creatore di un nuovo modo di
descrivere il pathos, Euripide si dimostra una volta di più
precursore dell’ellenismo: quando lo scritto Sul sublime lo
riconosce maestro nella rappresentazione del pathos della
follia e dell’amore (15, 3), definisce in tal modo due settori dominanti della
poesia ellenistica, e a questo contesto appartiene anche la nuova importanza
che assumono i ruoli assegnati ai bambini”[5].
Sentiamo ora l’inizio
dell'accusa di Ecuba: "Prima di tutto mi farò alleata delle tre dèe e
dimostrerò che costei non dice il giusto. Io infatti credo che Era e la vergine
Pallade non siano giunte a tanta stoltezza, per la quale una voleva vendere
Argo ai barbari, e Pallade che Atene un giorno fosse serva dei Frigi, se
davvero convennero sull'Ida ad una gara di bellezza per scherzo o civetteria.
Infatti per quale motivo una dèa, Era, avrebbe dovuto avere tanto desiderio di
bellezza? Forse per prendere uno sposo migliore i Zeus?
O sarebbe andata a caccia delle nozze
di qualcuno degli dèi Atena che chiese al padre di conservare la verginità
volendo schivare il letto nuziale?
Non rendere sceme le dèe per
abbellire la tua colpa: tu non convinci gli intelligenti. Hai detto che Cipride
- e questo è davvero molto ridicolo - è venuta al palazzo di Menelao con mio
figlio. Non avrebbe potuto portarti via a Ilio con la stessa Amicle[6] rimanendo tranquilla nel cielo?"
(vv.969 - 986).
Il fatto è che Paride era il più
bello
Nel terzo canto dell'Iliade glielo
ricorda Ettore con un rinfacciamento che smonta il pregio di tanta venustà se è
associata alla vigliaccheria.
In testa all'esercito troiano si fa
vedere Paride con l'aspetto di un dio (qeoeidhv" , v. 16), con pelle di pantera
sopra le spalle, arco ricurvo e spada; per giunta, il bellimbusto sfidava tutti
i campioni degli Achei squassando due lance a punta di bronzo. Ma quando
Menelao, contento della preda, saltò a terra dal carro per affrontarlo, il
bellone sbigottì in cuore e si ritirò presso i compagni. Allora Ettore lo
assalì chiamandolo Duvspari ei\do" a[riste, funesto Paride ottimo nell’aspetto , quindi gli
diede del donnaiolo (gunaimanev") e del seduttore (hjperopeutav v. 39), poi lo accusò di
smentire la bellezza esteriore con un cuore senza forza né valore (45), in
quanto era uomo capace di portare via le donne ai mariti bellicosi ma non di
affrontarli.
Allora Paride gli risponde di non
biasimarlo e non rinfacciargli i doni amabili dell'aurea Afrodite (mhv moi dw'r j
ejrata; provfere crusevh" jAfrodivth"", 64): nemmeno per te sono spregevoli i
magnifici doni degli dèi (qew'n ejrikudeva dw'ra, v. 65) che del resto nessuno può scegliersi.
Torniamo alle Troiane dove Ecuba accusa
Elena nel processo davanti a Menelao.
Seguono le accuse di sensualità e
avidità già riportate, quindi altre di mendacio: "affermi che mio figlio
ti portò via con la forza: chi degli Spartani se ne accorse? o quale grido
levasti, mentre il giovane Castore e il gemello erano vivi, non ancora tra gli
astri? (vv. 998 - 1001)
La vecchia regina per giunta
accusa Elena di opportunismo, di stare sempre dalla parte del
vincitore:"Quando poi giungesti a Troia e gli Argivi sulla tua orma, e
c'era la lotta di lance mortifere, se ti veniva annunciato che vittoriose erano
le gesta di questo
[7] esaltavi Menelao, perché mio figlio si
affliggesse di avere un grande rivale nell'amore. Se invece avevano successo i
Troiani, costui non era più nulla (oujde;n h\n o{de). Tu guardavi al successo[8]e stavi attenta a seguirlo, mentre non ti
curavi di andare con la virtù” (vv.1002 - 1009). Poi vengono altre imputazioni
meno interessanti. Infine c'è la richiesta della condanna: "Menelao,
perché tu sappia dove porterò il mio discorso, onora la Grecia uccidendo costei
in modo degno di te, e per le altre donne fissa questa legge: che debba morire
chiunque tradisca lo sposo"(Troiane, vv. 1029 - 1032).
Una richiesta che sembra venire
accolta da Menelao: “sarà come tu vuoi: infatti non si imbarcherà sulla nave
dove salirò io; e non dici male; giunta ad Argo la malvagia morrà malvagiamente
come si merita, e insegnerà a tutte le donne la temperanza (swfronei'n): questo invero non è facile;
comunque la morte di costei getterà nel timore la loro follia, pure se fossero
ancora peggiori"(vv. 1053 - 1059). Ma sappiamo tutti, anche dallo stesso
Euripide, che Elena se la caverà, mentre gli innocenti, quali Polissena o
Astianatte, vengono uccisi dai vincitori.
giovanni ghiselli
[1] "
Un testo che può definirsi la formulazione "relativistica" del
pensiero dei sofisti…Gli "agoni di discorsi" tucididei echeggiano
questa problematica, pur a mezzo secolo di distanza dai Dissoì lògoi… uno
scritto sofistico redatto verso il 450 o al più tardi 440" (S.
Mazzarino, Il pensiero storico classico, 1 pp. 258 ss.
[2] Nato
nella ionica Abdera intorno al 485 a. C., all'incirca coetaneo di Euripide dunque.
[3] A.
Lesky, Storia della letteratura greca, p. 502
[4] Quintiliano, Institutio
oratoria, X, 1, 67 - 68.
[5] Lesky,
Op. cit., p. 776.
[6] Borgo
a sud di Sparta, sulla sponda orientale dell’Eurota.
[7] Indica
Menelao
[8] "Le
donne non perdonano l'insuccesso", dice bene Kostantin, il ragazzo suicida
di Il gabbiano di Cechov (Atto secondo. Cechov è vissuto tra il
1860 e il 1904. Il gabbiano è del 1895.). Poi: "Se una
donna non tradisce, è perché non le conviene" sostiene Pavese (Il
mestiere di vivere , 31 ottobre 1938.) Infine:"Le puttane battono a
soldi. Ma quale donna si dà altro che a ragion veduta?" Il
mestiere di vivere , 17 gennaio 1938.)
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