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domenica 31 gennaio 2021

Padri e figli. La responsabilità della colpa collettiva nella famiglia e pure nella città

foto di Vittorio La Verde: Pasolini e la madre Susanna
Argomento

Le colpe dei padri ricadono sui figli?
Shakespeare, Plutarco, Eschilo, Sofocle, Pasolini

 
Un personaggio (senatore ateniese) del Timone d’Atene di Shakespeare (1605) sentenzia: “Crimes like lands/are not inherited” (V, 4), i delitti non si ereditano, come la terra. Lo dice ad Alcibiade che vorrebbe ogni Ateniese per le pene subite da loro.
 Alcibiade invece deve liberare il gregge dalle pecore rognose ma non uccidere tutti quanti.
Intanto Timone, il misantropo è morto da misantropo e Alcibiade ne onora la tomba.
 
Il misantropo Timone è preso da Plutarco il quale nella Vita di Alcibiade (16) racconta che Tivmwn oJ misavnqrwpo~ imbattutosi un giorno in Alcibiade  che tornava dall’assemblea popolare soddisfatto per un successo, non lo scansò come era solito fare con gli altri, ma anzi gli andò incontro, gli strinse la destra e gli disse: “fai bene ragazzo a crescere in potenza: mevga ga;r au[xei  kako;n a{pasi touvtoi~, così accresci di molto il male a tutti questi. Anche Timone non faceva distinzioni: le colpe nei suoi confroni erano collettive.
 
Un problema grande nell’uomo greco è quello della ereditarietà delle colpe dei padri. Sentiamone alcune espressioni:  Eteocle nei Sette a Tebe di Eschilo non è personalmente colpevole ma deve pagare le colpe di Laio e di Edipo
 Nel secondo stasimo di questa tragedia il coro di ragazze tebane canta: "dico la trasgressione antica/dalla rapida pena/che rimane fino alla terza generazione palaigenh' ga;r levgw - parbasivan wjkuvpoinon, aijw'na d j ejς trivton- mevnei:/quando Laio faceva violenza/ad Apollo il quale diceva tre volte,/negli oracoli Pitici dell'ombelico/del mondo, di salvare la città/morendo senza prole;/ma quello vinto dalla sua dissennatezza/generò il destino per sé,/Edipo parricida,/quello che osò seminare/il sacro solco della madre, dal quale nacque/radice insanguinata,/e fu la pazzia a unire/gli sposi dementi" (i Sette a Tebe, vv.742 - 757).
 
Nel primo commo, il  Coro dell ’Antigone di Sofocle deplora la catastrofe della ragazza con queste parole: "Avanzando verso l'estremità dell'audacia,/hai urtato, contro l'eccelso trono della Giustizia,/creatura, con grave caduta,/ del resto sconti una colpa del padre" (vv. 853-856).
 
 Secondo P. P. Pasolini le colpe dei padri  sono la complicità col vecchio fascismo e l’accettazione del nuovo fascismo. Perché tali colpe?
“Perché c’è - ed eccoci al punto - un’idea conduttrice sinceramente o insinceramente comune a tutti: l’idea cioè che il male peggiore del mondo sia la povertà e che quindi la cultura delle classi povere deve essere sostituita con la cultura della classe dominante. In altre parole la nostra colpa di padri consisterebbe in questo: credere che la storia non sia e non possa essere che la storia borghese [1].
"Il sistema migliore per rendere inoffensivi i poveri è insegnare loro a imitare i ricchi"[2].

 
giovanni ghiselli
 


[1] P. P. Pasolini, Lettere luterane, I giovani infelici, pp. 5-12.

[2] Carlos Ruiz Zafòn, L'ombra del vento, p. 187.

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