Sintesi estrema del mio metodo. Continuino a collaborare con me quelli cui piace il mio modo di lavorare
La mia proposta è partire dai testi migliori. Prendere prima un autore, poi altri, poi magari un genere o un argomento. Per quanto riguarda l’autore di avvio, bisogna partire da una citazione particolarmente bella e significativa della sua opera, ovviamente nella lingua originaria, quindi chiarire Omero con Omero come suggerisce Aristarco di Samotracia, e in seguito Omero con gli autori successivi che lo hanno riutilizzato o criticato: da Mimnermo a Joyce.
E così via: l’Antigone di Sofocle va chiarita prima con tutte le altre tragedie di Sofocle, poi con l’Anonimo Sul sublime, con la Tebaide di Stazio, con l’Antigone di Alfieri e così via.
Spiegare Euripide con Euripide, poi con Aristofane, con Seneca, con Nietzsche. Quindi spiegare Seneca con Shakespeare e con Alfieri. Insomma consiglio un metodo comparativo.
Si deve chiarire l’autore anche facendo conoscere la storia attraverso gli storiografi Erodoto, Tucidide, Senofonte, Polibio e Plutarco et ceteri, ovviamente, non per mezzo dei manuali. Si devono presentare pure la filosofia e la storia dell’arte.
I presocratici, Platone e le filosofie ellenistiche. Si possono confrontare i grandi personaggi della storia, come Alessandro Magno, con gli eroi dei testi e del mito. Sarà bene fare conoscere interpretazioni diverse, anche contrastive. L’eroe macedone per esempio è ben visto da Plutarco e Arriano e maltrattato da Livio, Seneca e Lucano.
Per quanto riguarda le arti figurative, il frontone occidentale del tempio di Zeus a Olimpia fa vedere la lotta tra il caos e il cosmo, tra la barbarie e la civiltà come si può leggere in molti testi letterari (i persiani di Eschilo, o l’ Ifigenia in Aulide e in Tauride di Euripide, per esempio).
Tutto va presentato in modo problematico come fanno i tragici, soprattutto Eschilo e Euripide perfino con un matricidio, quello di Oreste
Per essere ascoltati o letti, dobbiamo fare in nodo che i gli uditori, o i lettori, sentano che questi autori parlano di tutti noi e che conoscerli significa acquisire parole e idee attraverso le quali viene estesa e potenziata la stessa vita. Leggere i classici significa conoscere se stesso, secondo la scritta delfica kata; to; Delfiko;n gravmma per vedere se per caso siamo bestie più intricate e più invase da brame di Tifone o se siamo esseri viventi (zw`/on) più miti e semplici, partecipi per natura di una sorte divina e priva di superbia fumosa (Fedro, 230a)
Insomma dobbiamo emanciparci dai luoghi comuni della volgarità diffusa dall’ignoranza per diventare ciascuno chi davvero è, l’uomo umano che è, se lo è, come suggerisce Pindaro (gevnoio oi|o~ ejssiv" Pitica II v. 72).
Ognuno dovrebbe assumere l’identità propria e mettendo via quella gregaria.
Bologna 23 gennaio 2021 ore 13, 45
giovanni ghiselli
p. s
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