Il tramonto
poi la cena con IsabellaPaolo Cavallin, Tramonto in collina
Due attori
provavano una scena su un palcoscenico improvvisato. Ogni battuta, ogni
movimento lo ripetevano più e più volte.
Pensavo:
“alla fine, dentro ciascuna parola, in tutti i loro gesti espressivi e
naturali, se pure arriveranno a tale risultato, ci sarà un grande esercizio e
una disciplina ferrea. Niente di buono si ottiene senza tale impegno e tanto
spirito di sacrificio. Ricorda quanto hai dovuto studiare nel primo anno di
insegnamento al liceo Rambaldi di imola per attrarre la
piena attenzione degli allievi.
Esiodo mi ha insegnato che davanti al valore gli dei hanno posto
il sudore: "th'" d j ajreth'" iJdrw'ta qeoi;
propavroiqen e[qhkan"[1].
Nello scrivere devo trovare lo stile della naturalezza associata alla
bellezza: un linguaggio chiaro eppure non scontato e anche ricco di immagini.
Deve esprimere la forza della vita e inoltre contenere, in citazioni testuali o
in filigrana, tracce della cultura europea, il meglio, la carne viva dei
classici che mi hanno educato. Se non procederò metodicamente su questa via,
mescolerò solo pastrocchi da istrione, o da volgare, triviale mima che insulta
il pudore. Anche le cosiddette star dello spettacolo sono povere cose a due
gambe che invecchiano e muoiono del tutto se non sanno lasciare emozioni buone
e profonde in chi assiste ai loro spettacoli”.
Il sole intanto spariva sui colli. Mi aveva allietato ed ero felice al
pensiero che sarebbe tornato.
Quando la visione del tramonto che prometteva eternità, fu terminata,
entrai nel ristorante. Andai a sedermi con Isabella che mi teneva il posto.
Gliel’avevo chiesto dicendole che non potevo entrare se prima non avessi visto
il sole calato del tutto secondo un’abitudine presa da quando ero bambino.
Aveva capito, forse anche apprezzato. La ragazza mi domandò che cosa avessi
pensato mentre, osservando lo spofondarsi del sole, mi immergevo in me stesso
come un palombaro. Le risposi che avevo rievocato un passato felice mentre
avevo tanti dubbi su un futuro incerto.
“Con Ifigenia? “ domandò
“Sì. Sul resto invece sono sicuro.”
“Ti consiglio di chiedere spiegazioni a lei prima di fare tante ipotesi,
immagino anche di abominio: può non avere scritto per tanti motivi e devi
farteli dire.”
“Ti ringrazio, Isabella: sei equilibrata, buona e carina come sempre, e
ascoltarti mi aiuta. Comunque non preoccuparti per me: io sono ottimista e
credo che tutto andrà per il meglio, in qualsiasi modo vada. Il mio destino è
buono siccome non sono cattivo”
“Ora sei davvero te stesso e non reciti, gianni” disse Isabella, poi
parlammo di altro, forse di scuola.
Bologna 26 gennaio 2021, ore 11, 45
giovanni ghiselli
p. s
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[1] Opere e giorni, v. 289.
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