martedì 26 gennaio 2021

Debrecen 1979. 82

Paolo Cavallin, Tramonto in collina
Il tramonto poi la cena con Isabella

 

Due attori provavano una scena su un palcoscenico improvvisato. Ogni battuta, ogni movimento lo ripetevano più e più volte.

Pensavo: “alla fine, dentro ciascuna parola, in tutti i loro gesti espressivi e naturali, se pure arriveranno a tale risultato, ci sarà un grande esercizio e una disciplina ferrea. Niente di buono si ottiene senza tale impegno e tanto spirito di sacrificio. Ricorda quanto hai dovuto studiare nel primo anno di insegnamento al liceo Rambaldi di imola per attrarre  la piena  attenzione degli allievi.

 Esiodo  mi ha insegnato che davanti al valore gli dei hanno posto il sudore: "th'" d j ajreth'" iJdrw'ta qeoi; propavroiqen e[qhkan"[1].

Nello scrivere devo trovare lo stile della naturalezza associata alla bellezza: un linguaggio chiaro eppure non scontato e anche ricco di immagini. Deve esprimere la forza della vita e inoltre contenere, in citazioni testuali o in filigrana, tracce della cultura europea, il meglio, la carne viva dei classici che mi hanno educato. Se non procederò metodicamente su questa via, mescolerò solo pastrocchi da istrione, o da volgare, triviale mima che insulta il pudore. Anche le cosiddette star dello spettacolo sono povere cose a due gambe che invecchiano e muoiono del tutto se non sanno lasciare emozioni buone e profonde in chi assiste ai loro spettacoli”.

Il sole intanto spariva sui colli. Mi aveva allietato ed ero felice al pensiero che sarebbe tornato.

 

Quando la visione del tramonto che prometteva eternità, fu terminata, entrai nel ristorante. Andai a sedermi con Isabella che mi teneva il posto. Gliel’avevo chiesto dicendole che non potevo entrare se prima non avessi visto il sole calato del tutto secondo un’abitudine presa da quando ero bambino. Aveva capito, forse anche apprezzato. La ragazza mi domandò che cosa avessi pensato mentre, osservando lo spofondarsi del sole, mi immergevo in me stesso come un palombaro. Le risposi che avevo rievocato un passato felice mentre avevo tanti dubbi su un futuro incerto.

“Con Ifigenia? “ domandò

“Sì. Sul resto invece sono sicuro.”

“Ti consiglio di chiedere spiegazioni a lei prima di fare tante ipotesi, immagino anche di abominio: può non avere scritto per tanti motivi e devi farteli dire.”

“Ti ringrazio, Isabella: sei equilibrata, buona e carina come sempre, e ascoltarti mi aiuta. Comunque non preoccuparti per me: io sono ottimista e credo che tutto andrà per il meglio, in qualsiasi modo vada. Il mio destino è buono siccome non sono cattivo”

“Ora sei davvero te stesso e non reciti, gianni” disse Isabella, poi parlammo di altro, forse di scuola.

 

Bologna 26 gennaio 2021, ore 11, 45

giovanni ghiselli

p. s

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[1] Opere e giorni, v. 289.

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