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Il mito decade quando viene storicizzato o attualizzato. La ragione non
deve soffocare l’istinto. Nietzsche e Leopardi
Il
mito era già stato messo in discussione dalla “pretesa della religione alla
fondatezza storica”. Poi con la tragedia, quella di Eschilo, esso si risollevò:
“Questo mito morente fu afferrato allora dal rinato genio della musica
dionisiaca; e in mano sua esso fiorì ancora una volta, con colori quali non
aveva mai mostrati, con un profumo che suscitava uno struggente presentimento
di un mondo metafisico”[1].
Ma poi
giunse Euripide a dargli il colpo di grazia che aprì la strada a tutti “i
beffardi Luciani” dell’antichità: “Che cosa volevi, empio Euripide, quando
cercasti di costringere ancora una volta questo morente a servirti? Morì tra le
tue braccia violente, e allora sentisti il bisogno di un mito imitato,
mascherato, che come la scimmia di Ercole sapeva oramai soltanto adornarsi con
l’antica pompa. E come per te moriva il mito, moriva per te anche il genio
della musica: per quanto tu saccheggiassi con avide mani tutti i giardini della
musica, anche così giungesti solo a una musica imitata e mascherata. E poiché avevi
abbandonato Dioniso, anche Apollo abbandonò te”[2].
Nietzsche
ravvisa una connessione tra Euripide e Socrate, una collaborazione cui già
alludevano gli antichi : “Che Socrate avesse uno stretto legame di tendenza con
Euripide, non sfuggì nell’antichità in quel tempo; e l’espressione più
eloquente di questo fiuto felice è quella leggenda circolante ad Atene, secondo
cui Socrate aiutava Euripide a poetare”[3]. Diogene Laerzio[4] riporta questa credenza diffusa per la
quale Socrate avrebbe collaborato con Euripide nella composizione delle
tragedie. L’autore delle Vite dei filosofi cita alcuni autori,
tra i quali Aristofane delle Nuvole prime (fr. 376 Kock) che
denunziano questo fatto[5].
Socrate è
visto da Nietzsche come il nemico dell’istinto, o come un individuo
dall’istinto rovesciato: “Mentre in tutti gli uomini produttivi l’istinto è
proprio la forza creativa e affermativa, e la coscienza si comporta in maniera
critica e dissuadente, in Socrate l’istinto si trasforma in un critico, la
coscienza in una creatrice - una vera mostruosità per defectum! Più
precisamente noi scorgiamo qui un mostruoso defectus di ogni
disposizione mistica, sicché Socrate sarebbe da definire come l’individuo specificamente non
mistico, in cui la natura logica, per una superfetazione, è sviluppata in
modo tanto eccessivo quanto lo è quella sapienza istintiva nel mistico”[6]. Quest’idea non verrà rinnegata più avanti
da Nietzsche come altri aspetti[7] di questo scritto giovanile.
In Ecce
homo[8] il filosofo ne rivendica le due “
innovazioni decisive: intanto la comprensione del fenomeno dionisiaco fra
i Greci - il libro ne dà la prima psicologia, vedendo in esso la radice una di
tutta l’arte greca. L’altra è la comprensione del socratismo: Socrate come
strumento della disgregazione greca, riconosciuto per la prima volta come
tipico décadent. “Razionalità” contro istinto. La
“razionalità” a ogni costo come violenza pericolosa che mina la vita!”[9].
Altrettanto Leopardi: “Dicasi quel che si vuole.
Non si può esser grandi se non pensando e operando contro ragione, e in quanto
si pensa e opera contro ragione, e avendo la forza di vincere la propria
riflessione, o di lasciarla superare dall’entusiasmo, che sempre e in qualunque
caso in essa trova un ostacolo, e un nemico mortale, e una virtù estinguitrice
e raffeddratrice. (22 agosto 1822). ” (Zibaldone, 2610).
E più avanti
: “La ragione ( …) rende impotente colui che l’usa (…) ella rende piccoli e
vili e da nulla tutti gli oggetti sopra i quali ella si esercita, annulla il
grande, il bello, e per così dir la stessa esistenza, è vera madre e cagione
del nulla, e le cose tanto più impiccoliscono quanto ella cresce” (2942).
Bologna 14
gennaio 2021
giovanni
ghiselli
[1] La nascita
della tragedia , capitolo 10.
[2]La nascita
della tragedia , capitolo 10.
[3] La nascita
della tragedia , capitolo 13
[4] Autore delle Vite dei filosofi,
comunemente datate verso la metà del III secolo d. C.
[5] Vite dei filosofi, II, 5, 18.
[6] La nascita
della tragedia , capitolo 13.
[7] Hegeliani e schopenhaueriani
[8] Del 1888.
[9] F. Nietzsche, Ecce homo,
la nascita della tragedia, 1
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