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Greci e barbari in Euripide
Certo è che Euripide non arriva a negare tutte le differenze tra Greci
e non Greci. Nelle ultime tragedie anzi l'atteggiamento è del tutto contrario
ai barbari, probabilmente per criticare l'alleanza degli Spartani con i
Persiani: oltre l'Ifigenia in Aulide già ricordata a questo proposito,
anche l'Elena mette in cattiva luce i non Greci rappresentando
Teoclimeno, re d’Egitto, come un personaggio negativo; e l'Ifigenia fra
i Tauri[1],
con parole della stessa figlia di Agamennone condanna tutta la razza dei Tauri[2] per
la pratica dei sacrifici umani, mentre assolve gli dèi dall’accusa di avere
gustato le carni di Pelope, come aveva già fatto Pindaro nell’Olimpica I:
"io credo che questi indigeni, essendo loro degli omicidi, attribuiscano
la propria depravazione alla dea; infatti nessun male può essere proprio della
divinità" (vv.389 - 391).
Euripide comunque parteggia per gli oppressi, sicché nelle tragedie
"troiane"(Andromaca, Ecuba, Troiane ) , un poco per il
fatto che questi drammi rappresentano la pena di donne vinte, un poco perché
anche nell'anno della più recente[3] non esisteva
l'intesa tra Spartani e Persiani, le umane e vessatissime barbare possono dare
prova di superiorità morale sulle Greche, e particolarmente, è ovvio, sulle
Lacedemoni.
Nelle Troiane Andromaca accusa i Greci che hanno deciso di
ucciderle il figlio il quale cerca rifugio neosso;~
wJseiv, come un uccellino, sotto le ali della madre (v.
751).
I veri barbari e autori di barbarie sono i Greci nell’accusa della madre
dolorosa: “w\ bavrbar j ejxeurovnte~ [Ellhne~ kakav - tiv tonde
pai`da kteivnet j oujde;n ai[tion;” (vv. 764 - 765),
o Greci che avete escogitato barbari orrori, perché ammazzate questo bambino
che non è colpevole di nulla?
Nella tragedia Andromaca invece la vedova di Ettore viene
rimproverata dalla rivale Ermione in questi termini: "Disgraziata, sei
giunta a tal punto di pazzia tu che trovi il coraggio di dormire con il figlio
di un padre che ammazzò il tuo sposo e di generare figli dal suo
assassino" (vv. 170 - 173); un comportamento sessuale disinvolto secondo
Ermione, e assimilato in un unico biasimo all'endogamia e alla crudeltà
barbarica: "tale infatti è la razza dei barbari: il padre si unisce con la
figlia e il figlio con la madre, la sorella con il fratello, i più stretti
parenti sguazzano nella strage, senza che la legge impedisca alcuno di questi
misfatti" (vv. 173 - 176).
Nell’ Elena, nell’ Ifigenia fra i Tauri, e nell’Ifigenia
in Aulide i barbari torneranno a essere i non Greci per il fatto che
dal 412 fu stipulata una xummaciva tra il re
dei Persiani e gli Spartani contro Atene (cfr. Tucidide, VIII, 18).
Nel libretto di Andrea Leone Tottola, musicato da Gioacchino Rossini,
Ermione inveisce contro la rivale, di cui è innamorato Pirro, gridando: “Ed osa
tanto/Un avanzo di Troia?” (Ermione, I, 4).
giovanni ghiselli
[1] Del 414.
[2] Collocata
nell'attuale Crimea.
[3] Le Troiane
del 415.
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