martedì 26 gennaio 2021

Plutarco e Shakespeare. 2. Le parole migliori nell’ordine migliore

Jean André Rixens, Morte di Cleopatra
Plutarco Vita di Antonio e Shakespeare Antonio e Cleopatra  del  1606-7


La nobiltà nella morte. Cleopatra


La bellezza e la dignità della morte vengono anteposte da Cleopatra, l'ultima dei Tolomei, alla degradazione della vita: lo capisce l'ancella Carmione la quale, al soldato che, vedendo il cadavere della regina, le ha domandato: "kala; tau'ta Cavrmion;" è bello questo?, risponde con il suo ultimo fiato: "kavllista me;n ou\n kai; prevponta th'/ tosouvtwn ajpogovnw/ basilevwn" è bellissimo e si confà a una donna che discende da re tanto grandi.(Plutarco, Vita di Antonio, 85, 8), 

Lo stesso personaggio, l'ancella dell'Antonio e Cleopatra (1606-1607) di Shakespeare, all'ottuso guardiano (First Guard) che le ha posto la medesima domanda retorica (Charmian, is this well done?), replica: "It is well done, and fitting - Middle English fete. well done - lat. factus - for a princess - Descended - descendere de-scandere of so many roya l- regalis - kings. Ah, soldier!-solidus moneta aurea di età imperiale (5, 2)", è ben fatto e adatto a una sovrana discesa da tanti nobili re. Ah soldato!

 

John Middleton Murry (in Shakespeare, trad. it. Einaudi, 1953) rileva la regalità di Cleopatra e quella di Antonio nell' Antonio e Cleopatra di Shakespeare.

Cleopatra ricorda regalmente la regalità di Antonio vivo, come lo vede morto: "Cleopatra stessa rimane soffusa di uno splendore di tramonto e la sua dignità nella morte viene rivestita della maestà dei cieli. La disposizione delle parole è magica: dà valore e rilievo a quella definizione della poesia data dal Coleridge: "le parole migliori nel miglior ordine" prose: words in their best order; poetry: the best words in the best order

"Quest'ordine  è tale che ogni rilievo confluisce in quella parola "regale" (p. 351)

Regalità e lealtà, procedono allora di pari passo; e colui ch'è leale, diviene regale  per la sua lealtà". Cfr. anche Antigone e Aiace di Sofocle e pure Polissena nell'Ecuba di Euripide per la dignità e la nobiltà nella morte.

Soltanto nella bellezza si può tollerare il dolore di vivere, afferma  Polissena quando antepone una morte dignitosa a una vita senza onore: to; ga;r zh'n mh; kalw'~ mevga~ povno~, (Euripide, Ecuba , v. 378),  vivere senza bellezza è un grande tormento.

 

Il culto della bellezza nella vita e nella morte non manca in Sofocle: Antigone dice a Ismene: ma lascia che io e la pazzia che spira da me/soffriamo questa prova tremenda: io non soffrirò/nulla di così grave da non morire nobilmente"peivsomai ga;r ouj - tosou`ton oujden w{ste mh; ouj kalw`~ qanei`n ( Antigone, vv. 95-97).

 

 Aiace   risponde al corifeo ajll j h] kalw'" zh'n h] kalw'" teqnhkevnai-- to;n eujgenh' crhv" ma il nobile deve o vivere con stile, o con stile morire (Sofocle, Aiace vv.479-480):".

 

La dignità nell’insuccesso

Neottolemo, il figlio schietto dello schietto Achille, dice al subdolo Odisseo del Filottete :"

bouvlomai d j, d' , a[nax, kalw'" - drw'n ejxamartei'n ma'llon h]  nika'n kakw'" " (vv. 94-95), preferisco, sire, fallire agendo con nobiltà che avere successo nella volgarità.

 

La  regalità di Cleopatra, del suo fascino,  è messa in evidenza anche da Plutarco 

Il quale scrive che la la sua bellezza in sé -auJto; to; kavllo"- non era proprio incomparabile-ouj pavnu dusparavblhton. - dus parabavllw - getto di fianco, paragono - né tale da stordire quelli che la vedevano - oujd j oi|on ejkplh'xai tou;" ijdovnta" - ma la sua compagnia aveva una presa dalla quale non si poteva fuggire-ajfh;n  (a[ptw)  dj ei\cen hJ sundiaivthsi" a[fukton (Plutarco, Vita di Antonio, 27).

 

L’essenza della regalità è qualche cosa che rende l’uomo più uomo, cioè più buono. Nel Mercante di Venezia, Porzia dice che la clemenza adorna il monarca sul trono meglio della sua corona poiché lo scettro è l’emblema del potere terreno e in esso risiedono il timore e la paura che ispirano i re, but mercy is above the sceptred sway, ma la misericordia è al di sopra del potere scettrato. Essa ha il suo trono nel cuore dei re ed è un attributo del Dio stesso, it is an attribute to God himself (IV, 1, 188-197).

In questa essenza della regalità vi è l’idea della comunione fra gli uomini.

 

Antonio e Cleopatra immortalano la loro regalità perseverando nella loro diversità dai politici usuali.

 Viene in mente il Vangelo di Matteo: “et eritis odio omnibus propter nomen meum; qui autem perseveraverit usque in finem, hic salvus erit”, oJ de; ujpomeivna" eij" tevlo" ou|to" swqhvsetai (N. T. 10, 22).

 

Cleopatra affronta la morte per non perdere la propria identità diventando schiava di Ottaviano e non assimilarsi alla canaglia che l’ha tradita asservendosi al vincitore come ha fatto Seleuco cui la regina dice: “se tu fossi uomo, avresti pietà di me –wert thou a man, thou wouldst have mercy on me” V, 2, 173-174).

 

Infatti nell’Edipo a Colono di Sofocle, Teseo dice a Edipo cieco, vagabonfo e accattone : ti aiuto in quanto so di essere uomo, (e[xoid j ajnh;r w[n, v. 567) e so che del domani nessun attimo appartiene più a me che a te"(vv.567-568).

  

Il defemminilizzarsi autodistruttivo

Piuttosto che vedersi vilipesa da littori e istrioni che rappresenteranno Antonio come ubriaco e che essere costretta ad assistere a qualche giovanotto il quale travestito da becera Cleopatra, squittendo squeaking Cleopatra avvilirà la sua grandezza raffigurandola in the posture of a whore  nell’atteggiamento di una prostituta, (V, 2, 214-219), la donna regale, la donna non comune decide di uccidersi. Non ha più dubbi: “My resolution is placed, and I haved nothing of woman in me: now from head to foot I am a marble-constant; now the fleeting moon non planet of mine” (V, 2, 238-241), adesso la luna incostante non è il mio pianeta.

 

Il defemminilizzarsi distruttivo

Cfr. Lady Macbeth che vuole defemminilizzarsi quando invoca gli spiriti che apportano pensieri di morte: "unsex me here", snaturatemi il sesso ora, e riempitemi dalla testa ai piedi della crudeltà più orrenda (of direst cruelty). Il sangue di cui gronda la tragedia, nel suo corpo deve  addensarsi e chiudere ogni via di accesso al rimorso ( Macbeth, I, 5).

Cfr. pure la Medea di Seneca la quale pensa di incenerire l'istmo di Corinto e di assumere la ferocia massima negando la propria femminilità: "pelle femineos metus/et inhospitalem Caucasum mente indue./ " (vv. 42-44, scaccia le paure femminili e indossa mentalmente il Caucaso inospitale, dice a se stessa.

Lady Macbeth e Medea vogliono uccidere altre persone, Cleopatra  solo la schiava che diventerebbe ella stessa, donna regale, dopo la vittoria di Ottaviano, e lo fa con regalità: the stroke of death is as a lover's pinch (V, 2, 294), il tocco della morte è come il pizzicotto di un amante.

 

giovanni ghiselli

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