Lo Starnberger See
Le due nuotate nel Balaton mi sarebbero tornate in mente la sera del 17 aprile 1981 quando, seduto con Ifigenia sulla riva destra dello Starnberger See, entrambi senza proferire verbo, guardavamo la croce di ferro che indica il luogo sacro dell’annegamento rituale del bellissimo re invertito a mostro pazzo e deforme. Vedevamo un cigno girare intorno all’ombelico della Baviera dove il sovrano lunatico, immolato quale vittima sacrificale, cessò di soffrire riconsacrandosi re, contemplavamo l’ultimo spicchio di sole che si inabissava tra colli scuri sovrastati dal cielo purpureo che colorava di sangue l’acqua increspate dal lago, spiavamo con rapidi sguardi obliqui ciascuno il volto dell’altro, divenuto cupo, sospettoso e ostile dopo due anni e mezzo di incomprensioni, malizie e menzogne.
Allora mi sovvenni dei bagni nel lago ungherese, dell’amore di Elena, delle gioie ricevute e date con Ifigenia nei mesi felici del nostro inverno magico, e mi si strinse il cuore.
A un certo punto su un colle davanti a noi si accese una fiaccola e io ruppi il silenzio dicendo: “viximus insignes inter utramque facem"[1]. Intendevo la fiaccola chiara delle nozze di novembre e quella fumosa del funerale di agosto che offuscò tutte le nostre gioie poi le fece acerbamente annegare. Come Ludwig II di Baviera. Eravamo andati a vederne i castelli per commemorare lui e il tempo buono del nostro amore dopo avere visto il film di Visconti che ci commosse e ci aveva rimessi in contatto fortemente sentito per qualche giorno.
Bologna 22 gennaio 2021 0re 10, 15
giovanni ghiselli
p.s.
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