NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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mercoledì 6 gennaio 2021

Eschilo. "Prometeo incatenato", X

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Argomenti

Prometeo ha creato confusione infondendo negli uomini cieche speranze. Il male del ferro e dell'oro scoperti da Prometeo. Contro la guerra, in particolare quella combattuta con armi da fuoco

 

La quintessenza di molti mali è spesso il disordine e la confusione: Solone nell’Elegia alle Muse distingue due tipi di plou'to":

“La ricchezza che danno gli dèi, è solida/per l'uomo dall'ultimo fondo alla cima;/ quella cui vanno dietro gli uomini spinti dalla prepotenza, non arriva/con ordine (ouj kata; kovsmon - e[rcetai), ma siccome obbedisce alle azioni ingiuste,/segue di malavoglia, e presto vi si mescola l'acciecamento” (fr. 1D. vv. 9 - 13).

 Secondo Teognide “la confusion delle persone” è dovuta al denaro: “Onorano il denaro: e un nobile sposa la figlia di un plebeo e un plebeo quella di un nobile: la ricchezza ha mescolato le stirpi.” (Silloge, vv. 183 - 190).

 Nei Cavalieri (424 a. C) di Aristofane, Cleone è chiamato “borborotavraxi” (v. 307), il mescola - fango; egli si comporta come i pescatori di anguille i quali, se mettono sottosopra il fango, le acchiappano: “kai; su; lambavnei", h]n th;n povlin taravtth/" (v. 867), anche tu arraffi, se scompigli la città, gli fa il salsicciaio.

 La mescolanza di genti diverse nella Firenze del Trecento suscita lo sdegno di Dante: “Sempre la confusion delle persone/principio fu del mal della cittade” (Paradiso , XVI, 67 - 68).

 

 Nelle Anime morte di Gogol’ (1842) un farabutto suggerisce di confondere le idee per rendere impossibile il compito di fare giustizia: “Confondere, confondere: e nient’altro (…) introdurre nel caso nuovi elementi estranei, che coinvolgano altri, complicare e nient’altro. E che si raccapezzi pure il funzionario pietroburghese incaricato. Che si raccapezzi (…) Mi creda, appena la situazione diventa critica, la prima cosa è confondere. Si può confondere, aggrovigliare tutto così bene che nessuno ci capirà nulla” (p. 375).

 

 Ancora a proposito di confusione, C. Marx, commenta Shakespeare[1] scrivendo che nel denaro il grande drammaturgo inglese rileva:"la divinità visibile, la trasformazione di tutte le caratteristiche umane e naturali nel loro contrario, la confusione universale e l'universale rovesciamento delle cose"[2].

 

Il male del ferro e dell'oro. Altre invenzioni di Prometeo. Contro la guerra

Erodoto, nei capitoli 67 - 68 del primo libro delle Storie racconta che gli Spartani al tempo di Creso erano riusciti a sconfiggere i Tegeati solo dopo essere ricorsi alla Pizia di Delfi la quale, interrogata, aveva risposto che dovevano riportare in patria le ossa di Oreste. E siccome i Lacedemoni non le trovavano, erano tornati a chiederle aiuto. Ella allora aveva cantato, in esametri: "c'è in Arcadia una Tegea, in luogo piano,/dove due venti soffiano per possente necessità,/ e colpo e contraccolpo, e male su male si posa" (kai; tuvpo" ajntivtupo", kai; ph'm j ejp jphvmati kei'tai, I, 67, 4). Lì era sepolto Oreste e di lì bisognava portarlo via per vincere i Tegeati. Fu Lica , uno dei benemeriti ( tw'n ajgaqoergw'n I, 67, 5), specie di ambasciatori, a trovarlo , avvalendosi del caso e della sua sapienza[3] (kai; suntucivh/ crhsavmeno" kai; sofivh/, I, 68, 1). Quest'uomo dunque, andato a Tegea ed entrato in una fucina osservava la lavorazione del ferro e aveva un'aria di meraviglia mentre guardava (ejn qwvmati h\n oJrevwn I, 68, 1). Il fabbro allora gli disse che lui aveva ragioni più forti per meravigliarsi: infatti, scavando nel suo cortile per fare un pozzo, aveva trovato un'urna con un cadavere di sette cubiti, ossia lungo più di tre metri. Quindi lo aveva riseppellito. Allora Lica congetturava che quelli fossero i resti di Oreste. Infatti osservando i due mantici trovava che erano i venti (ajnevmou" eu{riske ejovnta", I, 68, 4), l'incudine e il martello erano il colpo e il contraccolpo (tovn te tuvpon kai; to;n ajntivtupon), e, il ferro lavorato, il male posato su male (to; ph'ma ejpi; phvmati keivmenon) desumendolo più o meno dal fatto che il ferro è stato inventato per il male dell'uomo: " ejpi; kakw'/ ajnqrwvpou sivdhro" ajneuvrhtai".

In Catullo c’è una maledizione dei Calibi, una popolazione della costa del Mar Nero della quale si diceva che avesse scoperto la lavorazione del ferro che nel tempo di Tolomeo III tempo aveva tagliato la chioma di Berenice. I crines stessi lanciano l’imprecazione: “ Quid facient crines, cum ferro talia cedant? Iupiter, ut Chalibon omne genus pereat/et qui principio sub terra quaerere venas/institit ac ferri fingere duritiem” (66, 47 - 50), cosa faranno i capelli, se tali colossi[4] cedono al ferro? Giove, che tutta la razza dei Calibi vada in malora, e chiunque per primo si mise a esplorare le vene sotto la terra e a foggiare la durezza del ferro!

 

Contro la guerra, soprattutto quella combattuta con le armi da fuoco. Prefigurazione di Ovidio. Poi Cervantes, Guicciardini, Ariosto, Leopardi, Ermanno Olmi. 

 Ancora più nocivo del ferro, e decisivo per la decadenza dell'umanità, è stato l'oro secondo Ovidio : “ effondiuntur opes, inritamenta malorum; / iamque nocens ferrum ferroque nocentius aurum/ prodierat: prodit bellum, quod pugnat utroque,/sanguineaque manu crepitantia concutit arma” (Metamorfosi, I, 140 - 143), si estraggono dalla terra le ricchezze, stimolo dei mali; e già il ferro funesto[5] e, più funesto del ferro, l'oro era venuto alla luce : venne alla luce la guerra, che combatte con l'uno e con l'altro, e con mano sanguinaria scuote ordigni che scoppiano.

Ho tradotto come se Ovidio avesse pefigurato le armi da fuoco che Don Chisciotte non mancherà di esecrare come falso progresso: “Felici e benedetti i secoli che non conobbero la furia di questi indemoniati strumenti dell’artiglieria, il cui inventore dev’essere senza dubbio nell’inferno, a goder il premio della sua diabolica invenzione, mercé la quale il braccio d’un infame codardo può cagionar morte d’un valoroso cavaliere, che una palla fuorviata, arrivatagli, non si sa come né di dove, colpisce in pieno ardore del coraggio onde sono accesi e animati petti eroici, mentre forse colui che l’ha sparata fugge sgomentato dal lampo di fuoco prodotto, nello sparo, da quella maledetta macchina”[6].

 

Le armi da fuoco deprecate da Guicciardini e da Ariosto 

Nella Storia d’italia Guicciardini punta l’attenzione sulla vera novità della guerra: le armi da fuoco, trascurate da Machiavelli anche nell’Arte della guerra

Guicciardini ne prova orrore e riprovazione

Chiama peste questa innovazione trovata molti anni innanzi in Germania, poi i franzesi ne divennero i massimi beneficiari.

“Questo più tosto diabolico che umano instrumento” (p. 85)

 

Anche Ariosto depreca le armi da fuoco

Nel IX canto Orlando lancia una deprecazione contro l’archibugio:

“O maledetto, o abominoso ordigno

Che fabricato nel tartareo fondo

Fosti per man di belzebù Maligno

Che ruinar per te disegnò il mondo,

all’inferno, onde uscisti, ti rasigno.

Così dicendo, lo gittò in profondo (Orlando Furioso, XCI, 1 - 4)

 

 “Come trovasti, o scelerata e brutta

invenzion mai loco in uman core?

Per te la militar gloria è distrutta,

per te il mestier de l’arme è senza onore;

per te è il valor e la virtù ridutta,

che spesso par del buono il rio migliore:

non più la gagliardìa, non più l’ardire

per te può in campo al paragon venire

 

Per te son giti et anderan sotterra

tanti signori e cavalieri tanti,

prima che sia finita questa guerra,

che il mondo, ma più Italia ha messo in pianti;

che s’io v’ho detto, il detto mio non erra,

che ben fu il più crudele e il più di quanti

mai furo al mondo ingegni empi e maligni,

ch’imaginò sì abominosi ordigni (Orlando Furioso, XI, XXVI e XXVII)

 

Su questo argomento può citare anche Leopardi: “L’invenzione e l’uso delle armi da fuoco, ha combinato perfettamente colla tendenza presa dal mondo in ordine a qualunque cosa, e derivata naturalmente dalla preponderanza della ragione e dell’arte, colla tendenza, dico, di uguagliare tutto. Così le armi da fuoco, hanno uguagliato il forte al debole, il grande al piccolo, il valoroso al vile, l’esercitato all’inesperto, i modi di combattere delle varie nazioni: e la guerra ancor essa ha preso un equilibrio, un’uguaglianza che sembrava contraria direttamente alla sua natura. E l’artifizio, sottraendo alla virtù e agguagliandola, e anche superandola e rendendola inutile, ha pareggiato gli individui, tolta la varietà (…) infine ha contribuito sommamente anche per questa parte a mortificare il mondo e la vita” (Zibaldone, 659 e 660).

“Per l’invenzione della polvere l’energia che prima avevano gli uomini si trasportò alle macchine, e si trasformarono in macchine gli uomini, cosicché ella ha cangiato, essenzialmente il modo di guerreggiare” (Zibaldone 978).

 Infine si può ricordare anche il film di Ermanno Olmi Il mestiere delle armi.


Tibullo [7] attribuisce la colpa della guerra al vizio dell'oro:" Quis fuit horrendos primus qui protulit enses?[8]/Quam ferus et vere ferreus ille fuit!// Tum caedes hominum generi, tum proelia nata,/tum brevior dirae mortis aperta via est.// An nihil ille miser meruit; nos ad mala nostra/vertimus, in saevas quod dedit ille feras?//Divitis hoc vitium est auri, nec bella fuerunt,/faginus adstabat cum scyphus ante dapes " (I, 10, 1 - 8), Chi per primo ha tirato fuori le orrende spade? Oh quanto feroce e davvero ferreo[9] fu quello! Allora la strage nacque per il genere umano, allora la guerra, allora più breve si è aperta la via della morte tremenda. Oppure quel disgraziato non ebbe colpa; ma noi volgemmo a nostro danno quello che egli ci diede contro le belve feroci?

Questa è colpa del ricco oro, e non c'erano guerre quando una coppa di faggio stava davanti alle vivande. Era già l'età del business .

 

Anche Platone considera l’oro promotore di mali.

Vediamo cosa dice l'Ateniese nelle Leggi: "Poveri per questo motivo non erano, né, costretti dalla povertà, divenivano discordi tra loro; e nemmeno ricchi divennero mai in quanto privi di oro e di argento (…) nella società in cui non sia presente né ricchezza né povertà, direi che i costumi potrebbero essere nobilissimi: infatti violenza, né ingiustizia, né gelosie né invidie possono nascervi. Erano buoni in grazia di questa vita e di quella che

si dice semplicità” (679b - c). 

 

Bologna 7 gennaio 2021 ore 8

giovanni ghiselli

 

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[1] Il quale nel Timone d'Atene chiama l'oro "comune bagascia del genere umano"; l'universale mezzana che "profuma e imbalsama come un dì di Aprile quello che un ospedale di ulcerosi respingerebbe con nausea" (IV, 3)

[2] Manoscritti economico - filosofici del 1844, p. 154.

[3] Una sapienza autentica questa, la sofiva che interpreta gli oracoli correttamente e obbedisce agli dèi..

[4] Poco prima Catullo ha ricordato la storia di Serse che nel 483 scavò un canale per evitare la circumnavigazione del monte Atos, una delle tre penisole della Calcidica.

[5] Euripide nelle Fenicie attribuisce alla strage un cuore di ferro:"sidarovfrwnfovno" " (vv. 672 - 673).

[6] M. Cervantes, Don Chisciotte della Mancia, p. 468 vol. I.

[7] Nato a Gabii o a Pedum , nel Lazio rurale fra il 55 e il 50 a. C., morto tra il 19 e il 18 a. C. Sotto il suo nome ci è giunto il Corpus tibullianum , tre libri di elegie. Sono sicuramente e autenticamente tibulliani i primi due che cantano l'amore per due donne, Delia e Nemesi. Il terzo libro che gli umanisti divisero in due parti è un' antologia di vari autori, compreso Tibullo. Quintiliano lo definisce tersus atque elegans maxime…auctor (Institutio oratoria , X, 93), l'autore più elegante e raffinato, nel campo dell'elegia dove i latini possono sfidare i Greci.

[8] S. Benni utilizza questo verso cambiando una parola per farne la didascalia di un quadro: “enorme e rotondo, con un’aquila che teneva fra gli artigli un piccolo animale e una scritta…QUIS FUIT OPTIMUS PRIMUS QUI PROTULIT ENSES?” (Margherita dolcevita, p. 125). Il quadro si trova in una casa di razzisti guerrafondai.

[9] Cfr. Erodoto:" ejpi; kakw'/ ajnqrwvpou sivdhro" ajneuvrhtai" (I, 68, 4), il ferro è stato inventato per la rovina dell'uomo

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