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domenica 10 gennaio 2021

Sofocle. 3

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Argomenti

Sofocle poeta religioso e omerico. La tempra delle sue eroine e dei suoi eroi. La critica dell’Anonimo Sul sublime, di Nietzsche e di B. Knox.

 

Una Vita anonima conservata da alcuni manoscritti[1] e risalente al tardo ellenismo, ci dà altre notizie interessanti sul poeta: Gevgone de; kai; qeofilh;" oJ Sofoklh'" wJ" oujk a[llo" (12), Sofocle fu in rapporti amichevoli con gli dei quant'altri mai, il che corrisponde alla nostra interpretazione di poeta religioso, come del resto a quella di autore arcaicizzante un'altra notizia secondo la quale:"To; pa'n me;n ou\n oJmhrikw'" wjnovmaze (20), chiamava ogni cosa alla maniera omerica. Infatti, continua la Vita , Sofocle riferisce i miti sulle orme del poeta e in molti drammi cita l'Odissea

L'autore anonimo aggiunge che uno scrittore ionico (non meglio identificato né identificabile) disse che il poeta era JOmhvrou maqhthvn, allievo di Omero. Tale maestro del resto è stato attribuito a non pochi altri autori[2] o da loro stessi vantato[3].

Questi scrittori, affermano la necessità dell'armonia tra l'uomo e il mondo che lo circonda. La Vita aggiunge che altri autori hanno imitato i grandi predecessori ma solo Sofocle seppe scegliere da ciascuno lo splendore: per cui era chiamato ape. Egli portò nei suoi drammi, mescolate insieme, proporzione, dolcezza, audacia, eleganza (20). Inoltre seppe commisurare l'azione in modo da esprimere il carattere del personaggio con poche parole. E nella poesia il massimo è mettere in luce il carattere, ovvero il pathos (21). 

 

Bernard Knox afferma che il poeta di Colono "dimentica l'adattamento eschileo dello spirito eroico alle condizioni della polis, e fa ritorno ad Achille che, irriconciliabile, siede corrucciato nella sua tenda. Nei suoi eroi che affermano la forza della loro natura individuale contro i loro simili, la loro polis, e perfino i loro dei, egli ricrea (...) la solitudine, il terrore e la bellezza del mondo arcaico"[4].

“Gli studiosi concordano nell’indicare in Sofocle colui che più di tutti ha contribuito a fissare l’immagine dell’”eroe tragico” nel senso in cui lo intendiamo noi moderni. Concentrando l’attenzione sul protagonista della vicenda drammatica e conferendogli un rilievo prima inattestato, egli ha creato personaggi come Aiace, Antigone, Elettra, la cui tempra e il cui codice di comportamento richiamano il modello degli eroi dell’epos: figure di una grandezza esclusiva, ostinate nel perseguimento dei loro ideali, insensibili ad ogni monito di prudenza e moderazione, incrollabilmente fedeli a se stesse, pronte a sfidare e ad accettare - se necessario - anche la morte. La spinta ad agire con ineusasta energia, al di là di ogni ostacolo e contro ogni minaccia, proviene loro dalla convinzione della propria superiorità. Delle loro scelte, destinate a porli in conflitto con coloro che li circondano, essi avvertono tutto il peso, e tuttavia ne assumono pienamente la responsabilità: anche quando sanno che l’esito estremo sarà la catastrofe”[5].

 

Sofocle avrebbe scritto più di cento drammi riportando la vittoria una ventina di volte. Elevò il numero dei coreuti da dodici a quindici, introdusse il terzo attore e la scenografia. Divise la trilogia in tre drammi autonomi per mettere in risalto l'individuo.

 

Rimangono sette tragedie intere: Aiace, Antigone del 442, Trachinie, Edipo re, Elettra, Filottete del 409, Edipo a Colono rappresentata postuma nel 401, un migliaio di frammenti, e parti estese di un dramma satiresco: jIcneutaiv, I cercatori di tracce.

Sofocle fu il tragediografo preferito dal pubblico ateniese contemporaneo: fu “capace di esaltare attraverso le straordinarie figure dei suoi eroi la grandezza dell’uomo e di mostrare al tempo stesso i vertiginosi abissi dell’infelicità umana, capace di far risuonare accenti di profondo pessimismo e di professare ugualmente la sua incrollabile fede negli dei”[6].

 

Come tutti i grandi che hanno molto da dire, Sofocle non è privo di pecche, le quali, dal punto di vista dell'Anonimo Sul sublime consistono in uno spegnimento e in una caduta improvvisa e infelice dell'ardente impeto poetico. Un difetto che, secondo il critico antico, lo accomuna a Pindaro: "oJ de; Pivndaro" kai; oJ Sofoklh'" oJte; me; oi|on pavnta ejpiflevgousi th'/ fora'/, sbevnnuntai d j ajlovgw" pollavki" kai; pivptousin ajtucevstata" (33) Pindaro e Sofocle come talora bruciano tutto con il loro impeto, poi invece si spengono senza motivo e cadono nel modo più infelice. Tuttavia l'Anonimo conclude il capitolo dicendo che nessuno con un poco di senno scambierebbe il solo Edipo re con tutti i drammi di Ione di Chio.

 

Del tutto privo di scorie invece lo giudica Nietzsche: "Shakespeare (...) paragonato con Sofocle, è come una miniera piena di un'immensità di oro, piombo e ciottoli, mentre quello non è soltanto oro, ma oro anche lavorato nel modo più nobile, tale da far quasi dimenticare il suo valore come metallo"[7].

I versi di Sofocle si distinguono per la loro densità: ognuno di essi potrebbe essere commentato con un libro.

“La poesia fonda la sua potenza sulla compressione. Poeta in tedesco si dice Dichter, colui che rende le cose dicht (spesse, dense, compatte). L’immagine poetica comprime in un’istantanea un momento particolare caratteristico di un insieme più vasto, catturandone la profondità, la complessità, il senso e l’importanza”[8].

 

giovanni ghiselli



[1] P. E. nel Venetus Marcianus (V) con il titolo Sofoklevou" gevno", e nel Vaticanus (R) con il titolo Gevno" Sofoklevou".

[2]L'Anonimo autore del trattato Sul sublime passa in rassegna gli autori "omericissimi" che sono Erodoto, Stesicoro, Archiloco e soprattutto Platone il quale anzi non sarebbe diventato così grande filosofo e poeta se non si fosse messo a gareggiare con Omero (13).

[3]"Secondo quanto riferisce Gor'kij, lo stesso Tolstoj disse di Guerra e pace :" Senza falsa modestia, è come l'Iliade ", da G. Steiner, Tolstoj o Dostoevskij , p. 81.

[4] L'eroe sofocleo in La tragedia greca, guida storica e critica, a cura di C. R. Beye, pag.85

[5] Di Marco, Op. cit., p. 141.

[6] Di Marco, Op. cit., p. 71

[7]Umano, troppo umano , Opinioni e sentenze diverse, 162. Mondadori, II volume p. 57

[8] Hilman, La forza del carattere, p. 70.

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