PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUIstrumenti da guerra, da Bilder-Atlas, Leipzig, F.A. Brockhaus, 1850
Il vanto dell’inventore contraddetto
dai limiti dell’intelligenza umana
Sentiamo Prometeo che rivendica le
sue invenzioni:
"kai; mh;n ajriqmo;n , e[xocon sofismavtwn, - ejxhu'ron
aujtoi'" , grammavtwn te sunqevsei", - mnhvmhn aJpavntwn, mousomhvtor
j ejrgavthn. - ka[zeuxa prw'to" ejn zugoi'si knwvdala…uJf a[rma t j h[gagon filhnivou" - i{ppou" , a[galma th'" - uJperplouvtou
clidh'". - qalassovplagkta d j ou[ti" a[llo" ajnt j ejmou' - linovpter
j hu|re nautivlwn ojchvmata" (vv. 459 - 462 e 465 - 468), ed io inventai per loro il numero,
eccellente fra le trovate ingegnose, e le combinazioni delle lettere, memoria
di tutto, madre delle muse operosa. E ho aggiogato per primo gli animali
selvatici (…) e ho portato sotto il cocchio i cavalli divenuti amanti delle
briglie, immagine di lusso straricco. Nessun altro all'infuori di me ha
inventato i veicoli dalle ali di lino vaganti per i mari dei marinai.
L'invenzione della navigazione da
parte di Prometeo prefigura anche il volo.
Inoltre Prometeo si vanta di avere trovato i farmaci (vv. 480 sgg.), le tecniche dell'arte divinatoria, l'interpretazione dei sogni, del volo degli uccelli, delle viscere nella vittime sacrificali. Infine ha scoperto i metalli:"calkovn, sivdhron, a[rguron crusovn te, tiv" - fhvseien a]n pavroiqen ejxeurei'n ejmou' ;" (vv. 502 - 503), il bronzo, il ferro, l'argento e l'oro, chi potrebbe dire di averli scoperti prima di me?
La scoperta delle tecniche tuttavia
viene maledetta più volte: nella Tebaide di Stazio, quando
Eteocle e Polinice stanno per ammazzarsi a vicenda, la Pietas lamenta di essere
stata creata invano dalla Natura princeps con il compito di opporsi agli stati
d’animo crudeli di uomini e dèi; quindi esecra la follia dei mortali e le
orribili tecniche di Prometeo: “o furor, o homines diraeque Prometheos artes!”
(XI, 468).
Quasi tutte le invenzioni di
Prometeo sono diventate strumenti di guerra.
Prometeo dunque è un sofisthv" , uno scopritore di sofivsmata (v. 459) ma Kratos, mentre sprona Efesto a
inchiodarlo, gli ricorda che il Titano dal suo tormento deve imparare che è un
sapiente ottuso rispetto a Zeus:" i{na - mavqh/ sofisth;" w]n Dio;" nwqevstero" " (vv. 61 - 62).
Insomma la sofivvva di Prometeo è debole come quella di Edipo il cui
peccato vero è la presunzione intellettuale che il re di Tebe manifesta con
queste parole: "arrivato
io,/ Edipo, che non sapevo niente, la feci cessare,/ azzeccandoci con
l'intelligenza (gnwvmh/
kurhvsa" ) e
senza avere imparato nulla dagli uccelli" (vv. 396 - 398). La sapienza
fasulla di Edipo viene smontata dagli eventi nel corso del dramma.
“Gradualmente i personaggi prendono
a parlare con una tale esibizione di sagacia, di lucidità, di acutezza che a
leggere una tragedia di Sofocle c’è veramente di che restare confusi.
Per noi è come se tutte quelle figure andassero in rovina non in base al
tragico, ma per una sorta di superfetazione dell’elemento logico”[1].
Nietzsche sarebbe, secondo H. Hesse,
il tipico intellettuale tedesco.
"L'intellettuale tedesco
è sempre stato un frondista contro la parola e contro la ragione e ha fatto
l'occhiolino alla musica"[2].
“La punta della sapienza si rivolge
contro il sapiente, la sapienza è un delitto contro la natura”[3].La sapienza
fasulla di Edipo viene smontata dagli eventi nel corso del dramma.
Questa presunzione di Edipo
indifferente ai segni che vengono dagli uccelli il cui volo è diretto dagli dèi[4], viene
anticipata da Ettore quando dice:"uno solo è l'auspicio ottimo: combattere
difendendo la patria" ( ei|~ oijwno;~ a[risto~ ajmuvnesqai
peri; pavtrh~, Iliade ,
XII, 243).
Con queste parole Ettore risponde,
guardandolo bieco (uJpovdra
ijdwvn, v. 230), a Polidamante il consigliere che
gli ha indicato un segno: un’aquila che aveva afferrato un serpente, ma poi,
morsa da quella preda, l’aveva lasciato cadere strillando. Ebbene, Ettore
risponde: tu mi consigli di dare retta agli uccelli dalle ali spiegate, ma di
loro io non mi curo in alcun modo, né mi do pensiero (tw'n ou[ ti metaprevpom j oujd j ajlegivzw, 238).
Il sospetto nei riguardi
dell’intelligenza umana si trova anche in Dante che, come giunge nell’ottava
bolgia dell’VIII cerchio, quella dei consiglieri fraudolenti, esclama:
“Allor mi dolsi, e ora mi
ridoglio
quando drizzo la mente a ciò ch’io
vidi,
e più lo ‘ngegno affreno ch’io non
soglio,
perché non corra che virtù nol
guidi;
sì che, se stella bona o miglior
cosa
m’ha dato ’l ben, ch’io stesso nol
m’invidi”[5]
giovanni ghiselli
[1] Nietzsche,
Socrate e la tragedia, p. 61
[2] H.
Hesse, Il lupo della steppa, p. 181.
[3] La
nascita della tragedia, capitolo 9
[4] Cfr. Ammiano Marcellino XXI, 1, 7: “volatus
avium dirigit deus”, è un dio che dirige i voli degli uccelli. Per questo
gli auspici si ricavano dal volo degli uccelli.
[5] Inferno,
XXVI, 19 - 24.
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