NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

LE NUOVE DATE! Protagonisti della Storia Antica | Biblioteche Bologna   -  Tutte le date link per partecipare da casa:    meet.google.com/yj...

mercoledì 6 gennaio 2021

Eschilo. "Prometeo incatenato", VII

JiokE, Pazzia
PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUI


Argomento

La presenza della pazzia è diffusa nelle tragedie greche

Pazzia è non riconoscere l’ordine naturale e cercare di turbarlo

 

 L’ u{bri" di Prometeo che disobbedisce a Zeus e cerca di abolire la differenza tra uomini e dèi è analoga a quella di Serse che cercò di unificare i mondi ben separati dell'Asia e dell'Europa volendo aggiogare al suo carro culture differenti e tentando perfino di mettere in ceppi l'Ellesponto, di prevalere su Poseidone e su tutti gli dèi.

 

La pazzia di Dario e altre pazzie. Sono sfide agli dèi e all’ordine naturale

 Leggiamo a questo proposito alcuni versi dei Persiani di Eschilo con i quali lo spettro[1] di Dario biasima l'audacia eccessiva del figlio, il grande re Serse "il quale presunse di trattenere come schiavo con/ vincoli il sacro Ellesponto che scorre, il Bosforo, corrente di un dio,/e mutava forma al passaggio, e avvintolo con ceppi/martellati, procurò una grande via al grande esercito./Essendo mortale (qnhto;~ w[n), presumeva, senza saggezza, di averla vinta/su Poseidone e tutti gli dèi (qew`n te pavntwnkai; Poseidw`no~ krathvsein): in questo caso, come poteva/non prendere mio figlio una malattia della mente (novso" frenw'n)?" (vv. 745 - 750).

 Malattia della mente anche nell’Aiace di Sofocle è presumere di vincere senza l’aiuto degli dèi, o addirittura contro gli dèi: il protagonista della tragedia nel primo stasimo è definito dal coro dei marinai di Salamina “oJ nosw`n” (v. 635). Il Telamonio nel partire da Salamina si era vantato presuntuosamente e stoltamente di potersi procurare la gloria “divca - keivnwn” (Aiace, 768 - 769), senza quelli, cioè senza gli dèi.

 

La pazzia è di casa nella tragedia: “I tragici furono profondamente attirati dalla dimensione della follia: nei drammi del V secolo le sofferenze di eroi deliranti costituivano un tema ricorrente: E’ il caso di Oreste nelle Coefore[2], di Cassandra nell’Agamennone, di Io nel Prometeo, di Eracle nelle Trachinie e nell’Eracle furente, di Aiace nell’omonima tragedia di Sofocle”[3] e di Penteo, di Agave e delle donne di Tebe nelle Baccanti.

 

 Il discorso sulla necessità dell’aiuto degli dèi i quali si oppongono alla confusione della mescolanza, viene fatto, nelle Storie di Erodoto, da Temistocle il quale, dopo la vittoria sui Persiani, afferma:"Poiché questa impresa non l'abbiamo compiuta noi, ma gli dèi e gli eroi i quali non permisero che un uomo solo, per giunta empio e temerario, regnasse sull'Asia e sull'Europa, uno che teneva in egual conto le cose sacre e profane, incendiando e abbattendo i simulacri degli dèi, uno che frustò e mise in catene anche il mare, “o}~ kai; th;n qavlassan ajpemastivgwse pevda~ te kath`ke” (VIII, 109, 3).

 

 "Nel voler superare la distanza degli opposti consiste la u{bri" di Serse, quando pretende di aggiogare le due cavalle[4] o le due rive dell'Ellesponto e cioè terra e mare".[5]

 

Anche Francis Bacon nella Sapienza degli antichi [6], pur attribuendo a Prometeo anche un altro misfatto, quello di avere attentato alla castità di Minerva, interpreta il delitto del Titano come un tentativo di confondere l'umano con il divino: "Il suo crimine sembra non essere altro che quello in cui non di rado ricadono gli uomini quando si gonfiano per la vastità delle loro conoscenze e della loro padronanza delle arti: quello cioè di cercare di ricondurre la stessa sapienza divina sotto il dominio dei sensi e della ragione; a questo tentativo seguono in modo inevitabile la lacerazione della mente e un tormento continuo, che non dà pace. Gli uomini devono quindi distinguere, con sobrietà e modestia, le cose divine da quelle umane, gli oracoli dai sensi della fede; a meno che non vogliano ritrovarsi ad avere da un lato una religione eretica e dall'altro una filosofia basata sulle favole".

La confusione è pure il peccato di Edipo che mescola le generazioni.

 

giovanni ghiselli



[1] Nelle Eumenidi compare lo spettro di Clitennestra, nell’Ecuba di Euripide lo spettro di Polidoro recita il prologo.

[2] E nell’Oreste ndr.

[3] Guidorizzi, Euripide Baccanti, p. 35.

[4] Veramente sono due donne: una in vesti doriche, l'altra persiane (n.d. r.).

[5] M. Cacciari, Geofilosofia dell'Europa, p. 27.

[6] Del 1609.

Nessun commento:

Posta un commento