PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUIJiokE, Pazzia
Argomento
La presenza della pazzia
è diffusa nelle tragedie greche
Pazzia è non riconoscere
l’ordine naturale e cercare di turbarlo
L’ u{bri" di Prometeo che
disobbedisce a Zeus e cerca di abolire la differenza tra uomini e dèi è analoga a quella
di Serse che cercò di unificare i mondi ben separati dell'Asia e dell'Europa
volendo aggiogare al suo carro culture differenti e tentando perfino di mettere
in ceppi l'Ellesponto, di prevalere su Poseidone e su tutti gli dèi.
La pazzia di Dario e
altre pazzie. Sono sfide agli dèi e all’ordine naturale
Leggiamo a questo
proposito alcuni versi dei Persiani di Eschilo con i quali lo
spettro[1] di Dario biasima
l'audacia eccessiva del figlio, il grande re Serse "il quale presunse
di trattenere come schiavo con/ vincoli il sacro Ellesponto che scorre, il
Bosforo, corrente di un dio,/e mutava forma al passaggio, e avvintolo con
ceppi/martellati, procurò una grande via al grande esercito./Essendo mortale (qnhto;~ w[n), presumeva, senza saggezza, di averla
vinta/su Poseidone e tutti gli dèi (qew`n te pavntwn… kai; Poseidw`no~ krathvsein): in questo caso, come
poteva/non prendere mio figlio una malattia della mente (novso" frenw'n)?" (vv. 745 - 750).
Malattia della
mente anche nell’Aiace di Sofocle è presumere di vincere senza
l’aiuto degli dèi, o addirittura contro gli dèi: il protagonista della tragedia
nel primo stasimo è definito dal coro dei marinai di Salamina “oJ nosw`n” (v. 635). Il Telamonio nel partire da
Salamina si era vantato presuntuosamente e stoltamente di potersi procurare la
gloria “divca - keivnwn” (Aiace, 768 - 769),
senza quelli, cioè senza gli dèi.
La pazzia è di casa
nella tragedia: “I tragici furono profondamente attirati dalla dimensione della
follia: nei drammi del V secolo le sofferenze di eroi deliranti costituivano un
tema ricorrente: E’ il caso di Oreste nelle Coefore[2], di Cassandra nell’Agamennone,
di Io nel Prometeo, di Eracle nelle Trachinie e
nell’Eracle furente, di Aiace nell’omonima tragedia di Sofocle”[3] e di Penteo, di
Agave e delle donne di Tebe nelle Baccanti.
Il discorso sulla
necessità dell’aiuto degli dèi i quali si oppongono alla confusione della
mescolanza, viene fatto, nelle Storie di Erodoto, da Temistocle il
quale, dopo la vittoria sui Persiani, afferma:"Poiché questa impresa non
l'abbiamo compiuta noi, ma gli dèi e gli eroi i quali non permisero che un uomo
solo, per giunta empio e temerario, regnasse sull'Asia e sull'Europa, uno che
teneva in egual conto le cose sacre e profane, incendiando e abbattendo i
simulacri degli dèi, uno che frustò e mise in catene anche il mare, “o}~ kai; th;n qavlassan ajpemastivgwse pevda~ te kath`ke” (VIII, 109, 3).
"Nel voler
superare la distanza degli opposti consiste la u{bri" di Serse, quando pretende di aggiogare le
due cavalle[4] o le due rive
dell'Ellesponto e cioè terra e mare".[5]
Anche Francis Bacon
nella Sapienza degli antichi [6], pur attribuendo a
Prometeo anche un altro misfatto, quello di avere attentato alla castità di
Minerva, interpreta il delitto del Titano come un tentativo di confondere
l'umano con il divino: "Il suo crimine sembra non essere altro che quello
in cui non di rado ricadono gli uomini quando si gonfiano per la vastità delle
loro conoscenze e della loro padronanza delle arti: quello cioè di cercare di
ricondurre la stessa sapienza divina sotto il dominio dei sensi e della
ragione; a questo tentativo seguono in modo inevitabile la lacerazione della
mente e un tormento continuo, che non dà pace. Gli uomini devono quindi distinguere,
con sobrietà e modestia, le cose divine da quelle umane, gli oracoli dai sensi
della fede; a meno che non vogliano ritrovarsi ad avere da un lato una
religione eretica e dall'altro una filosofia basata sulle favole".
La confusione è pure il
peccato di Edipo che mescola le generazioni.
giovanni ghiselli
[1] Nelle Eumenidi
compare lo spettro di Clitennestra, nell’Ecuba di Euripide lo
spettro di Polidoro recita il prologo.
[2] E nell’Oreste ndr.
[3] Guidorizzi,
Euripide Baccanti, p. 35.
[4] Veramente sono due
donne: una in vesti doriche, l'altra persiane (n.d. r.).
[5] M. Cacciari, Geofilosofia
dell'Europa, p. 27.
[6] Del 1609.
Nessun commento:
Posta un commento