NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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sabato 9 gennaio 2021

Eschilo. "Prometeo incatenato". Appendice: Le presenze femminili nel Prometeo incatenato

magna mater
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Prometeo e i suoi parenti

Nel Prometeo Incatenato è menzionata la Magna Mater sconfitta con il figlio, il Titano che la invoca: "Qevmi" - kai; Gai'a, pollw'n ojnomavtwn morfh; miva"( vv. 209 - 210), Temide e Terra, una sola forma di molti nomi.

Alla fine della trilogia ci sarà una riconciliazione ma in questa il predominio rimarrà a Zeus, e Prometeo con la Magna Mater resteranno subordinati.

 

Nel Prometeo incatenato ci sono altre presenze femminili: la schiera amica (filiva tavxi~, v. 128) delle Oceanine che costituiscono il coro. Sono figlie di Teti la feconda - th`" polutevknou Thquvo" - 137 da non confodersi con Qeti", la madre di Achille - e di Oceano che avvolge la terra con una corrente senza sonno (v. 139). Queste creature parteggiano per Prometeo che ha sposato Esione, una loro sorella, e lo compatiscono anche se sanno che oramai comanda Zeus con nuove leggi (neocmoi`~ novmoi~, v. 149) dispoticamente (ajqevtw~ kratuvnei, v. 150). Prometeo dice loro che un giorno Zeus avrà bisogno di lui e la corifea lo avverte: “a[gan d j ejleuqerostomei`~” (v. 180), parli troppo liberamente. Anche la parrhsiva deve porsi dei limiti. La natura di Zeus del resto è inaccessibile e ha un cuore inesorabile (kai; kevar ajparavmuqon e[cei, vv. 184 - 185).

Prometeo racconta la sua storia ricordando il consiglio ricevuto dalla madre la quale gli disse che il vincitore della lotta sarebbe prevalso non con la forza bensì con l’astuzia e l’inganno (dovlw/, v. 213).

I Titani nati da Urano e dalla Terra non diedero retta siccome confidavano nel loro vigore e Prometeo uscì dalla loro schiera dando retta alla madre e schierandosi con Zeus.

Crono fu sconfitto e finì nel Tartaro. Ma Zeus ha la malattia del tiranno: che non è fedele a chi lo ha aiutato. Zeus voleva annientare la stirpe umana. Nessuno si oppose a questi piani, tranne me: “kai; toi`sin oujdei;~ ajntevbaine plh;n ejmou` ( 234) continua a raccontare Prometeo. Liberai i mortali dall’essere dispersi nella morte. La pietà che ho avuto, poi non l’ho ricevuta.

Le Oceanine invece lo commiserano.

Arriva Oceano, il Titano figlio di Urano e Gea. E’ fratello di Giapeto, il padre di Prometeo. Promette aiuto al nipote. Gli consiglia di prendere in cambio costumi nuovi (meqavrmosai trovpou~ nevou~, vv. 309 - 310) poiché tra gli dèi c’è un nevo~ tuvranno~ (310)

Tu non sai farti piccolo oujd j ei[kei~ kakoi`~ e non cedi ai mali (v. 320). Dai retta: non devi tendere l’arto verso il pungolo (323). Lui comanda senza controllo (uJpeuvquno~ kratei`, 324), non è sottoposto a un rendiconto (uJpov, eu[quna - correzione, controllo).

Oceano promette aiuto. Ma Prometeo gli chiede di non rischiare. Non vuole che gli vada a finire come a suo fratello Atlante che regge il pilastro del cielo e della terra (349). Un altro esempio da non seguire è quello di Tifone figlio della terra, il disgraziato mostro dalle cento teste incenerito dal fulmine di Zeus e sprofondato sotto l’Etna, corpo inutile e atterrato (363) che però ogni tanto saetta fuoco (cfr. eruzione del 475).

Prometeo intende svuotare la sentìna della sua sorte, ossia prosciugarla, viverla fino in fondo.

Oceano gli dice che il profitto massimo si ottiene essendo intelligenti e non sembrando di esserlo: “kevrdiston eu\ fronou`nta mh; fronei`n dokei`n”(385).

 

Il coro piange la sconfitta dei vecchi dèi contro i quali Zeus mostra la lancia del suo trionfo.

Il dolore di Prometeo addolora molti popoli barbari: Amazzoni, Sciti, Arabi. Piange il mare e l’Ade e i fiumi.

Poi Prometeo si vanta di avere dato pensiero e coscienza ai mortali

Prima blevponte~ e[blepon mavthn, volgendo lo sguardo lo volgevano invano, ascoltando non udivano kluvonte~ oujk h[koun (v. 448), somigliavano a forme di sogno, non conoscevano le case di mattoni esposte al sole (plinqufei`~ dovmou~ proseivlou~ , 450. plivnqo~ - mattone). Vivevano sottoterra come labili formiche, in grotte fonde, senza sole. Prometeo ha insegnato loro tutto: i numeri, le lettere, l’aggiogamento degli animali, la navigazione. Non avevano farmaci, e io indicai loro miscele e[deixa kravsei~ di salutari rimedi che tengono lontani tutti i morbi. E ordinai le molte forme della mantica e l’interpretazione dei sogni (485 - 6) e dei presagi, i voli degli uccelli, gli auspici, l’aruspicina. Aprii anche gli occhi dei mortali ai presagi della fiamma. Ho scoperto i metalli. Tutte le tecniche derivano da Prometeo: "pa'sai tevcnai brotoi'sin ejk Promhqevw" (v. 507)"

Le Oceanine ricordano con rimpianto le nozze della loro sorella Esione con Prometeo (560). Ma ora il Titano onora troppo i mortali che non gli hanno potuto serbare riconoscenza.

“Non hai visto la debole scarsa capacità di agire simile al sogno per cui la cieca razza dei mortali è inceppata? Le volontà dei mortali non oltrepassano l’armonia di Zeus (546 - 552).

 

 giovanni ghiselli

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