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Prometeo e i suoi parenti
Nel Prometeo Incatenato è
menzionata la Magna Mater sconfitta con il figlio, il Titano che la invoca: "Qevmi" - kai; Gai'a, pollw'n ojnomavtwn morfh; miva"( vv. 209 - 210), Temide
e Terra, una sola forma di molti nomi.
Alla fine
della trilogia ci sarà una riconciliazione ma in questa il predominio rimarrà a
Zeus, e Prometeo con la Magna Mater resteranno subordinati.
Nel Prometeo
incatenato ci sono altre presenze femminili: la schiera amica (filiva tavxi~, v. 128) delle Oceanine che
costituiscono il coro. Sono figlie di Teti la feconda - th`"
polutevknou Thquvo" - 137 da non confodersi con Qeti", la madre di Achille - e di
Oceano che avvolge la terra con una corrente senza sonno (v. 139). Queste
creature parteggiano per Prometeo che ha sposato Esione, una loro sorella, e lo
compatiscono anche se sanno che oramai comanda Zeus con nuove leggi (neocmoi`~
novmoi~, v.
149) dispoticamente (ajqevtw~ kratuvnei, v. 150). Prometeo dice loro che un giorno Zeus avrà
bisogno di lui e la corifea lo avverte: “a[gan d j ejleuqerostomei`~” (v. 180), parli troppo
liberamente. Anche la parrhsiva deve porsi dei limiti. La natura di Zeus del
resto è inaccessibile e ha un cuore inesorabile (kai; kevar
ajparavmuqon e[cei, vv. 184 - 185).
Prometeo
racconta la sua storia ricordando il consiglio ricevuto dalla madre la quale
gli disse che il vincitore della lotta sarebbe prevalso non con la forza bensì
con l’astuzia e l’inganno (dovlw/, v. 213).
I Titani
nati da Urano e dalla Terra non diedero retta siccome confidavano nel loro
vigore e Prometeo uscì dalla loro schiera dando retta alla madre e schierandosi
con Zeus.
Crono fu
sconfitto e finì nel Tartaro. Ma Zeus ha la malattia del tiranno: che non è
fedele a chi lo ha aiutato. Zeus voleva annientare la stirpe umana. Nessuno si
oppose a questi piani, tranne me: “kai; toi`sin oujdei;~ ajntevbaine
plh;n ejmou` ( 234)
continua a raccontare Prometeo. Liberai i mortali dall’essere dispersi nella
morte. La pietà che ho avuto, poi non l’ho ricevuta.
Le Oceanine
invece lo commiserano.
Arriva
Oceano, il Titano figlio di Urano e Gea. E’ fratello di Giapeto, il padre di
Prometeo. Promette aiuto al nipote. Gli consiglia di prendere in cambio costumi
nuovi (meqavrmosai trovpou~ nevou~, vv. 309 - 310) poiché tra gli dèi c’è un nevo~ tuvranno~ (310)
Tu non sai
farti piccolo oujd j ei[kei~ kakoi`~ e non cedi ai mali (v. 320). Dai retta: non devi
tendere l’arto verso il pungolo (323). Lui comanda senza controllo (uJpeuvquno~
kratei`, 324),
non è sottoposto a un rendiconto (uJpov, eu[quna - correzione, controllo).
Oceano
promette aiuto. Ma Prometeo gli chiede di non rischiare. Non vuole che gli vada
a finire come a suo fratello Atlante che regge il pilastro del cielo e della
terra (349). Un altro esempio da non seguire è quello di Tifone figlio della
terra, il disgraziato mostro dalle cento teste incenerito dal fulmine di Zeus e
sprofondato sotto l’Etna, corpo inutile e atterrato (363) che però ogni tanto
saetta fuoco (cfr. eruzione del 475).
Prometeo
intende svuotare la sentìna della sua sorte, ossia prosciugarla, viverla fino
in fondo.
Oceano gli
dice che il profitto massimo si ottiene essendo intelligenti e non sembrando di
esserlo: “kevrdiston eu\ fronou`nta mh; fronei`n dokei`n”(385).
Il coro
piange la sconfitta dei vecchi dèi contro i quali Zeus mostra la lancia del suo
trionfo.
Il dolore di
Prometeo addolora molti popoli barbari: Amazzoni, Sciti, Arabi. Piange il mare
e l’Ade e i fiumi.
Poi Prometeo
si vanta di avere dato pensiero e coscienza ai mortali
Prima blevponte~
e[blepon mavthn, volgendo
lo sguardo lo volgevano invano, ascoltando non udivano kluvonte~ oujk
h[koun (v.
448), somigliavano a forme di sogno, non conoscevano le case di mattoni esposte
al sole (plinqufei`~ dovmou~ proseivlou~ , 450. plivnqo~ - mattone). Vivevano sottoterra come
labili formiche, in grotte fonde, senza sole. Prometeo ha insegnato loro tutto:
i numeri, le lettere, l’aggiogamento degli animali, la navigazione. Non avevano
farmaci, e io indicai loro miscele e[deixa kravsei~ di salutari rimedi che tengono
lontani tutti i morbi. E ordinai le molte forme della mantica e
l’interpretazione dei sogni (485 - 6) e dei presagi, i voli degli uccelli, gli
auspici, l’aruspicina. Aprii anche gli occhi dei mortali ai presagi della
fiamma. Ho scoperto i metalli. Tutte le tecniche derivano da Prometeo: "pa'sai tevcnai brotoi'sin
ejk Promhqevw" (v. 507)"
Le Oceanine
ricordano con rimpianto le nozze della loro sorella Esione con Prometeo (560).
Ma ora il Titano onora troppo i mortali che non gli hanno potuto serbare
riconoscenza.
“Non hai
visto la debole scarsa capacità di agire simile al sogno per cui la cieca razza
dei mortali è inceppata? Le volontà dei mortali non oltrepassano l’armonia di
Zeus (546 - 552).
giovanni
ghiselli
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