NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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sabato 9 gennaio 2021

Eschilo. "Prometeo incatenato". Appendice: Le presenze femminili nel Prometeo incatenato. seconda e ultima parte


Ermes, Argo e Io, Kunsthistorisches Museum, Vienna
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Inizia il Terzo episodio con l’ingresso di Iò.

Entra in scena una fanciulla con corna sul capo e chiede all’incatenato in che cosa ha sbagliato lui e in quale terra sia giunta lei, l’errante. La ragazza dice crivei ti~ me tan; tavlainan oi\stro~ (Prometeo incatenato, v. 566), l’assillo mi punge infelice e lo spettro di Argo tellurico.

Io teme vedendo il bovaro dagli innumerevoli occhi (fobou`mai –to;n muriwpo;n eijsorw`sa bouvtan (568 - 9)

Argo avanza con occhio perfido, neppure morto la terra lo ricopre, ma dà la caccia all’infelice e la fa errare digiuna lungo la sabbia della costa plana`/ te nh`stin (nh - e[dw) ajna; ta;n paralivan yavmmon (572 - 573).

Là dove mi portano questi passi lungivaganti.

Iò chiede a Zeus in che cosa abbia fallato per venire aggiogato a tali tormenti. 

A sazietà mi hanno sfiancata i molto erranti errori (a[dhn me poluvplanoi planai - gegumnavkasin 585 - 6 e non so come sfuggire alle pene. Ascolti il grido della vergine dalle corna bovine?

Nelle Supplici di Eschilo la metamorfosi di Iò in giovenca è completa.

Prometeo non può non sentire la fanciulla assillata (pw``~ d ouj kluvw oijstrodinhvtou - oi\stro~ e dinevw faccio girare) kovrh~ (589) la figlia di Inaco amata da Zeus e invisa a Era

 

Iò chiede a Prometeo chi sia l’infelice che parla all’infelice e vede la malattia mandata dagli dèi che “mi consuma (maraivnei me) pungendomi con aculei terribili, (598)

Prometeo risponde alla ragazza di essere puro;~ brotoi`~ doth`r j (611) quello che ha donato il fuoco ai mortali.

Poi Iò vorrebbe sapere quando finirà il suo errare

Il Ttano le risponde che è meglio per lei non apprendere il futuro: "to; mh; maqei'n soi krei'sson h] maqei'n tavde", v. 624.

Non sempre il sapere è bene.

 Tale è la convizione anche di Tiresia nell' Edipo re:"Ahi,ahi, sapere come è terribile ( fronei'n wJ" deinovn) quando non giova/ a chi sa! Queste cose infatti, pur sapendole bene io/le ho distrutte; ché altrimenti non sarei venuto qua (vv. 316 - 318).

Io insiste ma le Oceanine, sorelle di Inaco dunque sue zie, vogliono sentire il racconto delle vicende passate da Io

Io ha pudore di raccontare qeovssuton ceimw`na (v. 643), la tempesta scatenata dal dio ((qeov" e qeuvw, spingo, scuoto)

 

Il racconto di Iò

Mi giungevano o[yei~ e[nnucoi, visioni notturne (645)

Mi dicevano: “ tiv parqeneuvh/ darovn, ejxovn soi gavmou - tucei`n megivstou;” (648 - 649), “perché rimani vergine a lungo? Ti sono possibil le nozze massime. Zeus ti desidera. Vai sul prato di Lerna”

Io rivelò i suoi sogni al padre Inaco

Questi mandò indovini a Pito e a Dodona che riferivano oracoli ambigui e insensati.

Il responso finale è che Inaco deve cacciare la figlia agli estremi confini della terra. Padre a[kwn cacciò la figlia a[kousan (v. 670). Entrambi nolenti.

Lo costringeva Dio;~ calinov~ il freno di Zeus (671)

La ragazza subisce una metamorfosi : diviene cornuta (kerastiv~ , 674) e, punta dall’assillo dalla bocca aguzza (ojxustovmw/ muvwpi crisqei`s j, 674 - 675). quindi balza verso la sorgente Cerchnea (in Argolide) e la fonte di Lerna

Il pastore Argo la seguiva fissando i suoi passi con occhi fitti puknoi`" - o[ssoi" - 678 - 679

Poi all’improvviso Argo muore e Iò avanza di terra in terra.

 

Il Coro depreca una simile sorte per sé.

 

Prometeo le dice che c’è dell’altro e Iò vuole sapere

 

La preveggenza di Prometeo rivelata dal Titano

La giovinetta dovrà sopportare molti dolori da Era

Arriverà tra gli Sciti che vivono sui carri e tirano frecce.

Devi passare oltre. A sinistra ci sono i Calibi sidhrotevktone~ (v. 714) lavoratori del ferro.

 

Quel ferro trovato da Prometeo, il metallo di cui Erodoto afferma senza giri di parole che è stato scoperto per il male dell’uomo (:" ejpi; kakw'/ ajnqrwvpou sivdhro" ajneuvrhtai(Storie, I, 68, 4).

 

Bisogna guardarsi dai Calibi: sono feroci e inospitali.

 

Ricordo di nuovo la maledizione di Catullo mutuata da Callimaco

In Catullo c’è una maledizione dei Calibi, una popolazione della costa del Mar Nero della quale si diceva che avesse scoperto la lavorazione del ferro che nel tempo di Tolomeo III tempo aveva tagliato la chioma di Berenice. I crines stessi lanciano l’imprecazione: “ Quid facient crines, cum ferro talia cedant? Iupiter, ut Chalibon omne genus pereat/et qui principio sub terra quaerere venas/institit ac ferri fingere duritiem” (66, 47 - 50), cosa faranno i capelli, se tali colossi[1] cedono al ferro? Giove, che tutta la razza dei Calibi vada in malora, e chiunque per primo si mise a esplorare le vene sotto la terra e a foggiare la durezza del ferro!

 

Poi il fiume JYbristhvn, Violento ouj yeudwvnumon 717 - che non smentisce il suo nome.

 

 quindi il Caucaso ojrw`n - u{yiston (719 - 720) il più alto dei monti, dove il fiume esala il suo furore. Superate le vette, volgiti a Occidente. Giungerai alla schiera delle Amazzoni che odia i maschi (stugavnor j, 724). Esse ti guideranno. Arriverai allo stretto Cimmerico e a quello Meotico e dal tuo passaggio da te prenderà il nome di Bosforo. Poi andrai in Asia. Tremendo è il tiranno degli dèi qew`n tuvranno~ (736) che lascia una fanciulla in tali difficoltà. E’ un amaro pretendente pikro;~ mnhsthvr alle tue nozze”

 

Iò vuole gettarsi dalla rupe, ma Prometeo le fa notare che i propri tormenti sono anche peggiori.

Comunque Zeus dovrà venire a patti con chi conosce un segreto: “Contrarrà nozze di cui dovrà pentirsi” (v. 764)

Non avrà scampo se io non verrò sciolto dai ceppi: “plh;n e[gwg j a]n ejk desmw`n luqeiv~”(v. 770)

Mi libererà il tuo XIII discendente.

Quindi Prometeo vuole rivelare a Iò il suo agitato vagare: “poluvdonon plavnhn fravsw (788) –donevw, agito -

Iò deve prendere nota nelle mèmori tavole della mente (mnhvmosin devltoi~ frenw`n, v. 789) delle parole che sta per ascoltare

“Andrai verso levante (pro;~ ajntolav~, 791) attraversando il fragore del mare, e giungerai dove abitano le tre Forcidi vecchie vergini dalla forma di cigno (i[na - aiJ Forkivde~ naivousi dhnaiai; kovrai - trei`~ kuknovmorfoi 793 - 795) che hanno un occhio in comune e un solo dente koino;n o[mm j ejkthmevnai, monovdonte~ (795 - 796) e a loro non volge mai lo sguardo il sole con i suoi raggi né la luna di notte (a}~ ou[q j h{lio~ prosdevrketai - ajkti`sin ou[q j hJ nuvktero~ mhvnh potev” (795 - 796)

Vicino a loro altri tre mostri: le Gorgoni anguicrinite, odio degli uomini (drakontovmalloi Gorgovne~ brotostugei`~ - 800): nessun mortale a guardarle conserverà il respiro.

Quindi: “ascolta un’altra vista sgradevole . - a[llhn d’ a[kouson duscerh` qewrivan (802). Guardati dai Grifoni, mute cagne di Zeus dal becco aguzzo, e dalla monocola schiera degli Arimaspi.

 

Curzio Rufo ricorda gli Arimaspi - Evergeti i quali nel 530 avevano aiutato Ciro contro i Massageti che stavano a nord della Sogdiana.

 Arimaspi riferisce Erodoto significherebbe uomini da un solo occhio[2] (3, 116), ma lui non crede che fossero tali. Comunque Alessandro premiò gli Arimaspi ob egregiam in Cyrum fidem (7, 3, 3).

 

Comunque: “touvtoi~ su; mh; pevlaze (v. 807), a questi non accostarti.

Poi andrai sulle rive del Nilo[3] dalla potabile, venerabile corrente (septo;n eu[poton rJevo~, 812). Là tu e i tuoi figli fonderete una colonia lontana.

Il Titano seguita a parlare dicendo qual è stato il cammino già percorso da Iò, a garanzia delle sue profezia tekmhvrion muvqwn ejmw`n (826).

Tu venisti alla piana dei Molossi e presso Dodona sul dorso scosceso dei monti dove c’è la profetica sede di Zeus Epirota e l’incredibile prodigio, aiJ proshvgoroi druve~, le querce parlanti (832) che dissero chiaramente e per niente con enigmi (lamprw`~ koujde;n aijnikthrivw~, 833) che saresti stata la splendida sposa di Zeus (hJ Dio;~ kleinh; davmar - mevllous j e[sesqai, 834 - 835).

Poi da Dodona oijstrhvsasa (836), resa furiosa dall’estro, ti sei lanciata nel gran golfo di Rea che verrà chiamato Ionio j Iovnio~ keklhvsetai (840), ricordo del tuo passaggio per tutti i mortali

(th`~ sh`~ poreiva~ mnh`ma toi`~ pa`sin brotoi`~, 841).

Queste sono le prove che la mia mente vede oltre il fenomeno palese.

Quando giungerai a Canòo, sulla bocca alluvionale del Nilo, Zeus ti darà il senno ejpafw`n ajtarbei` ceiri; kai; qigw;n movnon (v. 849) sfiorandoti con mano che non mette paura e con un solo tocco, quindi partorirai lo scuro Epafo denominazione dalla generazione di Zeus (ejpwvnumon de; tw`n Dio;~ gennhmavtwn - tevxei~ kelaino;n [Epafon, 850 - 851) che farà fruttare la terra del Nilo.

La quinta generazione di cinquanta fanciulle (Pempth d j ajp j aujtou` gevnna penthkontavpai~, 853) dopo di lui tornerà malvolentieri ad Argo

Fuggendo le consanguinee nozze (feuvgousa suggenh` gavmon, 855) dei cugini (ajneyiw`n, 856 cfr. lat. nepos), ma i maschi sconvolti nell’animo (ejptohmevnoi frevna~, 856 - ptoevw) come nibbi lasciati indietro dalle colombe per non lungo tratto (kivrkoi peleiw`n ouj makra;n leleimmevnoi, v. 857), verranno alla caccia di nozze non cacciabili (qhreuvonte~ ouj qhrasivmou~ - gavmou~ 848 - 849): un dio invidierà loro i corpi.

La terra Pelasgia li riceverà dopo che saranno stati domati da una guerra di donne assassine con audacia che veglia di notte (qhluktovnw/ - [Arei damevntwn nuktifrourhvtw/ qravsei, 880 - 881)

Ogni donna infatti priverà della vita (aijw`no~ sterei`, 862) ciascun marito immergendo nella strage la spada a doppio taglio (divqhkton ejn sfagai`si bavyasa xivfo~ (v. 862) .

Ma il desiderio dei figli paivdwn i{mero~ sedurrà una sola mivan qevlxei (v. 865) al punto di non uccidere lo sposo: delle due, preferirà avere la reputazione di vile (kluvein a[nalki~, 868) piuttosto che omicida h} miaifovno~

Da questa unione deriverà un eroe tovxoisi kleinov~, famoso per l’arco (872), un arciere, Eracle che libererà Prometeo. E’ stata Qevmi~, la madre antica a rivelarmi questo”.

 

Finito il racconto di Prometeo, Iò viene ripresa da spasimo e delirante follia. La tormenta la punta dell’assillo temprata con il fuoco , il cuore scuote il petto per il terrore, gli occhi ruotano convulsamente, la rabbia la trascina fuori dal cammino, non è padrona della lingua (glwvssh~ ajkrathv~, 884) e pensieri confusi urtano a caso sulle onde della tetra sventura (Prometeo incatenato, v.885).

 

Bologna 9 gennaio 2021 ore 18 e 3 minuti. giovanni ghiselli

 

p. s.

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[1] Poco prima Catullo ha ricordato la storia di Serse che nel 483 scavò un canale per evitare la circumnavigazione del monte Atos, una delle tre penisole della Calcidica.

[2] Cfr. anche Erodoto IV, 27: Arimaspi ( jArimaspoiv) significherebbe monocoli in scitico: “a[rima ga;r e{n kalevousi Skuvqai, spou' de; ofqalmovn”.

 [3] Secondo Erodoto, Iò giunse in Egitto rapita dai pirati Fenici (I, 2)

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