NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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martedì 10 agosto 2021

Aristofane, Cavalieri XVIII. L’imbestiamento generale.

 


 

Il Coro prevede che dolcissima sarà la luce del giorno- h[diston favo" hJmevra"- e[stai (973-974) sia per i presenti sia per quelli che devono arrivare, una volta spacciato Cleone.

 Eppure alcuni tra gli anziani, i più fastidiosi, durante i processi hanno sostenuto che  il predominio di Cleone ha portato ad Atene skeuvh duvo crhsivmw due arnesi utili: doi'dux, il pestello e il mestolo (toruvnh, 983).

 

Nella Pace del 421 Cleone e Brasida vengono presentati come i due pestelli della Grecia: ajletrivbano" ( Pace, 269) è Cleone il pestello perduto dagli Ateniesi (morto nel 422)

Ed è morto anche il pestello degli Spartani (Pace, 282).

 

Il mestolo o ramaiolo serve a mescolare e rimescolare gli intrugli, la confusione funzionale agli imbrogli di Cleone.

Paflagone haricevuto una educazione da porco (ujomusiva, 986). A scuola accordava la lira solo nell’armonia dorica  (le altre erano la ionica, la frigia e la lidia) e il maestro però la chiamava donica- dwrodokostiv, 996 per la sua tendenza al corrompere ed essere corrotto.

 

Dalla casa di Demo escono i due pretendenti con gli oracoli (lovgia)

Quelli di Paflagone trattano di Atene, di Pilo e di politica.

Quelli di Salsicciaio di Atene, peri; fakh'", di passato di lenticchie, di Spartani, peri; skovmbrwn nevwn (1008) di sgombri freschi, e di chi froda sul peso della farina al mercato.

Indicando Paflagone, Agoracrito conclude:

To; pevo" oujtosi; davkoi” -1010-e costui si morda il cazzo.

 

Demo vuole sentire l’oracolo wj" ejn nefevlh/sin aijeto;" genhvsomai (1013), per diventare aquila tra le nubi.

Paflagone recita un oracolo che ordina a Demo, discendente  di Eretteo, mitico re di Atene generato dalla terra feconda, di salvare il sacro cane dalle aguzze zanne –ijero;n kuvna karcarovdonta-  che difende Popolo a bocca aperta deina; kekragwv" , ferocemente latrando kravzw, e ti procurerà il salario soi; misqo;n poriei' (1019). Se non lo aiuti soccomberà poiché per odio (mivsei) gli gracchiano contro sfe katakrwvzousi molte cornacchie polloi; koloioiv (1020).

Demo dice di non capire e Paflagone chiarisce: io sono il cane e abbaio in tua difesa : pro; sou' ga;r ajpuvw (1023) e Febo ti ordina di custodire me, il cane.

Agoracrito replica che questo cane qui  cane rosicchia gli oracoli come fossero la tua porta.

Quindi tira fuori un altro oracolo riguardo al cane

Demo deve stare in guardia da quel Cerbero, cane schiavista –kuvna Kevrberon ajndrapodisthvn (1030).

 

Cleone aveva proposto di ridurre in schiavitù fanciulli e donne di Mitilene (cfr.Tucidide III, 36, 2).

La tendenza a schiavizzare i vinti comunque rimase anche dopo la morte di Cleone

Andocide nell’orazione Contro Alcibiade, forse non autentica, scrive che Alcibiade propose di ridurre in schiavitù tutti gli abitanti di Melo, quindi comprò una prigioniera ed ebbe un figlio da lei. La nascita di questo bambino è mostruosa più di quella  quella di Egisto (nato da Tieste e da sua figlia Pelopia) perché il figlio di Alcibiade nacque da due nemici. La spregiudicatezza (tovlma) di Alcibiade è senza limiti: fece un figlio con questa donna, le uccise il padre, le distrusse la città, e rese il figlio nemico implacabile a sé e ad Atene. Tali situazioni voi le considerate deinav quando le vedete nelle tragedie, mentre vi lasciano indifferenti quando sono crimini reali (22, 23)

Plutarco nella Vita di Alcibiade dice che il concubinaggio con la Melia e il fatto che allevò il figlio avuto da lei  venne considerato dagli Ateniesi un gesto di filantropia, anche se fu proprio Alcibiade il principale responsabile del massacro, in quanto appoggiò la proposta ufficiale dell’eccidio (16, 6)

 

Per quanto riguarda l’identificazione di un personaggio pessimo con il cane, nel Riccardo III di Shakespeare, L’ex regina Margherita parla in un delirio  simile a quello di Cassandra nelle tragedie Agamennone di Eschilo e Agamennone di Seneca.

Si scaglia prima contro la madre di Riccardo: “dalla tana del tuo ventre-le dice- è sortito un cagnaccio infernale che dà a noi tutti una caccia mortale (IV, 4, 46-47) un cane che prima degli occhi  ebbe i denti to worry lambs, and lap their gentle blood  (50) per azzannare gli agnelli e lappare il loro dolce sangue.

 

 

Quando prendi il tuo pasto,  continua Agoracrito parlando a Demo, questo cane scodinzola, kevrkw/ saivnwn s j oJpovtan deipnh/" (1030), ma quando tu guardi altrove a bocca aperta, divora la tua pietanza, e con il fare dei cani di notte traffica in cucina furtivo leccando piatti e isole ta;" lopavda" kai; nhvsou" dialeivcwn (1034).

Paflagone replica  appropriandosi  di storie antiche e altrui: una donna nella sacra Atene partorirà un leone-e[sti gunh;-tevxei de; levonq  j iJerai'" ejn j Aqhvnai" (1037).

Erodoto racconta che Agariste, incinta di Pericle, sognò di partorire un leone (VI, 131, 2).

Plutarco racconterà che Filippo, il padre di Alessandro Magno, sognò di avere impresso sul ventre della moglie la figura di un leone. L’indovino Aristandro disse che Olimpiade era incinta e aveva in grembo pai'da qumoeidh' kai; leontwvdh th;n fuvsin (Vita di Alessandro, 2, 6) un bambino focoso e di natura leonina.

Questo leone combatterà per il popolo contro molte zanzare o}" peri; tou' dhvmou polloi'" kwvnwyi macei'tai (1038).

Le zanzare possono essere i demagoghi succhisangue.

Devi costruire un muro di legno (xuvlinon tei'co")  e torri di ferro per custodire il   leone.

 

Nel 480 ad Atene girava un oracolo delfico secondo il quale molte città sarebbero cadute ma sarebbe restato inviolato il muro di legno. Temistocle lo interpretò come la flotta.

 

Paflagone spiega che lui farà la parte del leone per Demo. Insomma farà le veci di  Temistocle e di Pericle.

 

Salsicciaio invece interpreta il muro di legno come metafora della gogna dove si dovrà mettere  il rivale infilando gli arti e il collo  in quel  legno a 5 fori- ejn pentesuriggw/ xuvlw/ (1049).

Paflagone  replica che sono fqonerai; korw'nai, cornacchie invidiose a gracchiare; il popolo deve amare lo sparviero iJevraka fivlei (1052) che ha portato ad Atene in catene i giovani corvi spartani.

Salsicciaio replica che Paflagone  compì l’impresa mequsqeiv", da ubriaco.

Poi cita  un verso della Piccola Iliade: anche una donna (incinta) sa portare un peso se un uomo glielo mette addosso, ma non è in grado di combattere. Insomma l’impresa di Pilo va ascritta a merito di Demostene. Salsicciaio suggerisce a Demo di guardarsi dal cane volpe fravssai kunalwvpeka (1066) che non lo inganni, perfido, rapido, ingannevole, astuto.

Poi spiega che con kunalwvpex intende le navi veloci che Paflagone  chiede di continuo per raccogliere le imposte.

 I cani sono veloci come le navi e i soldati come le volpi mangiano i grappoli-bovtru" trwvgousin- nelle campagne.

Secondo un altro oracolo, Demo deve guardarsi da Cillene (Kullhvnh il monte più alto dell’Arcadia) ma c’è un gioco di parole con kullhv-ceivr , la mano contratta di chi chiede l’elemosina. Infatti Paflagone dice e[mbale kullh'/ (1083, versa nella mia mano concava)

Paflagone ribatte che Febo allude alla mano di Diopite, un interprete di oracoli che attaccava atei e astronomi, in particolare Anassagora e indirettamente pure Pericle.

I due poi tirano fuori oracoli impossibili a favore di Demo che regnerà su tutta la terra (1088). Quindi gareggiano di nuovo in promesse di cibo come farina, focaccine e manicaretti vari

Demo promette le redini della Pnice a quello dei due che l’avrà trattato meglio ojpovtero" a]n sfw`/n eu\ me ma`llon a]n poih`/- touvtw/ paradwvsw th`" pukno;" ta;" hJniva" (1108-1109)

Davvero nihil novi sub sole.

 

 

giovanni ghiselli 10 agosto

 

 

 

 

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