lunedì 1 agosto 2022

Edipo re, traduzione e commento

Edipo re di Pasolini
Ricevo commenti entusiasti sull’
Edipo re di Sofocle rappresentato in giugno nel teatro greco di Siracusa e trasmesso ieri sera in televisione.
E’ piaciuto molto anche a me, tuttavia ho qualche riserva sulla traduzione che non rende sempre tutta la bellezza e la densità di Sofocle.
Allora rendo pubblica la parte della traduzione mia che avevo mandato all’associazione italo tedesca di Siracusa perché accompagnasse la conferenza effettuata il 19 giugno.
Sono i primi 462 versi
 
 
Edipo re
Traduzione
 
Sommario dei versi 1-30
Edipo esce dalla porta centrale della reggia e si rivolge al popolo in difficoltà con affetto paterno. La città ridonda di gemiti e preghiere; il re sa bene di cosa soffre, ma vuole sentirselo dire per promettere aiuto ed esplicare ancora una volta, dopo quella della Sfinge, le sue capacità non comuni. Indirizza una prima domanda ai figli-sudditi, poi una seconda a un vecchio sacerdote perché si faccia portavoce dei supplici afflitti.
 
Traduzione e commento dei vv. 1-13 dell’Edipo re di Sofocle
“O figli, nuova stirpe dell'antico Cadmo1
quali seggi mai sono questi dove state seduti
con i supplici rami incoronati?
La città è piena tanto del fumo dei sacrifici,
quanto di preghiere, quanto di gemiti; 5
e io che ritengo giusto ascoltare queste disgrazie, o figli, non da messaggeri,
da altri, sono venuto qua in persona,
io noto a tutti, chiamato Edipo.  
Su vecchio, racconta, poiché sei adatto
a parlare per questi: in quale modo siete disposti, 10
avendo concepito timore oppure amore? Poiché vorrei bastare
io ad aiutarvi in tutto: infatti sarei disumano
se non avessi compassione di tale seduta (vv. 1-13)
 
Edipo re versi 14-30
Sommario
Il vecchio sacerdote presenta se stesso e gli altri supplici: tutti significativi della debolezza del popolo che intanto siede incoronato nelle piazze aspettando l'aiuto degli dei e del re.
Quindi l'anziano iJereuv" descrive la peste come gorgo sanguigno che risucchia le forze vitali e impedisce la riproduzione; intanto Ares imperversa uccidendo con il ferro e con il fuoco, e la città flagellata da tanti mali si svuota delle persone che muoiono e vanno ad arricchire di gemiti e lamenti il regno del nero Ades.
 
vv14-17
"Ma, Edipo, che sei padrone della mia terra
tu vedi noi,di quale età siamo seduti
davanti ai tuoi altari, gli uni senza ancora la forza
di volare a lungo, gli altri appesantiti dalla vecchiaia".
 
versi vv.18-21
"E sacerdote io sono di Zeus; quelli poi sono stati scelti
tra i giovani ancora celibi, e il resto del popolo incoronato
sta seduto nelle piazze, davanti ai due templi di Pallade
presso la cenere profetica dell'Ismeno".
 
vv.22-24
la città infatti, come anche tu stesso vedi, troppo
già ondeggia e di sollevare il capo
dai gorghi del flutto insanguinato non è più capace"
Edipo re di Sofocle Traduzione e commento dei versi 25-30
 
versi 25-30
"e si consuma nei calici infruttuosi della terra,
si consuma nelle mandrie dei buoi al pascolo, e nei parti
senza figli delle donne; e intanto, il dio portatore di fuoco,
scagliatosi,si avventa sulla città, peste odiosissima,
dalla quale è vuotata la casa di Cadmo,e il nero/
Ades si arricchisce di gemiti e lamenti".
 
Edipo re sommario dei versi 30-57
Il sacerdote supplica il re appellandosi alle sue capacità sovrumane: quelle che gli hanno fatto conseguire il trionfo sulla Sfinge ancor prima di conoscere  la situazione e senza essersi preparato al cimento, come può fare solo un uomo ispirato da dio.
Allora Tebe fu raddrizzata, ma ora sta declinando di nuovo  ed è necessario un altro intervento del dilettante geniale che arrivò alla soluzione senza fare calcoli che sono vani per lo più. La città non vorrebbe ricordare il colpo vincente di Edipo come un successo  casuale e provvisorio: il salvatore di prima deve confermare di essere un beniamino dei numi e della sorte salvando il valore supremo della povli" che è  la vita degli uomini senza la presenza umana essa diventerebbe un guscio vuoto e privo di significato.
 
versi 31-32
"Senza renderti dunque uguale agli dei,
io e questi fanciulli sediamo supplici".
 
versi 33-34
"Però ti giudichiamo il primo tra gli uomini nei casi della vita
e nei rapporti con i demoni".
 
versi 35-36
"tu che, venuto alla città di Cadmo, hai fatto cessare
il tributo della cantatrice dura che pagavamo.
 
versi 37-39
"e questo, senza sapere da noi nulla di più,
e senza avere ricevuto insegnamenti, ma con l'aiuto di un dio
sei detto e sei ritenuto quello che ci ha raddrizzato la vita”
 
vv. 40-41
"Ma ora, o capo di Edipo assai potente per tutti,
noi tutti qui supplichiamo rivolti a te”
Traduzione dei versi 42-43
“di trovare una difesa per noi, sia dopo avere ascoltato la voce
di uno degli dei, sia che tu sappia qualcosa da un uomo magari”-
Traduzione dei versi 44-45
 “poiché per coloro che hanno esperienza, anche le disgrazie
vedo vivere, soprattutto quelle che derivano dai calcoli”.
 
vv. 46-48
"Vai, ottimo tra i mortali, raddrizza la città,
vai, sta' attento: poiché ora questa terra/chiama te salvatore per il coraggio di prima”
 
versi 49-51
“Del tuo potere però non ricordiamoci in nessun modo
come quelli che sono stati diritti e poi sono caduti
ma con sicurezza, raddrizza questa città".
 
versi 52-53
 “Infatti anche la sorte di allora  con auspicio favorevole
 ci offristi, e ora sii uguale”.
 
versi 54-55.
“Poiché se davvero comanderai su questa terra, come la domini adesso
è più bello dominarla con gli uomini che vuota".
 
Edipo re vv. 56-57
Poiché nulla vale una torre né una nave
vuota di uomini che non abitano dentro.-
 
vv.58-77
Sommario
Edipo si rivolge al suo popolo aprendogli l'animo completamente: la misera condizione di Tebe gli era già nota e lo fa soffrire più degli altri cittadini poiché egli si sente responsabile tanto del bene quanto del male generale che converge nella sua persona. Perciò ha preso dei provvedimenti mandando a Delfi il cognato Creonte il quale ritarda, e lo preoccupa, ma appena egli sarà arrivato e riferirà le risposte dell’oracolo con le indicazioni del dio, queste verranno seguite senza esitazioni.
 
vv.58-61
"O figli degni di compassione, cose conosciute, e non sconosciute a me
siete venuti a domandare con desiderio; io infatti so che
state male tutti, e pur stando male, come me,
non c'è tra voi chi sta male in ugual misura".
 
Edipo re di Sofocle vv. 62-64
“Infatti il dolore vostro colpisce ciascuno
solo per sé, e nessun altro, ma la mia
mente compiange la città e me e te, tutto insieme".
 
Edipo re, vv 65-67
“Sicché non da un sonno, mentre dormivo, mi svegliate;
ma dovete sapere che molto io ho lacrimato di già
e molte strade ho percorso con il vagare della mente".
 
Sofocle Edipo re vv. 68-72
E il solo rimedio che, esaminando bene, potevo trovare,
questo l'ho compiuto; infatti il figlio di Meneceo
Creonte, mio cognato, l'ho mandato
alle pitiche case di Febo, perché si informi, che cosa
facendo o che cosa dicendo, potrei salvare questa città
 
Edipo re di Sofocle versi 73-77
"E già il giorno commisurato al tempo
mi addolora, che fa? Infatti al di là del verosimile
è via , e più del tempo dovuto.
Ma quando sia giunto, allora io infame
sarei, non facendo tutto quanto il dio può mostrare".
 
vv.78-98
Sommario
Creonte, inviato a Delfi,  atteso da tempo, e finalmente annunciato, entra in scena luminoso in volto e con segni di vittoria sul capo. Edipo lo interroga a proposito del responso oracolare, e il cognato risponde con parole oscure delle quali il re non si accontenta ma richiede una spiegazione. Il vice tiranno domanda se debba parlare davanti a tutti oppure in privato, tra le mura del palazzo. Il figlio di Laio lo esorta a rivelare ogni arcano al popolo del cui dolore si sente in ogni modo responsabile. Allora Creonte rivela che il dio pitico ha ordinato di cacciare da Tebe il mivasma che inquina la terra.
 
Edipo re di Sofocle vv. 78-83
Sacerdote
Ma tu hai parlato a proposito: questi proprio adesso
mi segnalano Creonte che viene avanti.
 
Edipo
O sire Apollo, magari venisse davvero in qualche sorte
di salvezza, come ora è splendente nel volto.
 
Sacerdote
Ma almeno a fare delle congetture è soddisfatto; infatti non verrebbe avanti/
così incoronato il capo di alloro tutto ricoperto di bacche".
 
Edipo re di Sofocle vv. 84-90
Edipo
Lo sapremo presto: infatti è a distanza commisurata per udirci
Signore, mia parentela, figlio di Meneceo,
quale parola fatidica del dio sei venuto a portare?"
 
Creonte
"Buona. Dico infatti che anche le sciagure, se per caso
vengono fuori dal verso diritto, possono avere tutte un esito favorevole".
 
Edipo
ma che razza di parola è questa? Io infatti non sono incoraggiato
né di certo spaventato anzi tempo per il discorso di ora"
 
Sofocle Edipo re 91-98
Creonte
Se desideri ascoltare mentre questi sono presenti,
sono pronto a parlare, ma anche a venire dentro
 
Edipo
Parla a tutti. Di questi infatti io porto
il dolore più che per la mia vita.
 
Creonte
Potrei dire quali parole ho udito dal dio.
Ci comanda chiaramente Febo signore
di cacciare la contaminazione dalla regione poiché è stata nutrita
in questa terra, e di non nutrirla finché divenga incurabile".
 
Versi 99-104
Edipo
Con quale purificazione? Qual è il carattere della disgrazia?
 
Creonte
dobbiamo cacciare in esilio, oppure la strage con una seconda strage
cancellarla, poiché questo è il sangue che tempesta la città
 
Edipo
Insomma di quale uomo indica questa sorte?-
 
Creonte
C'era una volta per noi, o sire, Laio quale re
di questa terra, prima che tu rimettessi in piedi questa città
 
Edipo re di Sofocle
Versi 105-111
Edipo
Lo so per sentito dire; io infatti non l'ho mai visto di certo
 
Creonte
Morto questo, ora manda a dire chiaramente
di punire con la mano gli assassini, chiunque essi siano
 
Edipo
E quelli dove sono? Dove sarà trovata
quest'orma dell'antica colpa difficile da rintracciare?
 
Creonte
Diceva in questa terra, e che quanto viene cercato
è prendibile, mentre sfugge ciò che è trascurato
 
 
Edipo re vv. 112-121
Edipo
Ma è nella reggia o sui campi oppure su un'altra terra
che Laio cade per questo assassinio?
 
Creonte
Per consultare l'oracolo, come diceva, uscito da questa terra
non tornò più a casa, quando fu partito.
 
Edipo
Non ci fu un messaggero nè un aiutante
di viaggio
che vide, e, informatosi da lui, uno avrebbe potuto avvalersene?-
 
Creonte
Sono morti infatti, tranne un tale che, fuggito per paura,
di quello che vide, nulla sapeva riferire consapevolmente eccetto un particolare/.
 
Edipo
Quale? Un particolare infatti potrebbe scoprire molto da imparare
se prendessimo un principio anche piccolo di speranza"
 
Sommario dei versi 122-150
Un dilemma di fondo è se la violenza subita da Laio fu inflitta da una sola persona o da diversi assassini.
La versione ufficiale riferita da Creonte è che furono molti. Noi sappiamo che è falsa.
Edipo domanda se l'uccisione del suo predecessore sia stata preparata a Tebe con una congiura cementata e armata dal denaro, ma Creonte elude la risposta dicendo che nessuno ha aiutato i Tebani dopo l'assassinio di Laio; quindi il cognato gli chiede quale ostacolo fosse stato tanto grave da impedire ogni indagine. La Sfinge inceppava la ricerca, risponde Creonte. Allora l'eroe che ha trionfato sul mostro promette un altro intervento in favore della povli" e del suo re assassinato; ma agirà anche per se stesso, in quanto il regicida potrebbe volere ammazzare pure il nuovo monarca. Dunque i supplici si alzino e qualcuno comunichi al popolo che il risolutore dell'enigma farà di nuovo tutto il necessario, in collaborazione con il dio. L'ultima battuta è del sacerdote che conferma l'esortazione ad alzarsi, però manifesta fiducia prima di tutto nell'aiuto divino.
 
Edipo re di Sofocle
versi 122-131
Creonte
Diceva che dei predoni, imbattutisi in lui, lo uccisero
non con una violenza sola ma con una moltitudine di mani.
 
Edipo
Il predone però, se non avesse preparato qualche cosa da qui con il denaro,/come sarebbe giunto a tanta audacia?
 
Creonte
Sembrava così, ma, morto Laio,
non veniva nessuno a soccorrerci nelle sciagure.
 
Edipo
Ma quale male, caduta così la tirannide,
stando tra i piedi, vi impediva di sapere bene questo ?
 
Creonte
La Sfinge dal canto variopinto ci spingeva a guardare
quello che era lì tra i piedi, e a lasciare perdere quanto non si vedeva
 
Sofocle Edipo re vv. 132-136
Edipo
Ma dal principio, un'altra volta, questi enigmi io li chiarirò:
infatti degnamente Febo e degnamente tu
per il morto vi poneste questa cura
sicché secondo giustizia vedrete anche me alleato
portare aiuto a questa terra insieme con il dio.
 
Edipo re vv. 137-146
Edipo
Infatti non sarà per i cari alquanto remoti,
ma io di me stesso disperderò questa lordura.
Infatti chiunque sia stato l'uccisore di quello, presto
potrebbe volere punire anche me con una mano del genere.
Dunque io recando aiuto a quello, giovo a me stesso.
Su, al più presto fanciulli, voi alzatevi
dai gradini sollevando questi supplici rami,
e un altro raduni qua il popolo di Cadmo
poiché tutto  intendo fare io; infatti
o appariremo fortunati con il dio o caduti
 
Sofocle Edipo re
versi 147-150
Sacerdote
O figli, alziamoci; infatti venimmo qua appunto per questo
aiuto di cui questo ci dà l'annuncio.
Febo che ha mandato questi vaticini
venga salvatore e nello stesso tempo ponga fine al morbo
 
Parodo. Versi 151-215
Prima strofe, vv.151-158
Sommario
Il coro di vecchi tebani rivolge la prima invocazione alla parola delfica che viene da Zeus e da Apollo, suo profeta. Il responso riferito da Creonte non è ancora chiaro: potrebbe preannunciare qualche cosa di nuovo e inquietante, oppure il necessario ripetersi di situazioni antiche. In ogni modo i vaticini pitici vanno seguiti poichè sono figli della speranza.
 
O voce dolciloquente di Zeus
quale mai da Pito ricca d'oro
 sei venuta alla splendida Tebe?
sono teso agitando l'anima
tremante dalla paura
ié Peana di Delo,
intorno a te con sacro timore domando che cosa, o di nuovo
o con il volgere delle stagioni un'altra volta
effettuerai per me.
Dimmelo, figlia della speranza d'oro,
voce immortale.
 
Sofocle, Edipo re, parodo, prima antistrofe vv.159-167
Il coro invoca le divinità atte a stornare la sventura: Atena, la dea poliade per gli spettatori del dramma, Artemide, nume delle cacce e delle nobili gare benefiche per la città, e Febo che scaglia i dardi lontano dai suoi protetti; quindi  i vecchi tebani ricordano una precedente epifania, manifestando  nobile riconoscenza agli dei salvatori.
 
Te per prima invocando, figlia di Zeus,
Atena immortale
e la sorella che protegge la terra,
Artemide che sta seduta sul famoso trono circolare
della piazza
e Febo che scaglia lontano,iò,
apparitemi in tre a stornare la sventura,
se mai anche per una precedente sciagura
che si levava sulla città,
metteste fuori luogo la fiamma della pena
venite anche ora.
 
Sofocle Edipo re parodo seconda strofe vv. 168-178
Sommario
Viene descritta la pena e la consunzione della città alla cui salvezza non basta arma di pensiero: infatti la vita declina nella terra che non produce frutti e nelle donne che non partoriscono; invece si ammucchiano dappertutto i cadaveri i quali poi diventano uccelli che si levano a volo verso la sponda del dio della sera, nel putrido regno del nulla.
 
Ahimé, innumerevoli infatti sopporto
le pene e mi sta male tutto
lo stuolo, e non c'è arma della mente
con cui uno si difenderà; infatti non crescono i frutti
della terra famosa, né con i figli
si alzano le donne
dai travagli che fanno gridare;
ma uno sull'altro
potresti vederli, come uccelli dalle larghe ali,
con spinta maggiore del fuoco che infuria,  levarsi
verso la sponda del dio della sera.
 
Sofocle Edipo re,  parodo, seconda antistrofe, vv.179-189
Sommario
La città è ingombra di cadaveri e di moribondi rimasti privi di ogni pietà. Tra i vivi, le donne conservano più forte il sentimento religioso e gemono supplici, aggrappate agli altari, mentre il peana e il flauto concorde mandano soffi di lampi chiedendo ad Atena di inviare  contro tanta desolazione un rimedio dal bel volto .
 
"E la città muore senza tenere più conto di questi
e progenie prive di pietà giacciono a terra
 portatrici di morte senza compassione;
e intanto le spose e anche le madri canute
di qua e di là, presso la sponda dell'altare
gemono supplici
per le pene luttuose
e il peana manda luce
e la voce lamentosa del flauto concorde,
per cui, o aurea figlia di Zeus,
manda un aiuto dal bel volto"
 
Sofocle Edipo re,  parodo, terza strofe vv.190-202
Sommario
Segue la deprecazione di Ares, lo smodato, che ispira pestilenziale frenesia di guerra. Possa egli ritirarsi in tutte le direzioni, sparisca con i demagoghi suoi seguaci, e il suo fuoco dannoso e deleterio venga annientato da quello luminoso, purificatore, salvifico di Zeus.
 
E Ares, lo smodato, che
 ora senza bronzo di scudi
mi brucia tra le grida aggredendo
(prego) che volga la schiena in una corsa retrograda, precipitosa
lontano dal confine della patria,sia verso il grande
talamo di Anfitrite
sia verso il tracio flutto
inospitale agli ormeggi:
infatti alla fine se qualche cosa la notte lascia fuggire,
 su questa si avventa il giorno.
Costui o tu che distribuisci
la potenza dei lampi infuocati
Zeus padre, annientalo sotto il tuo fulmine
 
Sofocle Edipo re, Antistrofe terza, vv.203-215
Sommario
Contro i mali viene invocato Apollo Liceo, il dio dall'arco d'oro, uccisore dei lupi, e Artemide la sorella cacciatrice, con le fiaccole che illuminano le corse su per i monti, e infine Bacco eponimo di Tebe, dal volto colore del vino, perché porti il suo fuoco vivificatore e catartico contro il nume delle ignobili guerre, Ares il dio disonorato tra gli dei.
  
Signore Liceo
io vorrei che dalle funi d'oro intrecciato
fossero scagliati dovunque i tuoi dardi indomabili
messi davanti in aiuto, e le fiaccole
fiammeggianti di Artemide con le quali
si lancia su per i monti della Licia
e il dio dalla mitra d’oro invoco,
eponimo di questa terra,
Bacco dal volto di vino, evio
compagno di tiaso delle Menadi
che si avvicini bruciando
con splendida...
face contro il dio disonorato tra gli dei 215
 
Sofocle Edipo re.  Primo episodio. Versi 216-462
Pima parte fino a333
vv.216-232
 Edipo risponde alle preghiere del Coro come se fossero rivolte alla propria persona invece che agli dei. Promette che darà un aiuto decisivo, sebbene  sia tanto estraneo all'azione delittuosa e a quanto se ne è detto, da avere bisogno di qualche indizio per seguire la traccia. I Tebani dunque devono aiutarlo, se possibile con le buone: il re proclama ufficialmente che l'assassino può autodenunciarsi: non gli succederà niente di peggio che andarsene in esilio; se invece uno sa che il criminale non è tebano,  lo denunci: ne avrà un premio.
 
versi 216-221
"Tu chiedi, e per quello che chiedi, se ascoltando vuoi
accogliere le mie parole e provvedere al morbo,
potresti prendere un sostegno e un sollievo dai mali:
sono vicende che io, pur estraneo a questo discorso, esporrò
ed estraneo all'azione; infatti non per lunga via 220
potrei seguire la traccia da solo se non avessi qualche segno.
ofocle Edipo re vv. 222-232
Ed ora, giacché, pur ultimo cittadino, sono contato tra i cittadini,/
proclamo per voi tutti, Cadmei, questo bando:
"chiunque mai tra voi, di Laio, figlio di Labdaco,
sappia da quale uomo fu ucciso 225
a costui ordino di segnalare tutto a me;
e, se ha paura, elimini l'accusa
denunciando se stesso: infatti non subirà nient'altro
di spiacevole che andarsene via dal paese senza danno;
se invece uno sa che un altro da un'altra terra  230
è l'autore manuale, non taccia; infatti
il profitto glielo procurerò io e ci sarà gratitudine per giunta.
Sofocle Edipo re,  vv.233-251.
Edipo fa l'ipotesi che qualcuno disobbedisca al suo ordine: costui dovrà essere escluso dagli affetti e dai riti della comunità poiché contribuisce a contaminare la terra. Il re, in qualità di alleato del dio pitico e del predecessore ucciso, maledice l'autore o gli autori del delitto, poi allarga la maledizione a tutti i complici e fiancheggiatori, compreso se stesso, qualora dovesse essere scoperto come tale, o comunque implicato nell'assassinio di Laio.
 
233-251
"Ma se tacerete e qualcuno spaventato
o per un amico, o anche per sé, respingerà questa parola
le cose che farò in conseguenza di questa trasgressione, queste dovete ascoltare da me./ 235
Quanto a quest'uomo, proibisco, chiunque egli sia,
che in questa terra di cui io assegno le cariche e i seggi
lo accolga e gli rivolga la parola alcuno
o lo faccia partecipare alle preghiere degli dei e ai sacrifici
o lo renda partecipe dell'acqua lustrale; 240
ma tutti lo respingano dalle case, poiché costui
è contaminazione per noi, come l'oracolo pitico
del dio, ha rivelato or ora a me.
Io dunque tale alleato del dio
e dell'uomo morto mi trovo ad essere. 245
E contro  l'autore lancio un’imprecazione: sia che
essendo solo è rimasto celato, sia con l'aiuto di più,
che l'infame da infame consumi una vita alienata,
Poi aggiungo questa imprecazione: se in casa mia
partecipasse al mio focolare, sapendolo io, 250
possa soffrire la sciagura che ho augurato or ora a costoro".
 
Sofocle Edipo re, vv.252-275.
Sommario
Edipo ribadisce l'ordine: egli si sente responsabile del buon esito dell'indagine siccome è il successore del re, tanto sul trono, quanto nel letto della regina; dunque sarà lui stesso il vendicatore dell'uomo che lo ha preceduto, e farà la parte che non possono fare i figli di lui, poiché non sono nati. Tali i propositi, tale il decreto; chiunque non obbedirà, dovrà subire una decadenza simile a quella della terra sconciata. Chi collaborerà con la Giustizia, invece avrà la riconoscenza di tutti e l'amicizia degli dei.
 
 vv. 252-262
A voi dunque ordino di portare a compimento tutto questo
per me stesso e il dio e per questa
terra così sterilmente ed empiamente sconciata.
Neppure infatti se la faccenda non fosse stata inviata dagli dei
sarebbe naturale che voi lasciaste così non purificato il misfatto,/
poiché un uomo ottimo, e per giunta re, è morto,
ma voglio che si faccia un’indagine; ed ora siccome mi trovo io
ad avere i poteri che quello aveva prima,
ad avere il letto e la donna dal seme comune, 260
 e una comunanza di figli comuni, se la sua razza…
non avesse avuto cattiva fortuna, sarebbe cresciuta
 
Sofocle Edipo re versi 263-275
ma ora sul capo di quello è balzata la sorte;
e in vece loro, io queste battaglie, come per mio padre
combatterò e dappertutto arriverò 265
cercando di prendere l'autore manuale dell’omicidio
per il figlio di Labdaco, di Polidoro e anche
 di Cadmo che li precedeva e dell'antico Agenore.
E contro quanti non fanno questo, prego gli dei
che per loro non mandino su alcun raccolto dalla terra 270
né i figli dalle donne, ma possano essere consumati
dalla decadenza attuale e da una ancora più odiosa di questa.
A voi e agli altri Cadmei invece, a quanti
queste parole piacciono, sia alleata Giustizia
 e tutti gli dèi per sempre siano compagni buoni 275
 
Edipo re, vv.276-299. Sommario
Il Corifèo respinge tutte le accuse di Edipo e lamenta che i Tebani non siano nemmeno stati aiutati da Febo nella ricerca del colpevole. Il figlio di Laio ribatte che gli dei non possono essere costretti a fare quanto non vogliono. Quindi il portavoce del coro consiglia di mandare a chiamare Tiresia, e il re risponde che l'ha già fatto due volte. Il corifèo  accenna a notizie antiche secondo le quali Laio venne ucciso da alcuni viandanti. Edipo le aveva sentite, ma afferma la supremazia della vista come fonte informativa. Il coro ribadisce  la forza della parola, poi annuncia l'ingresso di Tiresia manifestando piena fiducia nel profeta.
 
276-281
Coro
Come mi hai preso con la maledizione, così, signore, parlerò:
non l'ho ucciso io infatti, né posso indicarti l'uccisore.
Era compito di Febo che ha mandato l'ordine della ricerca
dire questo: chi è stato a compiere il misfatto allora.
 
Edipo
Hai detto bene; ma costringere gli dei 280
a quello che non vogliono, nessun uomo potrebbe.
Edipo re,  282- 299.
 
Coro
La seconda cosa dopo questa vorrei dire, come mi sembra.
 
Edipo
Se c'è anche una terza, non tralasciare di dirla.
 
Coro
Io so  che all'incirca le stesse cose del sire Febo
vede il sire Tiresia, e dal suo punto di vista uno 285
 esaminando questo o sire, potrebbe capire nella maniera più chiara./
 
Edipo
Ma neppure questo ho lasciato tra le cose non compiute
Infatti, per consiglio di Creonte, ho mandato due 
 messi; anzi manca da un pezzo e mi meraviglia.
 
Coro
E invero ci sono altre voci mute e antiche. 290
 
Edipo
Quali sono queste? Difatti io esamino ogni parola
 
Coro
Si dice che morì ad opera di alcuni viandanti
 
Edipo
L'ho sentito dire anche io, ma chi ha visto nessuno lo vede
 
Coro
Ma se ha una qualche parte di timore,
udendo le tue maledizioni così potenti non resisterà. 295
 
Edipo
A chi non ha paura di agire, nemmeno la parola fa paura.
 
Coro
Ma chi lo confuterà c'è; questi infatti
già portano qui il divino profeta al quale
il vero è connaturato tra gli uomini, e a lui solo. 299
 
Edipo re, vv.300-315
Edipo chiede aiuto a Tiresia pregandolo  con diversi epiteti di significato ambiguo. Quindi lo informa sul responso dell'oracolo, come se il dio glielo avesse comunicato direttamente. Infine gli rivolge un'invocazione: salvi la situazione poiché tutti si aspettano questo da lui.
 
O Tiresia che tratti tutte le cose, le insegnabili 300
e le indicibili, le celesti e quelle che si calpestano in terra,
la città, anche se non ci vedi, tuttavia capisci
con quale malattia convive; e di questa, quale difensore
 e salvatore, signore, te solo possiamo trovare dopo tutto.
Febo infatti, anche se non lo senti dai messaggeri,305
a noi che avevamo mandato, mandò la risposta che la soluzione
unica di questa malattia potrebbe venire
se gli assassini di Laio, dopo averli identificati bene,
li ammazzassimo, oppure li mandassimo in esilio fuori da questa terra./
Tu dunque, senza negarci né la parola fatidica che viene dagli uccelli,/310
né, se ce l'hai, alcun'altra via della mantica
salva te stesso e la città, salva me,
e allontana tutta la contaminazione del morto
In te infatti siamo; che un uomo faccia del bene con i mezzi
che ha e come può, è la più bella delle fatiche315
 
Edipo re, vv.316-333
Sommario
Tiresia lancia un anatema contro il sapere che molte volte non giova a chi sa: egli preferirebbe ignorare i fatti; in ogni modo li ha rimossi e non intende raccontarli. Edipo si stupisce dello scoraggiamento del vate il quale lo prega di rimandarlo a casa. Allora il re accusa il profeta reticente di ingratitudine verso la città che lo ha nutrito. Ma  Tiresia ribatte accusandolo di parlare a sproposito. Edipo prova a rivolgere  una preghiera e una mezza minaccia al mavnti" che però rimane irremovibile.
 
versi 316-321
Tiresia
Ahi,ahi, sapere come è terribile quando non giova 316
a chi sa! Queste cose infatti, pur sapendole bene, io
le ho distrutte; ché altrimenti non sarei venuto qua.
Edipo
Che c'è? Come sei giunto privo di coraggio!
Tiresia
Rimandami a casa; assai facilmente infatti, tu il tuo 320
ed io sopporterò il mio, se mi dai retta.
Edipo re 322-333  
 
Edipo
Non hai detto parole secondo la legge né amichevoli per questa città che ti nutrì, sottraendole questo responso.
Tiresia
Vedo infatti che neppure per te la tua parola va
a proposito, e allora, per non subire lo stesso anche io…325
Edipo
No per gli dei, tu che sai non volgerti indietro, poiché
 noi tutti qui ti baciamo supplici.
Tiresia
Voi tutti infatti non dovete sapere; io i miei mali,
per non dire dei tuoi, che non debba mai svelarli
Edipo
Che cosa dici? Mentre sei al corrente non parlerai, ma pensi 330/
di tradirci e rovinare la città?
 
Tiresia
Io non addolorerò me stesso né te; perché fai
quest'indagine invano? Infatti non potresti venire a saperlo da me. 333
 
versi 334-353
Edipo
“O pessimo tra i malvagi, infatti tu muoveresti all'ira
anche una natura di pietra, non parlerai una buona volta,
ma ti mostrerai così duro all'infinito?”
Tiresia
“Hai biasimato la mia indole, però la tua, quella che
vive con te, non l'hai vista, però critichi me”
Edipo
"Chi infatti, chi non si adirerebbe,  udendo
tali parole con le quali tu ora disonori questa città?"
Tiresia
Difatti esse si avvereranno   anche se io le copro con il silenzio (Edipo re, 341)
Edipo
E allora quelle che si compiranno, bisogna pure che tu le dica a me.-
 
Tiresia
Non posso parlare oltre. Di fronte a questo, se vuoi,
arrabbiati con l'ira che sia la più selvaggia.
 
Edipo
E non tralascerò nessuna, irato come sono,
delle cose che, appunto, capisco. Sappi infatti che a me sembra
che tu abbia progettato l'azione e vi abbia pure  operato, per quanto/
non uccidendo con le mani; ma se tu potessi a vedere
anche quest'opera direi che è tua, e tua soltanto.
 
Tiresia
Davvero? Io ti ingiungo di attenerti
al bando che hai proclamato e dal giorno
di oggi non devi rivolgere la parola né a questi né a me
poiché sei tu l'empio contaminatore di questa terra 353
 
vv.354-377
Sommario
Edipo minaccia il profeta, che da parte sua conta sulla forza della verità, e , nello stesso tempo, lo spinge a parlare. Tiresia allora lo accusa apertamente di essere l'assassino di Laio e, sempre più incalzato, allude anche alla relazione incestuosa dell'avversario il quale continua a mescolare le minacce con le provocazioni. Quindi  il tiranno rinfaccia la cecità al vate: questo allora profetizza che Apollo farà precipitare l'assassino incestuoso nella peggiore delle catastrofi.
 
Edipo
Così spudoratamente hai tirato fuori questa
maledizione? E dove credi che potrai sfuggirle?
Tiresia
L'ho sfuggita: infatti nutro la forza della verità.
Edipo
Ammaestrato da chi? Non certo dall'arte
Tiresia
Da te: tu infatti mi hai spinto contro voglia a dire…
Edipo
Quale parola? Dilla un'altra volta perché comprenda di più
 
Tiresia
Non hai capito prima? Oppure mi provochi a parlare? 360
 
Edipo
Non tanto da dire che è cosa conosciuta. Avanti, ripetila.
 
Tiresia
Dico che sei tu l'assassino dell'uomo di cui cerchi l'assassino.
 
Edipo
Ma non provando qualche piacere dirai le ingiurie due volte.
 
Tiresia
Ti devo dire anche qualcos'altro allora perché ti adiri di più?
 
Edipo
Quanto vuoi, tanto per me sarà detto invano.
 
Tiresia
Io dico che tu non ti accorgi di avere relazioni vergognosissime
con i tuoi consanguinei, e che non vedi dove sei nel male
 
Edipo
Credi davvero che dirai sempre queste parole godendo?
 
Tiresia
Sì, se c'è davvero una forza della verità
 
Edipo
Ma c'è, tranne che per te; tu questa non l'hai davvero, siccome 370
sei cieco di orecchi e di mente e di occhi.
 
Tiresia
Tu sei un disgraziato a rinfacciarmi questi mali che non uno
di questi non rinfaccerà tra poco a te".
 
Edipo
Tu sei nutrito da una  notte unica, tanto che né me
né un altro, chiunque veda la luce, potresti mai danneggiare 375
 
Tiresia
Infatti non è destino- moi`ra- che tu cada per mano mia, poiché
basta Apollo cui sta a cuore fare pagare questi misfatti 377
 
Sofocle, Edipo re, primo episodio, vv.378-403.
Sommario
Il re sospetta una congiura di palazzo contro la sua autorità, ma Tiresia lo invita a guardare e cercare dentro se stesso. Allora il figlio di Laio scaglia un'invettiva contro la ricchezza e il potere , in quanto suscitano e adunano invidia da varie  parti: da Creonte , il presunto amico che ordiva trame diaboliche, e da Tiresia, il prete imbroglione, avido di profitto e incompetente di vaticini, se è vero che l'enigma della Sfinge venne risolto non da lui, ma dal nuovo arrivato, lui stesso, Edipo,  che senza sapere nulla confutò il mostro deleterio. Ma ora i due cospiratori pagheranno con dolore il complotto fallito.
 
378-379
 
Edipo
Sono di Creonte o di chi queste trovate? 378
 
Tiresia
Creonte per te non è certo un danno, ma lo sei tu stesso per te
 
380-389
Edipo
O ricchezza e potere e arte che prevale380
sull'arte nella vita piena di emulazione
quanta invidia si serba accanto a voi,
se per questo regno che, regalato,
non richiesto, la città mise nelle mani mie
da questo, Creonte, il fedele, l'amico della prima ora,
fattosi sotto di nascosto, desidera cacciarmi
dopo avere subornato un tale astrologo, tessitore di frodi
imbroglione, accattone, che nei lucri
soltanto ha imparato a vedere, ma quanto all'arte è cieco di natura389
 
390-392
Edipo
Poiché, avanti, dimmi, dov'è che sei un profeta lucido? 390
Come mai, quando era qui la cagna cantatrice,
non dicevi qualche cosa di liberatorio a questi cittadini? 392
 
393-398
Edipo
Eppure l'enigma non era compito dell'uomo sopraggiunto 393
spiegarlo, ma c'era bisogno di un vaticinio
che tu non mostrasti di avere conosciuto dagli uccelli
né da uno degli dei; ma, arrivato io
Edipo che non sapevo nulla, la feci cessare
azzeccandoci con l'intelligenza e senza avere imparato nulla dagli uccelli/398
 
399-403
Edipo
io che tu ora cerchi di cacciare, credendo
che starai accanto al trono di Creonte, vicino a lui 400
Mi sembra che tu e chi ha messo insieme questi misfatti,
piangendo caccerete la contaminazione; anzi, se non mi sembrassi un vecchio,
con sofferenza avresti imparato quali scelleratezze proprio tu mediti 403
 
Sofocle, Edipo re, vv.404-428
Sommario
Il coro chiede ai due contendenti di parlare razionalmente, poiché non di ira c'è bisogno, ma di spiegare gli oracoli. Tiresia prende la parola rivendicando la propria autonomia da Edipo , da Creonte e da chiunque altro non sia il Lossia. Quindi ritorce contro il tiranno il rinfacciamento che questo gli aveva rivolto della cecità fisica: Edipo è affetto da cecità mentale che gli impedisce di vedere la catena dei mali obbrobriosi  nei quali si trova  implicato e che vengono denunciati l'uno dopo l'altro in maniera palese o latente e allusiva. "Ora che sai questo" conclude il profeta"getta pure fango su me".
 
Coro
A noi che facciamo delle supposizioni, sia le parole di questo404 sembrano essere state dette con ira, sia le tue, Edipo.
C'è bisogno non di tali parole, bensì di esaminare questo, come
spiegheremo gli oracoli del dio nel modo migliore 407
Tiresia
anche se sei il tiranno, deve essere reso uguale almeno
contraddire alla pari; di questo infatti sono padrone anche io
infatti non vivo certo al servizio tuo ma del Lossia 410
sicché non verrò segnato come cliente di Creonte patrono
E dico, poiché mi hai rinfacciato anche la cecità:
tu, pure se fissi gli occhi, non vedi dove sei nel male
né dove abiti, nè con chi dimori 414
 
Edipo re 415 -428
Tiresia
Lo sai tu da dove provieni? E ti sfugge che sei odioso
ai tuoi là sotto e qui sopra la terra
E con due colpi della madre e di tuo padre
un giorno la maledizione dal terribile piede caccerà da questa terra
te che ora vedi quanto hai davanti ma presto la tenebra
E del tuo grido quale porto non ci sarà
quale Citerone non lo echeggerà presto
quando ti accorgerai delle nozze senza ormeggio che in queste case 
hai infilato con la nave dopo avere ottenuto una buona navigazione?"
Poi non ti accorgi di una folla di altre sciagure
che ti renderanno uguale a te stesso e ai tuoi figli.
Davanti a questi orrori, infanga pure Creonte
e la mia bocca: infatti non c'è tra i mortali
chi verrà mai distrutto peggio di te 428
 
vv.429-462
Sommario
Edipo si scaglia contro Tiresia e cerca di cacciarlo, ma il vate ribatte ricordando di essere stato invitato; il re risponde che non immaginava di sentirlo proferire tante infami follìe.
Allora il profeta nomina i genitori che  hanno generato il tiranno il quale,  colpito, domanda chi siano costoro; alle risposte enigmatiche di Tiresia, Edipo lo accusa di oscurità.
L'indovino replica con ironia, ricordando al suo antagonista che è proprio lui a piccarsi di essere il campione dello scioglimento degli enigmi; Edipo senza raccogliere la provocazione, afferma che gli basta avere salvato la città. Entrambi i contendenti fanno la mossa di staccarsi l'uno dall'altro, ma continuano a fronteggiarsi.
Segue un disvelamento del tiranno per bocca del sacerdote: l'assassino tanto cercato è lui, e quando se ne renderà conto si acciecherà, quindi si allontanerà da Tebe tastando la terra con un bastone, e scoprirà pure di essere un mostro incestuoso: padre e fratello dei propri figli, sposo e figlio di sua madre, compagno di letto e assassino del padre. A questo punto Edipo può rientrare nella reggia a meditare.
 
versi 429-439
Edipo
Ma davvero si può sopportare di udire queste infamie da costui?
Non vai in malora? Non ci vai molto in fretta? Non torni
indietro retrogrado da questa reggia dopo esserti voltato indietro?
 
Tiresia
Non sarei venuto di certo io, se tu non mi avessi chiamato.
 
Edipo
Difatti non sapevo in nessun modo che avresti gridato scemenze poiché difficilmente ti avrei fatto venire al mio palazzo.
 
Tiresia
Noi siamo per natura tali, come a te sembra 435
matti, ma per i genitori che ti misero al mondo, assennati.
 
Edipo
Per quali? Rimani; chi mi fa nascere tra i mortali?
 
Tiresia
Questa giornata ti farà nascere e ti distruggerà
 
Edipo
Come dici tutte le parole troppo enigmatiche e oscure!
 
Sofocle, Edipo re, versi 440-451
Tiresia
Non sei tu ottimo di natura a scoprire gli enigmi?
 
Edipo
Rinfacciami pure tali capacità per cui mi troverai grande.
 
Tiresia
Questa sorte però ti ha perduto.
 
Edipo
Ma se ho salvato questa città, non mi importa.
 
Tiresia
Me ne vado dunque, e tu, ragazzo, portami via.
 
Edipo
Lo porti via allora, poiché tu qui presente  tra i piedi
mi turbi, e, cacciato via, non potresti affliggermi più.
 
Tiresia
Dopo avere detto le parole per le quali sono venuto, vado via, e non per avere temuto il tuo volto: infatti non c'è la possibilità che tu mi distrugga.
Ma ti dico: quest'uomo che da un pezzo
tu cerchi, minacciando e sbandierando l'assassinio di Laio, eccolo è qui" 451
 
Sofocle, Edipo re, vv. 452-462
Tiresia
straniero a parole, immigrato, poi si rivelerà
tebano di razza, ma non godrà
dell'evento: cieco infatti da vedente
e accattone invece che ricco, verso una terra straniera
camminerà tastando davanti a sé la via con il bastone
e si vedrà che dei propri figli è insieme
egli medesimo fratello e padre, e della donna da cui
nacque, figlio e sposo, e del padre
conseminatore e assassino. E queste parole vai
dentro a meditarle; e se mi prendi che ho detto il falso
dì pure che io di mantica non capisco niente oramai.
 
Sofocle, Edipo re, Primo Stasimo. Versi 463-511
Prima Strofe (vv.463-472.)
Sommario
Il coro si domanda chi sia l'assassino che ha sporcato le sue mani di sangue e ha contaminato tutta la terra. Deve correre via, più vigorosamente di cavalli veloci come le tempeste, poiché Apollo olimpio armato di fulmini e le Chere ctonie che non sbagliano un colpo si avventano contro di lui.
 
Chi è quello di cui la profetica
rupe di Delfi disse
ha compiuto nefandezze su nefandezze
con mani sporche di strage?
E' tempo che costui più vigorosamente
 di impetuosi cavalli
muova il piede in fuga.
Armato infatti di fuoco e di fulmini
contro di lui si avventa il figlio di Zeus
e terribili lo accompagnano
le Chere che non sbagliano un colpo
Sofocle Edipo re, primo stasimo, antistrofe prima. vv.473-482.
 
Il Parnaso, sulla cui pendice occidentale sorge Delfi, ha inviato la parola profetica di scovare l'uomo oscuro il quale, imbestiatosi in toro tra rupi antri e selve, cerca di tenere lontani i vaticini che provengono dall'ombelico del mondo e lo seguono dappertutto incalzandolo come assilli implacabili.
 
Ha brillato infatti apparsa or
ora dal nevoso
Parnaso, la parola di
rintracciare dappertutto l'uomo oscuro.
Infatti va e viene sotto foresta
selvaggia e su per le grotte, proprio
il toro delle rupi
inutile con inutile piede bandito in solitudine,
cercando di allontanare i vaticini
dell'ombelico della terra; ma questi sempre
vivi gli volano addosso
 
Sofocle, Edipo re, primo stasimo, seconda strofe
vv.483-497
Sommario
Il coro è turbato e vaga nell'incertezza: non sa da quale parte schierarsi dopo quanto ha sentito: se con il profeta o con il re, se con la fama popolare che fa di Edipo un eroe, o con la parola di Tiresia che ha lanciato l'anatema contro il tuvranno~ che comunque ha risolto l'enigma della Sfinge.
 
Terribilmente invero, terribilmente mi
turba l'auspice saggio
e non posso credergli né contraddirlo;
che cosa devo dire non so.
Sono sospeso tra le attese e non
vedo qui né più avanti.
Quale contesa infatti
c'era o per i Labdacidi o per il figlio di Polibo
né prima mai
io almeno, né adesso ancora
venni a saperlo, per cui
di una prova <facendo uso>
io possa muovere contro la fama
popolare di Edipo, per i Labdacidi
vendicatore di oscure morti
 
Sofocle, Edipo re, primo stasimo
Seconda antistrofe. vv.498-511
Sommario
Zeus e Apollo conoscono le vicende umane, ma non è detto che un profeta sia più sapiente del coro il quale per giudicare Edipo si attiene a quello che ha visto: egli ha fatto cessare il flagello della Sfinge che imperversava, quindi merita riconoscenza, non biasimo.
 
Ma certamente Zeus e Apollo
mettono insieme le vicende dei mortali
e le sanno; e che tra gli uomini un
profeta sia superiore a me
non è giudizio verace;
con la sapienza un uomo
potrebbe superare la sapienza.
però io mai
prima di avere vista diritta la parola
approverei
anche se altri lo biasimano.
Manifesta infatti contro di lui
venne la ragazza alata
una volta e sapiente fu visto
alla prova e gradevole per la città; perciò dalla mia
mente, mai meriterà l'accusa di infamia
 
 
L’Edipo re di Sofocle in televisione
 
Ieri sera, 30 luglio 2022, dalle 21, 15 Rai 5 ha dato l’ Edipo re di Sofocle recitato in giugno nel teatro greco di Siracusa.
Non ho potuto vederlo il 22 sera perché dovevo prendere l’aereo per tornare a Bologna e di lì andare a Brescia il giorno seguente.
L’ho visto dunque ieri sera in televisione. Uno spettacolo fatto piuttosto bene.
Ho da ridire però sulla traduzione che a tratti non rende la bellezza e la densità del testo di Sofocle.
Faccio solo due esempi.
Copio qui sotto la traduzione mia indicando due brevi confronti con quella proposta a Siracusa. Le mie critiche sono scritte in grassetto e sottolineate.
 
Secondo Stasimo dell’Edipo re di Sofocle. Prima strofe 863-872
Sommario
Il coro invoca per sé la purezza delle parole e delle opere che devono essere concordi e regolate non da leggi umane, transeunti siccome soggette a mode e a regimi, bensì da norme divine: scaturite dagli dei e dalla natura, tali che i mortali non possano mutarle né trascurarle.
"Oh, mi accompagni sempre la sorte di portare
 la sacra purezza delle parole
e delle opere tutte, davanti alle quali sono stabilite leggi
sublimi, procreate
attraverso l'etere celeste di cui Olimpo è padre da solo né le
generava natura mortale di uomini
né mai dimenticanza
potrà addormentarle:
grande c'è un dio in loro e non invecchia"872
 
Prima antistrofe. vv.873-882.
Sommario
E' un anatema dell' u{bri" madre del tiranno, la prepotenza che, gonfia di vani orpelli, sale sui fastigi del potere ma poi, non avendo una base salda nel consenso dei cittadini, precipita nell’ abisso scosceso della necessità da dove il piede vacillante della sua tracotanza non può risollevare il corpo malato.
Il coro chiede al dio di mantenere viva la nobile gara democratica e ginnica, benefica per la città.
 
"La prepotenza fa crescere il tiranno
-         la prepotenza u{bri" è stato tradotto non bene  “la superbia” -
se è riempita invano di molti orpelli
che non sono opportuni e non convengono
salita su fastigi altissimi
precipita nella necessità scoscesa
dove non si avvale di valido piede.
 
Il testo e[nq j ouj podi; crhsivmw/ crh`tai  dove piede è parola chiave poiché richiama il nome Edipo è stato tradotto malamente “dove non può muovere un passo”. Grave insensibilità estetica e linguistica
 
La gara benefica per la città,
prego dio di non
interromperla mai;
dio non cesserò mai di averlo patrono".
 
Seconda parte del secondo stasimo dell’Edipo re di Sofocle (vv. 883-910)
Tramontano gli dèi.
 
Seconda strofe. Versi 883-896
Sommario
Tutti gli atei portati a delinquere, i profittatori, gli arroganti, i dissoluti, dovranno essere colpiti dagli strali degli dèi; infatti se le azioni empie e malvagie non vengono  punite esemplarmente, che senso ha la stessa rappresentazione sacra della tragedia?
 
"E se qualcuno incede
sprezzante nei gesti o nelle parole,
senza timore di Giustizia, senza
onorare le sedi degli dèi,
 cattivo lo colga il destino
per lo sciagurato sfoggio,
 se il guadagno non guadagnerà con giustizia[1]
e non si escluderà dai fatti empi
o stringerà come un matto le cose intoccabili.
Quale uomo ancora una volta in tale empietà
terrà lontani
gli strali degli dèi stornandoli dalla sua vita?
Se infatti tali azioni sono onorate
perché devo eseguire la danza sacra?
 
Seconda antistrofe. Versi 897-910
Sommario
Il coro teme che i luoghi più santi e venerati della Grecia verranno sconsacrati e la religione olimpica diverrà un cadavere, se la condanna  della miscredenza non sarà accolta e condivisa da tutti gli uomini. A Zeus non può sfuggire questo. Infatti quando i mortali bestemmiano gli oracoli impunemente, sparisce Apollo e tramontano gli dei.
 
“Non mi recherò più all'intangibile
ombelico della terra a pregare
né al tempio di Abae
né a Olimpia
se queste parole indicate a dito
non andranno bene a tutti i mortali.
Ma, o potente, se davvero è retta la tua fama,
Zeus signore del tutto, non sfugga questo a te
e al tuo dominio immortale in eterno.
Infatti già estirpano
gli antichi vaticini su Laio consunti
e in nessun luogo Apollo
risplende per gli onori:
e tramontano gli dei (vv. 897-910).
 
e[rrei de; ta; qei`a  è stato tradotto non bene “sta morendo il potere degli dèi”.
Ho preso solo questi tre appunti ma anche in altri passi la traduzione non funzionava, cioè non rendeva bene, non rispettava il testo di Sofocle.
 
Pesaro 31 luglio 2022 ore 9,43.
Il sole da domani non calerà più sul mare e tramonta l’estate e[rrei de; to; qevro~ . Ma questa tornerà.
 
giovanni ghiselli


[1] Cfr. Solone,  fr. 1 D. vv.7-8: "crhvmata d j imeivrw me;n e[cein, ajdivkw" de; pepa'sqai oujk ejqevlw,;J le ricchezze desidero averle, ma acquistarle senza giustizia non voglio.

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