martedì 8 ottobre 2024

Ifigenia CLXXI. Il ritorno a Bologna. La desolazione. Invece del Fandango una marcia per il fango.


 

Dopo cena gli altri ballavano. Ifigenia li osservava e commentava malevolmente. Eravamo entrambi a disagio per la vicinanza dell’una con l’altro. Coppia sciagurata, male assortita.


Mille volte meglio la solitudine a vita che un accoppiamentio siffatto. Quella notte imparai la lezione che conduce a una vita da anacoreta. Splendido o sordido secondo i momenti. Non rifiuterò altre relazioni in seguito ma le affronterò con cautela ognora più vigile  e riserva mentale sempre maggiore. Cercherò  donne non sposabili o perché già sposate o per altre ragioni.

Niente mi toglierà più dalla testa che il matrimonio per me sarebbe stata la gara più dura e disastrosa, il fidanzamento la più ridicola e assurda.

Corteggiare, parlare, fare l’amore, perfino volersi bene e aiutarsi, se era possibile, però ammogliarmi mai: meglio morire piuttosto.

 

Siamo arrivati al 1981. Restammo là fino alle due, quindi le dissi che se voleva, si poteva partire.

Entrato nella bianca Volkswagen e acceso il motore, notai che gli ultimi due numeri del contachilometri erano 1 e 7.

 “Diciassette porta sfortuna a chi?” mi domandai.

“A chi se la merita, non a me. Questo rispondo. Non finiremo insieme quest’anno della salvezza. Inizierò a scrivere la storia politica della mia vita e di quella europea. Mi salverò così”

 

In giugno ella cercò di ripetere con un attore famoso la parte che aveva provato con me e avrebbe ripetuto con altri, sempre con scarso successo.

L’avevo aiutata nel suo debutto quale docente supplente. Ma questo non le era bastato. Vero è che allora posavo a esteta e seduttore però non mi mancava del tutto una coscienza etica.

L’avevo manifestata con Helena finnica la notte che l’aiutai a non soffrire chiedendole scusa per una mia leggerezza troncata appena iniziata.

La donna bella e fine mi contraccambiò con il suo comportamento dallo stile non plebeo, cioè non affettato bensì naturale.

Gli uomini di successo che Ifigenia avrebbe cercato di utilizzare l’avrebbero usata senza darle quanto agognava.

Il successo senza morale è schifezza, una porcheria che, come fa la pubblicità e pure Circe, trasforma gli uomini in porci: hJ suw`n morfwvtria la chiama Cassandra nelle Troiane di Euripide (v. 437 se volete vedere il contesto).

Perché tante citazioni? Perché chi scrive deve dare voce non solo a se stesso ma anche alla cultura europea.

Desiderio di umanesimo e di umanità.

La cultura, la politica, perfino lo sport senza umanità è porcheria.

Percorremmo la valle Seriana all’ingiù, infilammo l’autostrada e tornammo a Bologna. Durante il viaggio, per non addormentarmi, ogni tanto interrompevo il silenzio e il suo sonnecchiare. Le domandai se avesse perduto ogni fiducia nel nostro rapporto.

Rispose che aveva perduto soltanto l’occasione di andare in discoteca tra gente simpatica divertendosi certamente più che in quel mortorio di Bratto.

Moribunda mulier” sei tu, pensai.

“Del resto-aggiunse cinicamente, e sfacciatamente dopo tale serata- se il patto di Capodanno ha valore e restiamo insieme per sempre, forse vale la pena di fare sacrifici anche pesanti come questo che mi hai imposto”

“Questa tira a farsi sposare per darmi la fregatura più grande di tutte, mortale”, pensai

 Poi risposi: “ieri abbiamo giurato”. Senza dire che cosa.

Invece aggiunsi: “Adesso però ci metto una nota: ti avverto che non sopporterò più la tua maleducazione nei confronti delle persone a me care come Margherita e Fulvio”. Ammise di essere stata poco gentile in certe circostanze dove l’avevo inserita e non si trovava a suo agio.

La portai a casa sua e finalmente andai a letto. Mi domandai quanto potesse durare ancora un rapporto tanto sciagurato, falso e penoso.

“Finché ci sarà qualche utile da trarne da parte di entrambi, fino a quando il profitto prevarrà sulla perdita E’ sicuramente finita la fase dell’amore gratuito e bello. La scena di questo patto di amore eterno, aeternum hoc sanctae foedus amicitiae, è soltanto una delle sue commedie. L’ha recitata per prendere tempo, per vedere la mia reazione e capire che cosa può ricavare ancora dal mostro rapporto.

Probabilmente  ha pensato. “matrimonio, divorzio, alimenti. Di sicuro aveva buttato per terra ogni sentimento buono verso di me e l’aveva calpestato con ira e disprezzo.

“Molto meglio perderla che averla trovata et saepe desperatio spei causa est”, mi consolai.

 

Pesaro 8 ottobre  2024 ore 16, 13 giovanni ghiselli 

p. s.

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