martedì 8 ottobre 2024

Ifigenia CLXXII. Il gennaio del 1981. Il progetto del romanzo.


 

 

Nel primo mese del nuovo anno Desdemona sembrava avere

ritrovato fiducia in me e nel nostro dramma, La scuola corrotta ,

tanto che due volte la settimana preparava alcuni studenti prescelti

a recitarlo, e lo faceva con energia efficace. La osservavo pieno di

ammirazione mentre insegnava il mestiere che lei

stessa voleva imparare.

Quelle sere pensavo che sarei tornato ad amarla come una volta;

eppure sentivo che quanto di brutto era accaduto tra noi,

 aveva sconciato senza rimedio la nostra intesa antica, fatata,

per cui facevamo l'amore innumerevoli volte, dovunque: anche in

mezzo ai cespugli spinosi, come gli uccelli.

Ebbene, tale fusione o versamento dell'uno nell'altra, oramai si era

guastato per sempre: era diventato una miscela inquinata,

una porcheria, un fango pieno di mostri.

"Se la conoscessi adesso, farei salti mortali per conquistarla", mi

dicevo scrutandola, ma, sapendo che i miei sentimenti non erano

contraccambiati, non glieli manifestavo. Soffrivo, siccome lei non

mi gradiva, tuttavia mi consolavo con il pensiero che fino a quando

avevamo uno scopo comune, c'era pur sempre qualche cosa di

vivo tra noi.

Per qualche tempo non parlammo del nostro rapporto, ed

evitammo gli scontri, le menzogne, gli scoppi dell'angoscia.

In febbraio però le difficoltà e i contrasti vennero fuori di nuovo.

I miei ex alunni delle classi liceali, dopo avere ricevuto riprovazioni e minacce, non se la sentirono più di venire alle lezioni: così ci mancarono

gli attori.

Cercammo di sostituirli con alcuni allievi della sua scuola di recitazione

ma non era agevole: ogni volta bisognava insistere molto, e mancava sempre qualcuno.

Ifigenia cominciò a diradare le sue lezioni, e, verso la fine di

gennaio, ai pochi rimasti volonterosi di recitare, disse  che nel

1981 la tragedia non si poteva rappresentare. Bisognava aspettare

che cambiassero i gusti della massa: che corrompere ed essere

corrotti passasse di moda . Così cadde il nostro penultimo scopo

comune; restava solo il suo esame da aspirante attrice  per il quale

continuavamo a studiare entrambi.

Dopo il nuovo fallimento , pensai che fosse

impossibile risollevare il nostro amore, sia con parole dette o

scritte anche divinamente, sia con azioni

compiute pur eroicamente: Ifigenia aveva annientato la sua l'ammirazione per me, e nessuna mia impresa egregia, o lezione forbita, forse

nemmeno un capolavoro, avrebbe potuto risuscitarmi nell'anima

sua.

Ora so che la brama del successo le trafiggeva le ossa.

Restava al mio fianco solo per assuefazione e convenienza: in

luglio doveva superare la prova per la quale sapevo darle suggerimenti lezioni utili. In fondo anche noi professori dobbiamo saper recitare magistralmente per  attirare l’attenzione.  Perciò colei  avrebbe fatto sesso con me fino all'esame , e forse, siccome le abitudini sono tenaci, anche dopo per qualche tempo, ossia fino a quando non avesse trovato altri

più convenienti.

Il nostro rapporto, caduto in una  buca di melma e  sassi acuti, si era rotto e sporcato tanto, che niente aveva la forza di rimetterlo in piedi com'era una volta.

Però potevo farlo rivivere tutto in una grande opera che

consegnasse alla memoria dell'umanità il ricordo delle nostre

gesta, dall'incontro dell' ottobre del '78 allo schianto finale, oramai

certamente vicino.

Affinché quei fatti grandi e meravigliosi, con il passare del tempo

non divenissero oscuri 1.

Intorno alla storia conduttrice e centrale, ne avrei raccontate

altre preliminari alla maggiore: avrei creato il mito della finnica

bruna, biancovestita, Helena , che nell'estate del '71 prefigurò Ifigenia almeno nell’aspetto seppure più elegante e fine; la favoladi Päivi ,  la donna fulva con occhiali  e l’aria intellettuale che nel '74 mi motivò per sempre a studiare mentre aspettava un figlio da me: l'unico che abbia mai concepito con il corpo, eppure senza lasciargli la possibilità di nascere, per cui non mi sarebbe stato più consentito di mettere al mondo al mondo una creatura di carne e di sangue .

Ma la grande opera d'arte ne avrebbe fatte le veci, dando alla luce

tante situazioni e persone, reali più dei loro stessi modelli.

Tutte ci sarebbero entrate le femmine umane che mi avevano fatto

sentire la vita: consanguinee, compagne di scuola, alunne,

colleghe, e ciascuna sarebbe diventata più essenziale e reale che nella sua

esistenza contigente e mortale.

Nota 1

Cfr. Erodoto, Storie, Proemio.

 

Pesaro 8 ottobre 2024 ore 17 giovanni ghiselli

 

p. s.

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