venerdì 4 ottobre 2024

Pindaro Nemea X.

Oggi 4 ottobre dalle 19 presenterò alcuni miti in Pindaro e in Platone.

 

Questa parte conclusiva riguarda la Nemea X del vate tebano.

A chi volesse chiederlo manderò l’intero percorso.

 

 

Pindaro Nemea X. Il mito dei Dioscùri Castore e Polluce.

 

Strofe II

 

Angusta è la mia bocca  -bracuv moi stoma- per narrare

Tutte  le  nobili glorie di quante il recinto sacro- tevmeno~- di Argo

ha parte: è grave

 affrontare da affrontare

La sazietà degli uomini- e[sti kovro~ ajnqrwvpwn baru;~ ajntiavsai-

 

tevmeno~: Nella Pitica II Siracusa è definita tevmeno~   [Areo~ recinto sacro di Ares

 

 

Ma tu desta comunque la lira delle belle corde- eu[cordon luvran-

e prenditi cura delle lotte: l’agone duro

spinge il popolo al sacrificio di buoi

per Era. E al giudizio delle gare

lo-cioè il popolo che applaude- muove Teèo il figlio di Ulia: là vincendo due volte

Teèo ottenne l’oblio -lavqan- delle  fatiche favorevoli eujfrovnwn  povnwn.

 

Delle fatiche favorevoli si dimentica facilmente lo spossamento  ricordando la gioia che ci ha procurato il successo conseguito attraverso gli sforzi

 

 

Antistrofe II

Anche a Pito un giorno egli vinse

l’ellenica schiera, giunto con sorte benigna tuvca/ -vox media- te molwvn-

e sull’Istmo e a Nemea conquistò la corona

e alle Muse diede da arare

tre volte ottenendo il successo alle porte del mare- Corinto-

e tre sulla sacra pianura nella norma di Adrasto- Nemea nell’Argolide-

 

Vengono ricordate altre vittorie di questo atleta, Teèo, negli agoni panellenici: a Delfi, a Corinto-la città dai due mari- bimarisve Corinthi di Orazio (Carm, I, 7, 2)   sull’Istmo, a Nemea.

Nella Nemea VI i poeti vengono chiamati: “aratori, coltivatori delle Pieridi”(.32)

 E’ una metafora agraria e pure sessuale: chi ara semina anche, e i poeti mettono incinte le Muse che poi partoriscono i loro figlioli: le poesie.

La giovane donna amata  che rimase  incinta nel 1974 non partorì la bambina che aspettava, messa incinta durante un coitus interruptus ma il seme era impavido. Dovetti sostituirla io come Musa gravida dando alla luce la nostra storia.

 

Zeus padre, le cose che egli –l’atleta- desidera nell’animo, la bocca le

tace; ma ogni compimento delle opere è in te, pa;v de; tevlo~ ejn tin (dorico per soi)  e[rgwn

ed egli non chiede un favore con temerarietà  prosfevrwn tovlman

 senza che il cuore  ne soffra.

 

  

 

 Epodo II

Canto cose note al dio- gnwvt  j ajeivdw qew`/ - e le conosce chi gareggia

 per le vette delle gare: Pisa- Olimpia- ha quella suprema

istituzione di Eracle.  Dolci canti  celebrarono  Teèo

due volte come preludio nelle feste ateniesi,

- allude alle grandi Panatenaiche celebrate ogni 4 anni in luglio in onore di Atena poliade-

il frutto dell’olivo giunse in terra cotta nel fuoco

al popolo prode di Era nei fianchi istoriati dei vasi.

 

Semplificando: I premi vinti da Teèo in altre regioni  erano costituiti da ceramiche decorate e orci pieni di olio e vennero portati ad Argo da altre regioni dove l’atleta aveva vinto-

 

 

 

.

Pindaro Nemea X

 

Strofe III

Segue spesso, o Teèo, la stirpe illustre dei vostri

avi materni l’onore agonale

con le Grazie e con i Tindaridi

 

I Tindaridi sono Castore, figlio di Leda e Tindaro, e Polluce figlio di Leda e Zeus.  infatti questi fratellastri sono chiamati anche Dioscuri- figli di Zeus.

 

Se fossi congiunto di Trasiclo e Antia –cioè del gevno~ di Teèo,-

sarei ritenuto degno di non nascondere in Argo la  luce - -

degli occhi- favo~ ojmmavtwn-. Per quante vittorie fiorì, questa città-Argo-

di Preto nutrice di cavalli nella valli di Corinto- nei giochi Istmici-

e presso i giudici di Cleone!

 

Trasiclo e Antia sono due antenati di Teèo. Le gare nelle valli di Corinto sono le Istmiche

Cleone è la città che gestiva i giochi Nemei prima che passassero sotto la giurisdizione di Corinto e Argo.

Preto in seguito a una contesa con il fratello Acrisio lasciò Argo e andò  prima in Licia poi  Tirinto, tuttavia nella tradizione è detto spesso re degli Argivi (cfr. Iliade, VI, 158-159). Preto, gemello di Acrisio, aveva come moglie Stenebea chiamata anche Antea. Costei calunniò Bellerofonte come fecero Fedra con Ippolito e la moglie di Putifarre con Giuseppe. Allora Preto scrisse al padre di Stenebea Iobate, di uccidere Bellerofonte. Ma questi con Pegaso se la cavò. Come Giuseppe, non come Ippolito.

  

 

Antistrofe 3

Quattro volte da Sicione- nel golfo di Corinto- tornarono coperti d’argento

con coppe di vino-gli Argivi-

e da Pellene-sempre golfo di Corinto- ammantate le spalle da morbide lane.

Ma non è possibile calcolare

Il bronzo infinito – troppo tempo per fare i conti-

che Clitore e Tegea  e le alte città degli Achei

e il monte Liceo  presso lo stadio di Zeus

posero in palio per la corsa

da vincere con forza di piedi e di mani -su;n podw`n ceirw`n te nika`sai sqevnei-

 

Sicione è sul golfo di Corinto, Pellene pure è sul golfo, più a est  di Xylocastro, Clitore e Tegea sono interne, in Arcadia e pure il monte Liceo.

Dunque gli Argivi hanno vonto parecchie gare Istmiche e Nemèe, gare peloponnesiache-

 

Il Peloponneso per chi volesse fare un giro in Grecia, è la parte più autentica dell’Ellade. Oltre la meraviglia di Olimpia che è uno dei luoghi più belli del mondo con un museo meraviglioso, e la suggestione di Micene, e il teatro di Epidauro dove si svolge un festival simile a quello siracusano,  meno conosciuto è un  bellissimo tempio dorico (V secolo) dedicato ad Apollo Epicurio, alto tra i monti della Messenia.

Apollo aveva  aiutato-ejpikourevw= aiuto-   la zona montuosa salvandola dalla pestilenza

Un altro aspetto che mi attira dell’isola di Pelope è la quasi totale assenza di turisti stranieri.

Ho nominatio Xylocastro perché il centro  è una piazzetta con tavoli all’aperto dove i Greci adulti mangiano e bevono dalle 10 di sera fin oltre mezzanotte e tante bambine giocano liete con molti bambini felici. Ci si allieta a guardarli.

 

 

Epodo III

Castore e il fratello Polideuce  giunsero  ospiti da Pamfae- un antenato di Teèo argivo-

E non è meraviglia che sia connaturata in loro  buoni atleti la stirpe:-ouj qau`ma sfisin ejggene;~ e[mmen j  ajeqlhtai`~ ajgaqoi`sin- poiché

custodi di Sparta dalle ampie contrade

essi- i Dioscuri-  si occupano della florida sorte degli agoni con  Hermes ed Eracle

prendendosi cura di uomini giusti.

Certo è fida la stirpe degli dèi- qew`n pisto;n gevno~-

 

Pamfae è un antenato di Tèeo

Euripide nelle Baccanti-882-888- fa cantare al coro nel III stasimo:

“Si muove lentamente, ma comunque

è sicura la forza

divina: - “oJrma`tai movli~, ajll j  {omw~

pisto;n to; qei`on

corregge tra i mortali- ajpeuquvnei brotw`n -

quelli che onorano la stoltezza

e con folle opinione

 non glorificano la potenza degli dèi”

Cfr. I ritardi della giustizia divina di Plutarco.

 

 

 Pindaro Nemea X.  Quarta triade strofica

 

Strofe IV

Scambiandosi  con vece alterna la vita

Passano un giorno presso il loro padre

Zeus, l’altro nelle profondità della terra

nelle valli di Terapie

 

Presso Sparta, un luogo di culto dei Dioscuri-cfr. qerapeuvw-

 

compiendo sorte uguale- povtmon ajmpivplante~ ojmoi`on-:ajnapivmplhmi- poiché

questa vita per sempre scelse Polideuce, piuttosto che essere completamente dio e abitare in cielo

quando Castore combattendo moriva.

 

Omero scrive: “a vicenda a[llote vivono un giorno per uno, a vicenda a[llote muoiono”  (Odissea, XI, 303)

 

Lo  ferì Ida, adirato in modo particolare per i buoi,-  [I da~ e[trwsen bousivn pw~ colwqeiv~- covlo~ significa rabbia, bile

con la punta dell’asta di bronzo.

 

I Dioscuri fecero razzia di buoi con i cugini Ida e Linceo figli di Afareo, i quali se li tennero tutti. I Dioscuri reagirono e ci fu guerra tra loro.

 

Antistrofe IV

Dal Taigeto  aguzzando lo sguardo

Linceo  vide Castore seduto sul tronco

di una quercia

Di quello tra tutti i terrestri

Lo sguardo era il più acuto-ojxuvtaton o[mma-

 

Il nome Lugkeuv~ è connesso a quello della lince- luvgx-  felino dalla vista acutissima.

 

Con piedi veloci arrivarono subito gli Afaretìdi –i figli di Afareo-

E velocemente meditarono un’azione enorme- mevga e[rgon-

-Ferirono Castore a morte-

E subirono una reazione tremenda-pavqon deinovn- per mano di Zeus:

subito infatti giunse il figlio di Leda-Polluce-  che li inseguiva;

ma quelli rimasero fermi contro di lui presso la tomba del padre-Afareo-

 

Epodo IV

Divelta di là una statua di Ade, pietra levigata,

Ida e Linceo-la scagliarono sul petto di Polluce

ma non lo schiacciarono

né lo respinsero: avventatosi con il giavellotto veloce ,

Polluce spinse il bronzo nei fianchi di Linceo.

Zeus avventò contro Ida un fulmine di fuoco fumante

Insieme bruciarono nella solitudine- ejkaivont ejrh`moi-

“E’ una gara dura per gli uomini scontrarsi con i più forti- calepa; e[ri~ ojmilei`n kressovnwn.

 

Commento

Più forte di tutti è il destino, l’ordine cosmico.

Nel Prometeo incatenato il Titano tormentato si consola dicendo che nemmeno Zeus "potrebbe in alcun modo sfuggire alla parte che gli ha dato il destino (th;n peprwmevnhn)"(v. 518).

.

 

 

Pindaro Nemea X  Ultima triade strofica.

 

Strofe V

Subito il Tindaride tornò -Polluce

dal forte fratello -Castore

e  lo trovò non ancora morto,

bensì mentre  rabbrividiva rantolando con l’ultimo fiato.

Versando lacrime calde con gemiti

levò la voce: “Padre Cronide, quale sarà la fine

delle pene? Anche per me, signore,

assegna la morte con questo.

L’onore si allontana dall’uomo

privato dei suoi cari:

pochi  mortali nella sofferenza restano fedeli

 

Antistrofe V

a condvidere la pena-kamavtou mevta lambavnein-. Così

parlò; Zeus gli andò davanti - antivo~ h[luqh-

e pronunciò queste parole: “Sei mio figlio,

ma poi  accostatosi a tua madre-Leda- l’eroe suo sposo- Tindaro-

stillò seme mortale- spevrma qnato;n stavxen- stavzw- goccio- stagwvn e stalagmov~  goccia- stalagmite-,costui; ma, avanti,

tra queste possibilità ti concedo la scelta:

se fuggendo la morte

e la vecchiaia odiosa-cfr. le due Kere di Mimnermo- Vecchiaia e morte- kh`re~ ajnaplavkhtoi dell’Edipo re 472  sciagure destinate e infallibili.

tu vuoi abitare l’Olimpo con me

e con Atena e Ares dalla nera lancia

 

Epodo V

puoi avere questa sorte; se invece per tuo fratello

lotti e pensi di condividere l’uguaglianza in ogni cosa,

metà tempo puoi respirare stando sotto terra

e metà nelle dimore d’oro del cielo.

A queste parole non pose doppio consiglio nella mente,-Polinice-

ma sciolse-ejluvsen- liberò dalla morte-  gli occhi, poi la voce di Castore

dalla cintura di bronzo”.

 

Questo mito torna in vari autori tra cui Teocrito (Dioscuri, 22) che non segue sempre la narrazione pindarica praticando la oppositio in imitando. 

Per esempio il casus belli in Teocrito non è il furto dei buoi bensì il rapimento  da parte dei Dioscuri (137- 140).

delle figlie di Leucippo fidanzate dei figli di Afareo.

 

Nelle Argonautiche di Apollonio Rodio, Polluce batte nel pugilato e uccide Amico re dei Bebrici in Bitinia (II libro)

 

Nei Fasti di Ovidio

Belle sono le parole di Polluce che prega Giove di dare a Castore metà della propria natura immortale.

“ ‘Iamque tibi, Pollux, caelum sublime patebat,

cum mea-dixisti- percipe verba pater:

quod mihi das uni caelum , partire duobus:

dimidium toto munere maius erit’ ”

dixit et alterna fratrem statione redemit  (V, 715-719)

E a te ormai Polluce, si apriva il cielo sublime,

quando dicesti: “ascolta le mie parole, padre:

il cielo che dai a me solo dividilo tra due:

la metà per me sarà più grande del dono intero”

Disse e riscattò il fratello con questo alternarsi nel luogo di sosta.

Entrambi i Dioscuri sono stelle che aiutano i naviganti in pericolo.

Concludo ricordando che i Dioscuri sciolgono i nodi dell’intreccio della tragedia Elena apparendo quale coppia di fratelli e dei ex machina alla fine del dramma di Euripide.

I Dioscuri si rivolgono a Teoclimeno il e d’Egitto che avrebbe voluto sposare Elena e vorrebbe punire la propria sorella Teonoe che ha lasciato fuggire l’ospite con Menelao sopraggiunto dopo la guerra di Troia.

I fratelli dicono che questo rientro della sposa rimasta fedele al marito è voluto dagli dèi i quali hanno decretato la beatificazione dei due sposi.

Tutto è così sistemato e  questi sono i due versi conclusivi del discorso dei Dioscuri:

“ gli dèi non odiano chi è nobile d’animo- tou;~ eujgenei`~ ga;r ouj stugou`sin daivmone~-

ma essi hanno più pene di quanti non contano niente-tw`n d’ ajnariqmhvtwn ma`llon eijsin oi; povnoi- (vv. 1678- 1679)

 

Cfr. La storia di Giobbe.

 

E il Cimbelino di Shakespeare

V 4, 99-103: “Be not with mortal accidents opprest;/No care of yours it is; You know ‘tis ours./Whom best I love I cross; to make my gift,/The more delay’d, delighted. Be content;/Your low-laid son our godhead will uplift”.

 

 

Pesaro 4 ottobre settembre 2024 ore 10, 11 giovanni ghiselli

p. s

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