La confusione e il segreto di Stato (arcana rei publicae)
Servo I aggiunge che Paflagone esporta fuori merci proibite a[rton kai; kreva" kai; tevmaco", pane carne, e pesce salato. Roba di cui Pericle non fu mai reputato degno (282-283).
Probabilmente era parco come sarà Augusto il quale dava un esempio di frugalità mangiando secundarium panem et pisciculos minutos et caseum bubulum manu pressum et ficos virides ( Augusti Vita, 76), pane ordinario, pesciolini, cacio vaccino premuto a mano, e fichi freschi.
I due rivali si minacciano beceramente gridando insulti e minacce.
Per esempio: Paflagone diaforhvsw, ti farò a pezzi se grugnirai qualcosa ei[ ti gruvxei" (294)
Salsicciaio: ti coprirò di merda se parlerai-koproforhvsw s j eij lalhvsei" (295).
Agone I 303-460
Il Coro aggredisce Cleone: lo chiama borborotavraxi (307).
Il male è sempre la confusione.
Più avanti è il Salsicciaio rinnova questo epiteto dicendo a Paflagone: tu fai come i pescatori di anguille, i quali le acchiappano, solo se mettono sottosopra il fango: “kai; su; lambavnei", h]n th;n povlin taravtth/" (v. 867), anche tu arraffi, se scompigli la città.
La confusione e i segreti di Stato (arcana rei publicae)
Quello della confusione è un tema ricorrente nella Medea di Seneca. La navigazione ha unito, confondendo, parti del mondo che doveva restare separate e distinte.
Così si sono guastati i candida…saecula (Medea, 329) dei padri. "Bene dissaepti foedera mundi/ traxit in unum Thessala pinus,/iussitque pati verbera pontum/partemque metus fieri nostri/mare sepositum" ( Medea, vv. 335-339), la nave tessala unificò le parti del cosmo ben separate da un recinto di leggi, e ordinò che il ponto patisse le frustate dei remi; e che il mare lontano divenisse parte della nostra paura.
Il rischio è quello del ritorno al magma indifferenziato del caos. Infatti “il pretium huius cursus [1], il risultato del caos cosmico provocato dalla prima nave è Medea, emblema del caos etico "[2]. Il mondo pervius ha aperto la via alla "confusion delle persone"[3]
E' la stessa u{bri" di Serse il quale tentò di trattenere con vincoli la sacra corrente dell'Ellesponto e di unificare ciò che deve restare diviso ( Eschilo, Persiani, vv. 745-750).
Questo discorso viene richiamato, nelle Storie di Erodoto, da Temistocle il quale, dopo la vittoria sui Persiani, afferma:"Poiché questa impresa non l'abbiamo compiuta noi, ma gli dèi e gli eroi i quali non permisero che un uomo solo, per giunta empio e temerario, regnasse sull'Asia e sull'Europa, uno che teneva in egual conto le cose sacre e profane, incendiando e abbattendo i simulacri degli dèi, uno che fece frustare e incatenare anche il mare"(VIII, 109)[4].
Un atto disperato compiuto da chi voleva congiungere entità che non possono esserlo (sunavyai ajduvnata[5]): culture, abitudini, norme, di popoli diversi, o anche soltanto i caratteri di due persone incompatibili.
Nelle Anime morte di Gogol’ (1842) un farabutto suggerisce di confondere le idee per rendere impossibile il compito di fare giustizia: “Confondere, confondere: e nient’altro…introdurre nel caso nuovi elementi estranei, che coinvolgano altri, complicare e nient’altro. E che si raccapezzi pure il funzionario pietroburghese incaricato. Che si raccapezzi…Mi creda, appena la situazione diventa critica, la prima cosa è confondere. Si può confondere, aggrovigliare tutto così bene che nessuno ci capirà nulla” (p. 375).
Ancora a proposito di confusione, K. Marx, commenta Shakespeare[6] scrivendo che nel denaro il grande drammaturgo inglese rileva:"la divinità visibile, la trasformazione di tutte le caratteristiche umane e naturali nel loro contrario, la confusione universale e l'universale rovesciamento delle cose"[7].
Con la copertura del segreto di Stato è stato confuso gran parte del popolo italiano. Ora dicono che lo toglieranno. Dovranno scusarsi con quanti non hanno creduto alle montature organizzate per nascondere la verità e hanno capito e scritto e detto che nelle stragi erano entrate le mani di pezzi dello Stato diventate cruente. Pasolini è stato ucciso per avere fatto questa denuncia.
La confusione è sempre stata la nebbia che nasconde i moventi, le cause e i promotori dei crimini.
Negli ultimi tempi la confusione massima oscura i significati delle parole prive di chiarezza, ordine sintattico, completezza.
Si ricorre al balbettamento, all’acronimo, all’inglese fatto di sigle e mal pronunciato per togliere lucidità alle parole. Il segreto di Stato può essere tolto, tanto quello che è stato nascosto verrà raccontato in maniera incomprensibile per i più.
Ma torniamo al primo agone dei Cavalieri
Il Coro accusa Paflagone di avere sconvolto la città intera, di avere assordato Atene con le sue grida- ta;" j Aqhvna" ejkkekwfwka" bow`n-311.
Attualizzo questa accusa ricordando a chi mi legge il rumore delle discoteche, delle motociclette, degli appartementi ristrutturati per mesi e mesi nei condomìni.
Il rumore ostacola la lettura, lo studio, il pensiero, la pace e viene prodotto in quantità sempre maggiore poprio per questo. L’inquinamento acustico è forse il più dannoso ma nessuno lo denuncia
Pesaro 3 agosto 2021 ore 17, 34
giovanni ghiselli
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[1] Cfr. Medea di Seneca, vv. 360-361 (n.d.r.)
[2]G. Biondi, Il mito argonautico nella Medea. Lo stile 'filosofico' del drammatico Seneca, "Dioniso" 1981, p. 428-429 e 435. G. Biondi, ibid., p. 435.
[3] “Sempre la confusion delle persone/principio fu del mal della cittade” ( Paradiso , XVI, 67-68).
[4] Proust ricorda questo episodio in La prigioniera e lo applica al suo sermo amatorius:" Eppure, non mi rendevo conto che già da un pezzo avrei dovuto staccarmi da Albertine, giacché era entrata per me in quel periodo miserando nel quale un essere disseminato nel tempo e nello spazio non è più per noi una donna, ma una serie di eventi sui quali non possiamo far nessuna luce, una serie di problemi insolubili, un mare che, come Serse, cerchiamo inutilmente di fustigare per punirlo di tutto quello che ha ingoiato” (p. 103).
[5] Cfr. Aristotele, Poetica 1458a.
[6] Il quale nel Timone d'Atene chiama l'oro "comune bagascia del genere umano"; l'universale mezzana che "profuma e imbalsama come un dì di Aprile quello che un ospedale di ulcerosi respingerebbe con nausea" (IV, 3)
[7] Manoscritti economico-filosofici del 1844, p. 154.
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